Ticino7

Incontro con Teco Celio

Recitare è la mia vocazione, non ci sono alternative

(Leila Alaoui)
28 luglio 2018
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Inizio l’intervista dandogli del lei. La finisco con il suo numero di cellulare e un invito sul set il prossimo settembre. Teco Celio è così: terribilmente alla mano, naturalmente simpatico, irresistibilmente divertente.

Più parliamo e più mi sembra di conoscerlo da molto più di un’intervista. Merito forse anche della sua carriera d’attore che ha avuto un inizio tutt’altro che facile. «È stato molto travagliato. A 5 anni ho visto un film di Stanlio e Ollio e ho detto a casa “voglio fare quel mestiere, voglio far ridere la gente”. Da li è rimasta un’idea fissa. Da bambino poi ti dicono “sì, sì, farai l’attore”. E quando arrivi verso i 20 anni ti mandano dallo psichiatra perché trovano che è una roba un po’ strana. Io ho tenuto duro perché sapevo che volevo far quello e che sapevo fare solo quello. Non avrei vissuto se non avessi fatto l’attore. Sai, come quelli che vengono chiamati da Dio: è una vocazione. Purtroppo io non sono credente, Dio non mi ha mai chiamato. Invece quel mestiere lì, sì. Pensavo solo a quello: dalla sera al mattino, dal mattino alla sera. Non c’erano alternative nella mia testa: o spararmi se non me lo lasciavano fare. Ecco».

Faccia da cattivo?

Teco è un fiume in piena e quando parla della sua professione la passione trasuda da ogni parola. Ma come si fa così piccoli ad avere tutto questo spirito, tutta questa determinazione? «Ma guarda, secondo me Hitler voleva fare il dittatore già a cinque anni». Ridiamo, lui con quella risata aspirata che fa venire in mente Scacciapensieri.

Mentre mi dice che quest’anno non riuscirà ad essere presente al 71esimo Locarno Festival – ma che sarà in Ticino per «una piccola cosa che ho fatto con i Frontaliers» –, gli chiedo come ha fatto a tener duro da giovane dato che la scelta di fare l’attore non è mai stata assecondata in famiglia. «Mio padre proprio non si aspettava una tragedia del genere. Era Consigliere federale (Nello Celio, ndr.) e diceva sempre “fai quello che vuoi: avvocato, ingegnere o medico”. Robe di cui non poteva fregarmene di meno. Forse avrei fatto il cuoco perché mi piace molto far la cucina». Lo dice alla francese faire la cuisine. «Lo adoro: faccio sempre io a casa. Mia moglie fa le insalate, io invece la roba più pesante. E la pancia si vede. Già da piccolo avevo un po’ di pancetta e ricordo che le amiche della mia nonna paterna che si trovavano a bere il tè insieme e mi vedevano arrivare dicevano “oh ma che bel fiorett, che bella panzeta che al ga...”». 

Una voce della radio

Mentre mi immagino queste sciurette, chiedo a Teco se riesce ad approfittare del magnifico territorio in cui vive (Crans Montana) per fare qualche passeggiata. «Mi piace andare in montagna, ma con la teleferica. Ecco diciamo la verità sono un alpinista a riposo». E ridiamo di nuovo, come dall’inizio dell’intervista. 

Gli chiedo che tipo fosse da giovane. «Sciavo molto. Ma dato che vivo solo di contraddizioni vent’anni fa quando ho comprato casa qui a 1’800 metri, dove c’è una stazione sciistica, ho smesso di sciare». E ridiamo di nuovo. Del resto far ridere fa parte del suo DNA. «Quello che vorrei fare è l’attore comico, ma con la brutta faccia che mi ritrovo ho fatto anche il gangster e l’attore drammatico». Il risultato è sempre piaciuto: Teco non è mai stato più di un mese e mezzo senza lavorare. Sempre tra attori, registi, tecnici, anche se poi la moglie Silvia gli dice che «vive come una marmotta, quando non gira, perché vede poca gente».

Recitare è stata la sua scelta di vita, quella vincente. E alla fine l’hanno capito anche in famiglia. «Mio padre voleva tranquillizzarsi sapendomi con un mestiere, allora mi sono diplomato come giornalista. Ho letto i notiziari dell’Agenzia telegrafica svizzera da Berna. Meteo: al sud delle Alpi il tempo sarà bello fino a domani sera – mi dice sorridendo in perfetta dizione radiofonica –, ma ero in apnea. Dopo ho fatto la scuola di teatro a Parigi ed è andata molto bene. Subito dopo ho cominciato a lavorare».

Senza via di scampo

La determinazione è partita fin da piccolo, a Lugano. «Quando ero piccolo andavo al cinema tutti i mercoledì pomeriggio, il sabato e la domenica e vedevo da due a tre film. Ero sempre al cinema: il Corso, il Kursaal, il Rex. Ero affascinato e a volte restavo dentro anche due volte. Gli amici dicevano “dai andiamo a giocare al fotbàl”, ma io non sono mai stato capace di giocare al fotbàl. E non mi interessa neanche. Per me il cinema era tutto, tutto, tutto, tutto, tutto». E «tutto» lo ripete davvero cinque volte. «Vedevo anche i film noiosi che oggi non andrei più a vedere. Lo facevo per cercare di imparare. Vedevo da Jerry Lewis a Visconti e dicevo “un giorno sarò anche io su questo schermo”. E ce l’ho fatta».

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IL PERSONAGGIO

Teco Francesco Celio ha 65 anni «suonati», come dice lui, e una lunga carriera d’attore. Figlio del Consigliere federale Nello
(1914–1995) che lo voleva «avvocato, ingegnere o medico» a 5 anni sapeva già di voler recitare. Dopo aver lavorato come giornalista, studia recitazione a Parigi e realizza il suo sogno di bambino. Fra le pellicole alle quali ha partecipato, commedie brillanti come 'Benvenuti al Sud' e capolavori quali 'La tregua' di Franco Rosi e 'Tre Colori: film rosso" di Krzysztof Kieślowski.