Gjon’s Tears con la bella ‘Tout l'Univers’ canterà sabato per vincere. Ma attenti, un’altra volta (e vale anche per i Maneskin) ai metallari finlandesi...
Partiamo dalla fine e da una certezza: lo svizzero Gjon’s Tears – madre albanese, padre kosovaro – è in finale con ‘Tout l’Univers’. “Ho voluto trasmettere un messaggio di speranza, era importante per noi mantenere la speranza in questo particolare periodo. Non dobbiamo arrenderci e dobbiamo essere forti”. Canta in piedi sopra un tutto che si espande, o dentro un universo che torna a dilatarsi o qualsiasi altra cosa voglia dire la scenografia. Poco importa: ‘Tout l’Univers’ è la migliore canzone svizzera dai tempi del violino di Sebalter.
Ripartiamo dall’inizio. Prima di salire a bordo della nave dei folli, è già europea La2, che trasmette ‘Verso Uefa 2020’, pillole di avvicinamento agli Europei di un anno fa che si giocano quest’anno. Proprio come Eurosong, o Eurofestival (si possono dire tutti e due, sempre che si parli tra confederati o coi cugini italiani, lo ha detto Bertoglio), slittato di un anno e giunto ieri alla seconda semifinale. E prima che l’Europa inizi a cantare, la Uefa ci regala la splendida storia sportiva e umana del danese Kim Vilfort, che nel 1992 vinse da outsider il più bell’Eurovision di sempre, gli Europei di calcio, giocando e segnando nella finale contro la Germania dopo un vieni e vai da casa per stare vicino alla figlia Line, malata di leucemia (fine di ‘Verso Uefa 2020’; inizio di Eurovision Song Contest 2021).
A parte ai francesi (1,4% di share) e ai rumeni (in poco più di 100mila davanti alla tv), Eurosong piace a noi sopravvissuti, ancor di più dopo l’assai triste edizione 2020 autocommemorativa da piazze, palazzetti, studi tv e sale concerto deserte, un silenzio dominato da ‘Fai rumore’, il Diodato vincitore di Sanremo tutto solo nell’Arena di Verona a cantare una specie di bellissimo controsenso. Ma se la Svizzera ha confermato il suo Gjon, con la nuova canzone, Diodato non ci sarà: l’edizione 2021 consentiva alle nazioni di confermare i qualificati all’evento fantasma di un anno fa o cambiare le carte in tavola; e l’Italia, che a Eurosong è un po’ come la Juve in Champions (non vince mai), ha deciso di far valere la regola ‘Chi vince Sanremo fa l’Eurovision’. Forse per calare il poker, ovvero quei quattro splendidi tamarri dei Maneskin, lì per piacere ai metallari del Nord e vincere, finalmente, un trofeo sollevato l’ultima volta nientepopodimeno che da Toto Cutugno con ‘Insieme: 1992’.
Per Sorrisi e Canzoni Tv, organo ufficiale di Sanremo che in questi giorni dedica all’Eurovision ben quattro pagine, i Maneskin sognano un festival da Lordi, leggendario gruppo metal finlandese, quelli che nessun padre vorrebbe che la figlia ci andasse al cinema, band che nel 2006 scaldò i cuori dei metallari (che poi sotto sotto sono tutti dei teneroni) con ‘Hard Rock Hallelujah’, più che una canzone, un’installazione artistica. O un incubo. O una tamarrata. Ma se i Maneskin di ‘Zitti e buoni’ vorranno vincere, dovranno alzare un dito medio più in alto proprio della Finlandia. “Alza un bel dito medio”, cantano i Blind Channel: ‘Dark Side’, il violent pop dei rock-alternativi finlandesi, è la tradizione di chi ama picchiare sui tamburi e alzare gli amplificatori a palla, in un sacrificio metallico di corde vocali. L’Europa e i Maneskin sono avvisati.
C’è ‘Adrenalina’ tra i 3’500 in sala, ed è quella che canta Senhit, bolognese dai colori eritrei sotto l’egida di San Marino insieme al rapper Flo Rida, che dall’alto delle vendite plurimilionarie fa il suo. La Grecia schiera la 20enne Stefania, attrice, youtuber, bimba prodigio: danza con l’uomo invisibile, sale scale invisibili, nel più semplice degli effetti visivi dai tempi di Amanda Lear; la sua ‘Let’s Dance’ non è quella di Bowie, per il quale non c’è effetto speciale che aiuti. Ma i votanti apprezzano. Il vestitino con frangette alla Raffaella Carrà, già visto indosso a Cipro, pare essere un must di questa edizione. La Raffa in questione è la moldava Natalia Gordienko (già ad Eurosong nell’anno dei Lordi), che regala il primo tunz-tunz come si deve della serata intitolato ‘Sugar’. E i votanti apprezzano.
Daði Freyr con i Gagnamagnið, nome permettendo, ci riportano con piacere e forse non troppo casualmente, visto l’abbigliamento, nell’Islanda all’Eurosong ricostruita da Will Ferrell in ‘Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga’, imprescindibile parodia del concorso di cui abbiamo detto e ridetto (non avevamo detto della canzone ‘Husavik’, candidata all’Oscar anche qui non casualmente, in quanto bella). Il frontman, con tre piccoli Sandy Marton alle spalle, canta ‘10 Years’, e l’aria nei capelli è la chicca del primo grazioso, vincente momento simpaticamente, moderatamente kitsch. Le serbe Hurricane, tutte vecchie conoscenze di Eurosong se prese singolarmente, cantano ‘Loco Loco’, secondo momento veramente kitsch, condotto a colpi di messe in piega e movimenti di bacino in un generale abuso di femminilità. Altri ventilatori per la statuaria Anxhela Peristeri in calze contenitive per cantare in albanese ‘Karma’. Pedro Tatanka dei The Black Mamba attacca per il Portogallo la splendida, rilassata, hendrixiana ‘Love Is On My Side’ (prima canzone in mezzo a molti inni pompati all’inverosimile). C’è gloria anche per la stella nascente bulgara Victoria, che canta graziosamente ‘Growing Up Is Getting Old’, ispirata dai suoi affetti più cari.
Restano fuori dai giochi Estonia, Repubblica Ceca, Austria, Polonia, Georgia, Lettonia, Danimarca. Ma nessuno griderà allo scandalo. A Eurovision non c'è il Var. Da Rotterdam è tutto, a voi Bellinzona.