Divergenze artistiche tra il gigante dello streaming e la produttrice Barbara Broccoli bloccano futuri progetti dedicati a 007
“Bond, James Bond”. Da quando, nel 1962, Sean Connery pronunciò queste parole accendendosi una sigaretta accompagnato dal celebre tema musicale, siamo abituati a trovare, ogni due-tre anni al massimo, un film di 007 al cinema. In alcune occasioni è anche capitato di averne due nello stesso anno, con le sovrapposizioni tra le produzioni ufficiali della Eon Production di Albert R. Broccoli e quelle “apocrife”: accadde nel 1967, con la parodia ‘Casino Royale’ – con David Niven, Peter Sellers e Woody Allen – e ‘Si vive solo due volte’ e di nuovo nel 1983 con ‘Mai dire mai’ con Sean Connery insieme a ‘Octopussy’ con Roger Moore.
Ci sono già state pause più lunghe: negli anni Novanta, a causa del quasi fallimento della Metro-Goldwyn-Mayer, e poi all’inizio degli anni Duemila quando dopo l’era Pierce Brosnan si decise di rinnovare la serie. La pandemia ha poi ritardato l’uscita di quello che rischia di rimanere a lungo l’ultimo film della saga, ‘No Time to Die’. Perché le difficoltà inerenti al prossimo progetto su 007 non riguardano semplicemente un ripensamento del personaggio o le difficoltà nel trovare un attore protagonista. Come ha raccontato nei giorni scorsi il Wall Street Journal, è in corso uno scontro tra la “vecchia Hollywood”, quella di film pensati per il cinema e disposta ad assumersi qualche rischio – pensiamo alla decisione di puntare tutto su un poco conosciuto attore come era, nel 2006, Daniel Craig –, e i nuovi operatori dell’entertainment che privilegiano algoritmi e abbonamenti ai servizi in streaming.
Da una parte c’è Barbara Broccoli, figlia di Albert R. Broccoli, che detiene i diritti cinematografici del personaggio; dall’altra Amazon, il colosso del commercio online e dello streaming, che ha acquistato i diritti di distribuzione quando ha comprato l’archivio della Metro-Goldwyn-Mayer.
Amazon vorrebbe creare una sorta di “universo cinematico 007”, analogamente a quello che Disney ha fatto con i supereroi della Marvel e i personaggi di Guerre Stellari, con spin-off e contenuti correlati. In pratica, serie tv su James Bond, ma anche su un’agente 007 donna o su altri personaggi della serie, come Miss Moneypenny o l’agente della Cia Felix Leiter. Insomma, 007 come contenuto da sfruttare su diverse piattaforme e vari media, magari anche con videogiochi e parchi a tema. Ma per fare tutto questo Amazon ha bisogno dell’autorizzazione di Barbara Broccoli che, se è aperta a un Bond non bianco o omosessuale, non vede produzioni che non siano cinematografiche. Soprattutto, non vuole avere a che fare con quelli che ha definito “maledetti idioti” di Amazon e non si fida del loro approccio basato su algoritmi. Per gran parte della sua carriera, Barbara Broccoli ha condiviso tutte le decisioni creative con il fratellastro Michael Wilson, ma di recedente lei è emersa come la principale custode di Bond mentre Wilson, di vent’anni più anziano, si avvicina al pensionamento.
Il controllo della famiglia Broccoli su James Bond ha pochi paragoni nell’industria dell’entertainment, dove saghe e personaggi vengono sfruttati dai grandi gruppi. Acquistando la Metro-Goldwyn-Mayer nel 2022 per 6,5 miliardi di dollari (debiti esclusi), Amazon ha messo le mani non solo su classici come ‘Il mago di Oz’ o ‘Via col vento’, ma anche su James Bond. Ma il controllo creativo resta nelle mani della Eon Production e non basta l’impegno di far uscire ogni nuovo film al cinema: tutte le proposte di Amazon sono state bloccate da Barbara Broccoli. Un diritto di veto che può mantenere finché vuole, ricordando un motto del padre: "Non lasciare che persone temporanee prendano decisioni permanenti".