Anita Hugi, direttrice delle Giornate cinematografiche di Soletta: “I critici non sono personal shopper”
Il settore dei media è sempre più sotto pressione. E con esso la critica culturale. Le Giornate cinematografiche di Soletta, la cui 56esima edizione si tiene dal 20 gennaio in forma digitale, lanciano il dibattito sul ruolo della critica cinematografica. In un colloquio con Keystone-ATS, la direttrice Anita Hugi spiega perché le recensioni dei film svizzeri sono essenziali per il settore cinematografico.
Da quando anche nel mondo del giornalismo a contare sono i click, ogni caporedattore deve fare i conti con le richieste dei vertici aziendali che vogliono abolire le tradizionali recensioni culturali, perché non rendono dal punto di vista economico. Gli artisti e gli operatori culturali non possono tuttavia fare a meno di un confronto critico e professionale attraverso i mezzi di comunicazione. La critica riflette e stimola la creazione artistica, spiega Anita Hugi, ex giornalista e direttrice delle Giornate cinematografiche di Soletta dal 2019. "La critica apre nuovi approcci e offre ai cineasti nuovi sguardi sul proprio lavoro". Nuovi punti di vista importanti per riflettere e collocarsi in un ambiente in rapido cambiamento. Per Anita Hugi, la critica è un bene culturale al pari di "un'altra forma d'arte". Per questo motivo, la rassegna di Soletta organizza quest'anno, nella sezione "Focus", una serie di iniziative che passano in rassegna i vari tipi di critica cinematografica. In programma ci sono Master Class, proiezioni e dibattiti, come quello intitolato "La critica cinematografica post-pandemia". La sezione è curata da Hannes Brühwiler e si svolgerà, come tutto il festival, in forma virtuale.
Annette Hugi è convinta dell'importanza di simili iniziative. Gli inserti culturali hanno iniziato ad assottigliarsi ben prima che a dettare legge fossero i click e i "likes". "I tagli sono iniziati con le recensioni di danza, poi con la critica letteraria e via di seguito. La critica cinematografica si è mantenuta tutto sommato a lungo", afferma Hugi. Per la direttrice delle Giornate di Soletta il passaggio al digitale non è di per sé un problema. Ci sono molti modi diversi di affrontare un film online. Indipendentemente dal modo di fruire un film, una critica seria necessita "di tempo, di cura, di conoscenza e di impegno continuo con questa forma d'arte".
I critici cinematografici – afferma la direttrice Hugi – non sono dei semplici "personal shopper" che distribuiscono stellette. "Collocano piuttosto le opere nel contesto, sia sociale che cinematografico". E non necessariamente attraverso la forma classica della recensione: ciò può avvenire anche attraverso il ritratto ben scritto di un regista. Con il focus intitolato "Éloge de la critique - Lob der Kritik", le Giornate di Soletta vogliono essere una fonte di ispirazione. "Incoraggiamo i critici nel loro lavoro e li incitiamo a continuare a farlo".
Il dibattito e il confronto sul cinema svizzero continua ad esistere, anche se lo spazio per una critica cinematografica variegata si è ridotto. Hugi cita, ad esempio, "Sennhauser's Filmblog" del giornalista radiofonico della SRF Michael Sennhauser, o i video-saggi dello studioso di cinema Johannes Binotto. La direttrice delle Giornate ritiene che ci sia un margine di miglioramento nelle forme più nuove, soprattutto nella critica cinematografica sui social media.
E naturalmente non si può ignorare la realtà economica: La critica culturale spesso non rende. Anita Hugi pensa che le fondazioni e i politici abbiano il dovere di diventare attivi in questo settore. Questo perché "la critica culturale è una parte essenziale della creazione artistica. Senza critica non ci può essere sviluppo". Anita Hugi termina il colloquio con un aneddoto che la dice lunga sulla rilevanza delle critica cinematografica. Racconta di aver chiesto recentemente a una giovane donna perché non va al cinema. "Perché nessuno ne parla", ha risposto. I film e le serie trasmesse in streaming su Netflix sono invece sulla bocca di tutti e su tutti i media.