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Una Bluesmobile in Piazza Grande

Innamorato si ‘Blues Brothers’ di John Landis, l’ingegnere del Cern Erwin Siesling si è procurato una copia fedele della macchina di Elwood e Jake Blues

13 agosto 2021
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Quando si parla di film cult, si intende anche questo: procurarsi una replica fedele della Bluesmobile e, saputo che il regista John Landis sarebbe stato ospite del Locarno film festival, scrivere una mail agli organizzatori e portare in Piazza Grande la mitica auto della polizia usata da Elwood e Jake Blues, con tanto di gigantesco altoparlante posizionato sul tetto. «Ma l’ho aggiunto adesso, non potevo guidare a Ginevra a qui con quello» ci racconta Erwin Siesling. Ingegnere al Cern, Sieling si è procurato la replica della Bluesmobile – «per il film ne hanno utilizzate diverse, ma sono andate tutte distrutte, non ne è rimasta nessuna» – da un meccanico di Cincinnati. «L’ha ricostruita procurandosi tutti i pezzi originali, è proprio come quella del film». Non manca niente, tranne quello che deve mancare, come la seconda ‘d’ del marchio Dodge e l’accendisigari che Jake butta fuori dal finestrino come se fosse un fiammifero. «Ma abbiamo finto di ritrovarlo nel prato in cui l’aveva buttato» ci spiega Siesling, anticipando una delle tappe del viaggio negli Stati Uniti che ha fatto con dei suoi amici per recuperare l’auto.

La precisione filologica che si è mantenuta anche nel passaggio di proprietà, sancito anche con un microfono. «Perché quando Jack esce di prigione e chiede a Elwood dove è la vecchia Bluesmobile, lui gli risponde di averla scambiata con un microfono» ci spiega Siesling mostrando alcune foto del viaggio negli Stati Uniti per procurarsi l’auto. Lui e due suoi amici hanno girato, con completo nero e occhiali da sole, ovviamente, tutti i luoghi del film, dalla strada in cui i due protagonisti vengono fermati dalla polizia per aver bruciato un semaforo – «sono anche andato a quell’incrocio e calcolando bene i tempi sono passato con il giallo come ha fatto Elwood» – al famoso ponte dal quale fanno saltare i nazisti dell’Illinois. C’è anche una foto davanti al Daley Center di Chicago, dove a conclusione dell’inseguimento finale la Bluesmobile viene abbandonata e cade a pezzi. «Ho chiesto all’agente di polizia se potevo lasciare l’auto lì un attimo per fare le foto: mi ha detto che se l’avesse vista mi avrebbe dovuto multare, poi è andato dentro l’edificio per un quarto d’ora lasciandoci fare la foto». Questo viaggio «è stata un’esperienza bellissima, e alla fine ho importato la macchina in Svizzera». La targa, unica differenza con l’originale, è infatti del Canton Ginevra 

Ma come è nata questa passione per il film di John Landis? «Io sono nato in Olanda, in una piccola città di duemila abitanti e negli anni Ottanta per vedere i film si doveva andare al cinema: c’erano solo due canali televisivi, niente internet, niente Dvd e quindi andare al cinema era per noi un’occasione speciale, una festa che i ragazzi di oggi faticano a comprendere». E al cinema arrivò anche ‘Blues Brothers’, «un’esperienza che ha avuto un forte impatto su di me: la musica, John Belushi e Dan Aykroyd che interpretano Jake ed Elwood Blues, lo stile di vita e ovviamente la banda, una grande blues band già conosciuta dai tempi del Saturday Night Live con Steve Cropper alla chitarra, Tommy Malone alla tromba, Tom ‘Bones’ Malone al trombone, Lou Marini al sassofono… blues dal Tennesse a New York metti insieme. E John Belushi è un buon cantante anche se non professionista, e Dan Aykroyd se la cava bene con l’armonica a bocca. Negli anni Ottanta andavano di moda gli Abba e i Bee Gees, il rhythm and blues era un po’ dimenticato e con questo film l’hanno riportato sulla scena».

Colpito profondamente dal film Erwin Siesling ha deciso che un giorno avrebbe posseduto uan Bluesmobile, «ed è un’idea che ho continuato ad avere per la testa, ma non volevo una replica, ne volevo una uguale a quella del film, con “cop motor, cop tires, cop suspensions, cop shocks” eccetera» ha spiegato citando una battuta originale del film cambiata nell’adattamento italiano. Nell’aprile del 2019 il suo sogno si è avverato e adesso l’ha portato a Locarno.