Il direttore Giona A. Nazzaro ci racconta il Pardo d'onore Manor al regista di 'Animal House', 'Una poltrona per due' e 'The Blues Brothers'
Manca poco più di un mese all’inizio di Locarno 74: il 4 agosto vedremo i film dell’edizione 2021 del festival, la prima diretta da Giona A. Nazzaro che vive questo avvicinamento «con filosofia, un giorno per volta». E oggi è il giorno di John Landis che il 13 agosto riceverà il Pardo d’onore Manor. Il regista di ‘Animal House’, ‘The Blues Brothers’, ‘Un lupo mannaro americano a Londra’, oltre che del videoclip ‘Thriller’ di Michael Jackson incontrerà il pubblico del festival il 14 agosto.
«Una risata può essere politica tanto quanto un’indignazione» ci spiega il direttore artistico del festival, pensando in particolare a ‘Animal House’ che sarà proiettato in Piazza Grande il 13. «Condividere tutti insieme la visione di quel film, ridere per come vengono messi alla berlina i futuri nixoniani sarà anche un ridere delle persone simili che oggi ci vediamo intorno, ma con uno spirito di festa, non acrimonioso, non partigiano ma collettivo, popolare, gioioso». O ancora ‘Spie come noi’ del 1985, «uno dei film chiave per capire cosa non andava nella politica statunitense, un film per ridere, per scherzare ma anche un film ferocissimo che avrebbe potuto fare Altman in un altro tempo».
Il cinema di John Landis, prosegue il direttore artistico, ci porta alla nuova Hollywood, al rinnovamento del cinema americano tra gli anni Settanta e l’inizio anni Ottanta «prima che gli studios riprendessero il potere produttivo e decisionale». In questo particolare momento «Landis ha introdotto una nuova energia che veniva fuori dall’intersecarsi di vari aspetti della sua storia: la sua profonda cinefilia, il suo essere un figlio del ’68, il suo aver iniziato a fare cinema dai gradini più bassi dell’industria, da persona che si occupava della corrispondenza a stuntman». Un’energia «affettuosa e anarchica, politica e cinefila, visionaria e creativa che ha portato a una serie di film che hanno segnato profondamente un’epoca. Landis è sempre stato estremamente critico nei confronti della politica, è un cineasta che ha detto “anche se siete sovrappeso come John Belushi siete le persone più belle del mondo”, che ha creato alcuni dei personaggi femminili più iconici e forti, che ha sempre messo in discussione i sistemi di potere. John Landis è quel tipo di cinema colto ma popolare, politico ma accessibile, divertente ma profondo che è un po’ l’idea di quello che mi piacerebbe fare a Locarno».
Abbiamo parlato della Nuova Hollywood: che cosa è cambiato? «Non lo so. Quello che posso dire è che persone come John Carpenter, John Landis, Joe Dante eccetera sono cresciuti in una unicità: la maggior parte di loro veniva dalla scuola di Corman, persone alle quali piacciono i cartoni animati e la musica rock, il cinema classico e quello di serie B e di serie Z, persone che venivano dalle scuole di cinema, conoscevano il cinema europeo, leggevano le riviste di cinema, sapevano chi era Godard ma anche cosa aveva fatto Ed Wood. Erano l’espressione di un sincretismo culturale unico: oggi non è più così, hai gli autori che si occupano di cinema d’autore, i registi di film dell’orrore che si occupano di film dell’orrore, chi fa film catastrofici fa film catastrofici e così via, è tutto molto più settorializzato».
John Landis con la sua curiosità «avrebbe potuto fare un anno un musical, poi l’anno dopo una commedia, poi un film catastrofico e un thriller». Carpenter, invece, «avendo sempre voluto fare dei western di serie B ma non potendoli più fare, ha individuato nell’horror quel genere “basso” che gli avrebbe concesso tutta la libertà di cui ha bisognoper muoversi ed esplorare il cinema». Joe Dante ha all’attivo l’horror ‘L’ululato’ e ‘Looney Tunes: Back in Action’ «e ‘Small Soldiers’, una delle critiche più violente al militarismo statunitense».
Perché pare non esserci più spazio, oggi, per film e registi così? «Questi cineasti erano portatori di un pensiero critico verso la politica che oggi manca: se devo indicare dove trovo un po’ di quella vivacità e di quella posizione critica, direi che l’unico che oggi se la può permettere è Jason Blum con la sua Blumhouse (il produttore di ‘Scappa - Get Out’, ‘Auguri per la tua morte’ e la saga di ‘Purge’, ndr), ma lui fa tantissimi film e non tutti sono riusciti; il discorso politico è inoltre più letterale rispetto alle sfumature e alle arguzie di Landis o Dante».
A Locarno saranno proiettati tre film di John Landis, «ma ne avremmo voluti otto, solo che sarebbe diventata una retrospettiva: abbiamo optato per una scelta un po’ anarchica, con dei film meno noti come ‘Susan's Plan’, ‘The Stupids’ o ‘Un piedipiatti a Beverly Hills III’, un modo per dire che Landis non ha mai smesso di fare film interessanti che però non avrebbero restituito al pubblico il piacere di ritrovare il regista che amano. Parlando con lui abbiamo deciso di lasciar fuori un film super conosciuto come ‘The Blues Brothers’, di tenere dentro ‘Animal House’ perché è ‘Hanimal House’; di dare visibilità a un horror che non fosse ‘Un lupo mannaro americano a Londra’ (avremo ‘Innocent Blood’ del 1992) e di tenerci ‘Una poltrona per due’ che è una delle critiche più precise al determinismo capitalista statunitense».