Not(t)e dal vivo

Veronica Fusaro baciata dal soul

In uscita domani, ‘Sunkissed’ è un Ep, ma dopo cinque tracce se ne vorrebbe il doppio. La 22enne di Thun, che già scrive come una signora, si racconta

'Sunkissed' (© Nils Sandmeier)
3 ottobre 2019
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«Non è che ci creda più di tanto, però non si sa mai». Parlare con lei di reincarnazione è un discorso tra sordi, ma è solo l’estremo tentativo di capire come in una giovane svizzera – da parte di madre e calabrese da parte di padre – convivano alcune donne che hanno fatto la storia. Cosa diavolo avrà ascoltato per scrivere così bene a ventidue anni? Sorride, Veronica Fusaro, all’alba del nuovo ‘Sunkissed’, Ep che si vorrebbe durasse almeno il doppio, registrato e prodotto a Londra negli studi dei grandi. «Non saprei, ho ascoltato tante cose. Sono cresciuta con la musica italiana, mio papà è un grande fan di Vasco Rossi, uno che mi ha sempre affascinato perché è anni che riempie gli stadi. Poi è arrivata la radio, ho ascoltato Michael Jackson, Rihanna, adoro Amy Winehouse, Ella Fitzgerald, il mondo del soul in generale ha conquistato definitivamente il mio cuore».

A complemento: internet le ha portato in casa Janis Joplin, uno dei suoi parenti le ha regalato un cd di Prince e il buono di tutto questo è che Veronica non canta come nessuno di quelli sopraelencati, ma ha dentro un po’ di cuore di tutti. E c’è pure poco da chiedersi, visto che Fusaro è un cognome che ha già girato il mondo, che ha aperto per Eagle Eye Cherry e Mark Knopfler, che si è preso una nomination agli Swiss Music Award; tutto nel giro di tre anni, ovvero da quando, nel 2016, la vittoria al ‘Demo of the Year’ dell’M4Music Festival – «Scrivevo da un po’, ma era il primo progetto che avevo pubblicato» – le aprì le porte delle radio e dei concerti, centotrentasei solo lo scorso anno, dalla Baloise Session al Reeperbahn Festival, da Glastonbury alle Olimpiadi di Seul, palchi per vecchie volpi e animali da palcoscenico retti con padronanza.

«Mi fa piacere che da fuori sembra succedere senza problemi», commenta divertita. «L’esperienza di fronte a mille persone come a Basilea oppure davanti a due persone in un bar in Nuova Zelanda è sempre utile e apprezzabile». A proposito (n. 1): come sono i coreani? «È un pubblico attento e molto interessato alla musica che arriva da qui. Da loro va molto il K-Pop, sai quei gruppi con tanta gente sul palco che canta e balla, tutti sincronizzati al massimo. Non è proprio il mio genere, ma stanno conquistando il mondo».

A proposito (n. 2): com’è andata con Mark Knopfler? «È uno molto simpatico, un tipo che non ha bisogno di mostrarti nulla perché ha tutto, avendo scritto la storia. Mi ha voluto dire ciao, mi ha raccontato della sua famiglia, ci siamo fatti la foto insieme, insomma, mi ha fatta sentire a casa in un anfiteatro francese che non conoscevo neppure».

Down to London

‘Sunkissed’ esce dalle orecchie di Paul O’Duffy, ingegnere del suono che all’età di Veronica alzava e abbassava cursori nello studio di Marvin Gaye e che ha poi messo le mani sul suono di Kc and The Sunshine Band, Patti LaBelle, Swing Out Sister, Was (Not Was). Fino a Amy Winehouse, nome che per Veronica è come un cerchio che si chiude: «Mi piaceva tantissimo la sua produzione – spiega –, ho ascoltato cose in cui c’era il suo nome e mi sono detta che volevo esplorare il mondo della musica organica. Ho scritto un’e-mail e già avere una sua risposta era qualcosa; poi ha espresso la volontà di lavorare con me perché gli erano piaciute le canzoni. Poi entri nel suo studio, vedi dischi d’oro a destra e sinistra come se fossero libri... È stato bravissimo a capire le mie parole e a trasformarle in suoni. La chimica era quella giusta».

Il Ticino l’ha applaudita durante il Festival di Locarno, lei continua a scriversi tutto da sé. Come in ‘Rollercoaster’, pregevole singolo vintage dalla testa fino al mix che suona britannico sì, ma soprattutto Fusaro. Che c’entri Vasco Rossi oppure no (sito ufficiale: www.veronicafusaro.com).