Spettacoli

Covid-19 e l'anno nero del cinema (svizzero)

Appello dell'Associazione degli sceneggiatori, registi e produttori svizzeri: le misure restrittive rischiano di mettere in ginocchio i film svizzeri

9 aprile 2020
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James Bond può attendere, Erik Bernasconi no: potremmo riassumere così l'appello lanciato dall'Associazione degli sceneggiatori, registi e produttori svizzeri. Perché le grandi produzioni internazionali – come appunto l'ultimo film di 007, la cui uscita prevista in questi giorni è stata rinviata – troveranno comunque spazio nelle sale cinematografiche, una volta rientrate le misure di contrasto della pandemia di nuovo coronavirus, oppure possono contare su una buona presenza nei servizi di streaming anche senza passare per i festival che, tra annullamenti e ridimensionamenti, stanno perdendo l'anno.
Ma Moka noir, il bel documentario del ticinese Erik Bernasconi che, dopo le Giornate di Soletta, si apprestava ad arrivare nelle sale? Troverà spazio in un autunno che si preannuncia già saturo? E il discorso vale anche per I segreti del mestiere di Andreas Maciocci, Moskau Einfach di Micha Lewinsky, Schwesterlein di Stéphanie Chuat e Véronique Reymond e molti altri film svizzeri che rischiano di trovare spazi irrisori, nella programmazione delle sale, una presenza vitale per il cinema elvetico. "Per l'autunno 2020 sono assolutamente necessari più schermi e un tempo di permanenza in sala più lungo per la produzione cinematografica svizzera!" scrive l'associazione in un comunicato che parla di "conseguenze finanziarie e artistiche devastanti per l'anno cinematografico 2020". 

Problemi anche per i film in fase di produzione: preparativi e riprese si sono infatti interrotti, e non è detto che sarà possibile riprendere i lavori in autunno: "Gli organi di finanziamento hanno promesso ulteriore supporto", scrive l'associazione di categoria, ma "molte troupe e attori saranno già prenotati per altri film".