Lugano

L’universale si fa design

Nel maggio 2021, inclusione andicap ticino ha aperto il primo Centro di competenza Design for All della Svizzera: ieri al Lac ne ha svelato il manifesto

Nel riquadro, Marzio Proietti, direttore di inclusione andicap Ticino
(Keystone)
13 ottobre 2023
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Era il primo convegno svizzero dedicato al Design for All (DfA) quello tenutosi ieri al Lac. L’evento ‘The People Process’ ha ospitato esperti internazionali, per un totale di 23 relatori di alto profilo professionale tra architetti, ricercatori e imprenditori provenienti da tutta Europa con l’obiettivo di creare una rete di dialogo e illustrare gli esempi già impiegati all’estero. Design for All abbraccia il modello della “progettazione universale”: ciò significa che al centro del processo di costruzione di un edificio oppure di ideazione di prodotti, spazi, servizi, viene posta la figura umana – reale – e non più un modello standard ideale, dal momento che l’archetipo umano non è più sufficiente a rappresentare la complessità del reale.

I fruitori finali

Con il DfA si supera il concetto di standard, a favore di una visione più eterogenea, ispirata piuttosto alla diversità dell’essere umano. Inoltre, uno dei cardini di questo approccio metodologico è il coinvolgimento di diversi attori nel processo di progettazione: non mancano gli specialisti, gli amministratori e i professionisti dei vari settori, ma ciò che introduce il DfA è il coinvolgimento diretto dei fruitori finali, con disabilità o meno. Di conseguenza, il modello decisionale verticale viene sostituito da un modello decisionale orizzontale, chiamato a realizzare una sintesi tra i bisogni e i desideri dei diversi attori coinvolti. Le finalità del DfA sono dunque l’inclusione sociale, l’uguaglianza e la parità di diritti, allo scopo di promuovere l’autonomia delle persone garantendo la loro autodeterminazione. Non si tratta più di soluzioni straordinarie e funzionali per agevolare determinate categorie di persone, piuttosto l’idea è quella di creare realtà e spazi condivisibili dal maggior numero di persone. Seguendo questa visione collettiva, anche le soluzioni estetiche diventano fondamentali, in quanto aggiungono valore alla qualità della vita. Da qui il motto “se non è bello, non è DfA”.

In un recente rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) si stima che, in età lavorativa (dai 15 ai 65 anni), le persone con disabilità siano circa il 15% della popolazione attiva nel mondo. Da tempo, poi, siamo confrontati con l’invecchiamento della popolazione e le conseguenze che tale andamento demografico avrà nello sviluppo della nostra società nel medio e lungo termine. Tuttavia, garantire l’indipendenza della persona non riguarda solo anziani e persone con disabilità, anche perché è stato ricordato più volte “l’abilismo può essere una condizione temporanea e non per forza permanente”. Insomma, non andrebbe data per scontata. In questo senso, il DfA riconosce la pluralità dei diversi individui che compongono la società e richiede soluzioni che siano facilitatori di opportunità per liberare il movimento nella quotidianità.

Professionisti e non

Nel maggio 2021 l’Associazione inclusione andicap ticino ha aperto il primo Centro di Competenza Design for All della Svizzera. Inclusione andicap ticino è un ente senza scopo di lucro che dal 1973 difende i diritti delle persone con disabilità in Ticino, una realtà che partecipa attivamente alla realizzazione di una società più rispettosa, contro l’emarginazione e cercando di migliorare le condizioni economiche, sociali e culturali delle persone con disabilità. È grazie a inclusione andicap ticino che il primo convegno svizzero Design for All si è tenuto ieri a Lugano. Al termine della giornata ‘The People Process’ è stato presentato al pubblico il Manifesto Design for All Svizzera, dieci punti che fissano i fondamenti della progettazione universale in Svizzera. Tra i firmatari che per primi si sono impegnati ad aderire al Manifesto troviamo Sergio Mencarelli, Presidente inclusione andicap ticino, Andreas Rieder, Direttore Ufficio federale per le pari opportunità delle persone con disabilità, il consigliere di Stato Raffaele De Rosa, la municipale Karin Valenzano Rossi, il Direttore Conferenze delle Associazioni Tecniche del Cantone Ticino, Loris Dellea; il Presidente dell’Ordine Ingegneri e Architetti del Canton Ticino, Stefano Bernasconi, il Presidente EIDD-Design for All Europe Giuseppe di Bucchianico e la copresidente di Inclusion Handicap, Verena Kuonen.

In questa prima fase del progetto il Manifesto è rivolto principalmente ai professionisti del settore edile come architetti, progettisti, tecnici comunali, imprenditori, costruttori, immobiliari, investitori, ma a partire dalla serata di ieri è ora possibile sottoscrivere il Manifesto anche per tutti coloro che sono interessati all’evoluzione della società verso i valori quali l’inclusione sociale, l’uguaglianza e la parità, impegnandosi a sostenere la crescita del Design for All in Svizzera. Di ‘Design for All’ abbiamo parlato con il direttore di inclusione andicap Ticino.

Marzio Proietti: Design for All è una novità per la Svizzera, ma in realtà è una scuola di pensiero tutt’altro che nuova...

Il movimento Design for All nasce circa trent’anni fa in Europa con la creazione di un’associazione che promuovesse l’abbattimento delle barriere architettoniche e s’impegnasse a trovare soluzioni per tutte le persone, disabili e non. La novità stava soprattutto nella possibilità che gli utenti finali potessero partecipare al processo di progettazione di un edificio, di un servizio, di un qualsiasi spazio pubblico. Negli Stati Uniti, al rientro dalle guerre, diverse persone hanno riportato problemi fisici. Su questo fronte, Paesi come questo si sono mobilitati prima rispetto ad altri. Si è detto spesso oggi che “l’universale fa design”: quello che vogliamo raggiungere è un metodo che permetta di sviluppare un progetto coinvolgendo le persone, lavorando con loro e non per loro.

Un grande cambiamento di paradigma…

Esattamente, il cambiamento sta proprio nel metodo proposto, ovvero la compartecipazione durante la progettazione. Poi, chiaramente, ci sono gli aspetti architettonici dello sviluppare uno stabile, o quelli tecnici quando si sviluppa un prodotto; per questo serve il rispetto di alcune norme; tuttavia, chiediamo che ci sia sempre una comprensione delle varie situazioni di vita o di lavoro quando si affronta un nuovo progetto. Banalmente: non siamo tutti alti uguali e le persone sono molto diverse tra loro; noi ci chiediamo qual è il miglior approccio perché tutti si sentano coinvolti e a loro agio.

Lei è direttore di inclusione andicap ticino, associazione che quest’anno compie 50 anni: come è cambiata l’associazione nel tempo?

È cambiata perché è cambiata la società. La nostra missione e la nostra visione, quelle di costruire una società che tenga in considerazione i bisogni delle persone con e senza disabilità, non sono mutate. L’aspetto dell’inclusione è presente fin dai primi anni, anche se un tempo si parlava piuttosto di integrazione o di coinvolgimento delle persone.

Come ci si sente a essere i promotori di questo movimento in Svizzera?

In Svizzera non ci aveva ancora pensato nessuno, noi ci tenevamo. Speriamo che questo concetto si possa poi espandere in tutto il Paese, come già succede in Europa. Il Manifesto è una carta di valori iniziali, con dei riferimenti piuttosto sociali e culturali ai quali si chiede, a chi lo firma, di rifarsi, senza stravolgere il suo ruolo, naturalmente. La prima fase è indirizzata alle istituzioni e ai professionisti, ma anche la cittadinanza può aderire, firmando il Manifesto online.