Nel film di Andrew Legge, con tutti i rischi del caso, due sorelle inventano un dispositivo in grado d’intercettare onde radio dal futuro
Inghilterra, 1941: le sorelle Thomasina e Martha inventano un dispositivo, che chiamano Lola, in grado di intercettare onde radio dal futuro. Scoprono anzitempo le tendenze musicali degli anni a venire e intuiscono lo spirito ribelle del rock del futuro, ma non solo. La loro scoperta viene integrata, quale arma di spionaggio, nelle manovre strategiche del governo britannico, che sfrutta il vantaggio tecnologico per anticipare le manovre dei nazisti. Ma cosa succede quando qualcuno interviene in modo premeditato sul corso della storia? Come la buona fantascienza insegna, quando il futuro viene manipolato, le cose cominciano a complicarsi, e non poco…
Girato in bianco e nero, Lola è un film fantascientifico-sperimentatale, non privo di una certa eleganza, che ben presto prende la piega di una vera e propria ucronia. Ma è un’ucronia ambiguamente legata ai doppi giochi della finzione, fatta di intrecci di luce e ombra tipici del cinema: una mise en abyme che mette letteralmente in scena il potenziale creativo del cinema, e la capacità del montaggio di fare e disfare la realtà attraverso le immagini e le parole. Notevole il lavoro sul suono e sulla musica, elemento che contribuisce all’interesse di un film complesso ma per nulla pesante. Anzi, piuttosto gradevole, spesso riflessivo e poetico, sapientemente ritmato; a tratti anche divertente.
Lola (Andrew Legge, Irlanda, Gran Bretagna,2022), fuori concorso.
Ultima proiezione questa sera alle 21.30 al Cinema Rialto 1