Domenica 28 luglio a Castelgrande, tappa bellinzonese di un tour che ha attraversato l'Italia a colpi di sold-out. Complici una canzone e l'Arena di Verona...
A ragionare da contabili, messi insieme hanno venduto più di cento milioni di copie. Quando c’erano i dischi. E adesso che il successo non si misura più in microsolchi, ma in spettatori per concerto, ogni sold-out è una specie di disco d’oro. A ragionare per canzoni, invece, Raf e Umberto Tozzi sono il biglietto da visita di una scuola musicale che non è più italiana, ma internazionale. E che non è più solo ‘Volare’, almeno dai tempi di ‘Gloria’ (1979) e di ‘Self control’ (1984).
I due signori della canzone si divideranno il regno di Castelgrande, dove GC Events allestisce il suo ‘Castle On Air’. Quello che arriva a Bellinzona domenica 28 luglio (ore 20.30, www.biglietteria.ch) è un tour che ha già attraversato l’Italia a colpi di tutto esaurito. Galeotta fu ‘Gente di mare’ (terza a Eurosong 1987), riproposta in duo una notte d’ottobre del 2017 dentro uno dei templi della musica italiana. Un tour, il ‘Raf-Tozzi’, rodato durante l’ultimo Sanremo, quando un medley di successi dell’uno e dell’altro fecero capire che un concerto nel quale fosse confluito il meglio della produzione di ognuno, liberamente condivisa e interpretata, sarebbe stato l’evento dell’anno.
Tozzi – È successo che ci siamo incontrati per i quarant’anni di ‘Ti amo’ e abbiamo ricevuto una grande emozione dal pubblico che ci ha rivisti insieme, così abbiamo pensato che fosse arrivato il momento. Lui aveva un brano forte, già pronto, ‘Come una danza’. È andata così.
Raf – Era nell’aria, era un po’ che ci dicevamo di tornare a lavorare insieme. C’è sempre stato qualcosa che ce l’ha impedito e alla fine ci siamo riusciti.
Raf – È un live che si sviluppa in un modo naturale, così com’è nata l’idea. Abbiamo unito il repertorio di ognuno, io canto alcuni suoi versi e viceversa, con dieci musicisti perfettamente integrati. A parte i successi popolari in comune, ci siamo accorti che alcune canzoni messe in successione avevano un certo feeling, sia perché disponiamo entrambi di un repertorio in cui la componente ritmica è notevole, sia parlando di ballad. C’è un’aria di festa dall’inizio alla fine.
Raf – Sì. Abbiamo caratteristiche simili, una musicalità che ci accomuna, ma anche una cosa molto semplice da dire, e cioè che a me piacciono da matti i pezzi di Umberto e credo che per lui sia lo stesso. E questo è un motivo in più per fare qualcosa di diverso senza la fatica di mettersi a studiare...
Tozzi – Il percorso che abbiamo vissuto insieme è abbastanza singolare per due artisti. Io ho vissuto i suoi momenti, e viceversa. Ci siamo incrociati da ragazzi, avevamo entrambi come produttore Giancarlo Bigazzi.
Una canzone della quale vi siete detti “avrei tanto voluto scriverla io”?
Tozzi – Ce lo chiedono spesso. Io vorrei fare ‘Yesterday’ di Raf (ride, ndr). Ci sono un sacco di canzoni, variano a seconda dello stato d’animo...
Raf – Quelle di Umberto sono tante. E alcune le ho anche scritte. Poi ci sono quelle datate, comunque fortissime. Non ce n’è una, sarebbe una risposta scontata…
Raf – Io, di Umberto, minimo venti...
Tozzi – Ma cosa vinciamo?
Raf – Questa è tua, Umberto...
Tozzi – Non credo. ‘Gente di mare’ è un gran pezzo, per carità, però ‘My heart will go on’ non è niente male. Ecco, tornando alla domanda di prima, quello è un pezzo che mi sarebbe piaciuto scrivere…
Tozzi – Raffaele, io non mi ricordo bene…
Raf – ... io ricordo qualcosa, anche se sono passati un po’ di anni. È una cosa a sei mani nata, mi pare, da uno mio spunto musicale. Poi con Bigazzi coinvolgemmo Umberto, che ci mise le sue ‘chicche’. Umberto può avere spunti iniziali fortissimi, ma se una canzone è già avanti, lui completa l’opera con delle cose che dici: “Oh cavolo, questa ci voleva proprio!”. Come il bridge “Al di là del mare, c’è qualcuno che...”, e la salita di tono, che all’inizio ancora non c’erano.
Raf – È la differenza che si è voluta fare, soprattutto in Italia, tra canzone d’autore e canzone leggera, che a mio parere non è mai esistita. Io e Umberto siamo stati sempre anglo-americani come approccio, quindi dico che per noi quella differenza non c’è mai stata. Penso semplicemente che ci siano canzoni belle e canzoni brutte. E poi che vuol dire canzone d’autore? Anche autori osannati dalla critica hanno scritto i ‘motivetti’...
Raf – Infatti, la creatività sta anche in questo, nello scrivere cose che hanno valore popolare e durano nel tempo. Il fatto che a distanza di anni la comunicazione in generale le riproponga, il fatto che sopravvivano, dimostra che il tempo dà ragione e valore alle canzoni.
Raf – No, ai concerti la gente ha voglia di divertirsi. Le polemiche, l’aggressività restano fuori. La discussione è spesso pura propaganda politica dalla quale le persone si lasciano coinvolgere. La cosa che più vorrei, di questi tempi, è che si tenessero toni più pacati. Aizzare la folla non fa bene, anzi. I problemi si risolvono facendo il proprio dovere di rappresentante di un popolo, senza reclami social. Il tweet che cerca consensi senza che seguano cose concrete è atteggiamento, non solo italiano, che non mi piace.
Raf – È eterogeneo, di tutte le età, un pubblico che viene da noi per riascoltare quelle canzoni, riviverle, riscoprirle o scoprirle del tutto. Mi riferisco ai giovani e a chi ci conosce da poco. Momenti di aggregazione belli come questi, sereni, senza contrasti, senza remore e aggressività, sono sempre i benvenuti.
Tozzi – Resterà un bellissimo ricordo di tutta la gente che sarà venuta ad ascoltarci, soddisfatta e contenta di avere rivissuto nel live i momenti importanti della loro vita, perché è possibile che in ogni canzone ce ne sia una fotografia. Sono certo di questo, perché quando penso che chiuderemo il tour all’Arena di Verona, il 25 di settembre, so che molta gente verrà a rivedere uno spettacolo che ha già visto in altre città.
Raf – Personalmente, resterà un po’ di nostalgia, perché è una delle cose più esaltanti che ho fatto nella mia carriera. Ringrazio chi ha avuto l’idea e tutti coloro che hanno voluto fare questa esperienza insieme a noi. Sono sicuro che il 25 settembre una lacrimuccia scenderà, ma chiudere è anche inevitabile, perché ognuno di noi dovrà mettersi a fare delle cose per proprio conto. Penso però che rimarremo, nel nostro piccolo, nella storia di chi c’era.