In una pausa dalla pioggia, si è tenuta la cerimonia d’inaugurazione della 74ª edizione del Locarno film festival
Un ampio ombrellone copre il podio dei relatori, nel chiostro della Magistrale, ma alla fine si è rivelato inutile: la cerimonia di inaugurazione del 74º Locarno film festival si è tenuta all’asciutto, in un momento di tregua delle piogge che hanno caratterizzato questa prima giornata di festival. Eccezionalità meteorologica che si accompagna a un’altra eccezionalità: il ritardo dovuto ai controlli del Certificato Covid in entrata, e chi conosce la puntualità del presidente Marco Solari sa cosa significa.
Pioggia e ritardi, ma questa edizione ha ben altro per restare impressa nella mente dei festivalieri, inclusi i solitamente non memorabili discorsi di benvenuto che, dopo un anno di assenza a causa di una pandemia che ancora non riusciamo a lasciarci del tutto alle spalle, hanno tutto un altro sapore. Come il “che piacere vedervi” del consigliere federale Alain Berset, che da frase di circostanza diventa quasi un manifesto delle manifestazioni in presenza. Il discorso è poi andato avanti con citazioni cinematografiche che confessiamo di non essere riusciti bene a capire, l’augurio che il cinema riesca a “eliminare la pandemia dalla superficie dei nostri pensieri” concludendo con l’invito a godersi un festival “ricco di emozioni condivise”. Ma prendiamo anche l’invito di un altro Alain – il sindaco di Locarno Scherrer – a non perdere l’occasione per guardare “con interesse, intelligenza e cuore” alle proposte del festival che, dopo l’edizione ibrida del 2020, non possiamo più dare per scontate. Chiudiamo la triade politica con il consigliere di Stato Manuele Bertoli e il suo “la cultura torna a incontrare il proprio pubblico”, un incontro di cui hanno bisogno sia il pubblico sia gli operatori culturali.
Si torna in Piazza e in sala, si torna in presenza, ma non è stato scontato tornarci, anzi: è stato un rischio che il presidente Solari si è voluto assumere per il Festival, che non poteva permettersi un’altra non edizione come quella del 2020, e per il pubblico. Con un risultato dantescamente riassunto dal direttore artistico Giona Nazzaro: dimostrare che si può tornare a riveder le stelle, “e noi le stelle le rivediamo, tutti insieme, nel buio della sala qui a Locarno”.