Tra musica e teatro, dal 5 al 7 luglio a Roveredo torna l'evento dedicato alla promozione della diversità culturale e alla lotta contro i pregiudizi
‘Oasi armoniosa di convivenza’, recita la comunicazione ufficiale. «Un festival di musica e di teatro, per famiglie e per bambini», dove musica, teatro, workshop e laboratori «non sono i gonfiabili dove parcheggiare i più piccoli, ma un programma fruibili anche dai più piccoli». Parola di Nico Fibbioli, direttore artistico del Grin Festival 2024, dal 5 al 7 luglio a Roveredo con gli intenti di sempre, celebrare la bellezza delle culture e delle tradizioni che il mondo ci offre. Citando per intero, un festival “dedicato alla promozione della diversità culturale e alla lotta contro i pregiudizi”, per creare quell’oasi di armoniosa convivenza di cui sopra, in sintonia con la natura.
La musica è la parte preponderante del Grin, che apre quest’anno – ciò che segue è solo un estratto – a Sonora Mazurén, dalla Colombia, messaggeri di cumbia continentale, chicas psichedeliche e fuzz africano, ma anche alla cantante franco-ticinese Mireille Ben con il suo Progetto Vulcano. Dalla Finlandia arriva la musica selvaggia di Antti Paalanen, che aggiorna la tradizione locale con la tecnologia del suono, dalla Polonia le tre voci femminili di Sutari, altra fusione di tradizione e modernità che caratterizza anche un altro gruppo femminile, le Assurd, dalla vicina Italia. Da Nicosia, Cipro, il groove dei Buzz’ayaz e dal Kurdistan Danûk, che remixano canzoni popolari curde. Dal forte significato anche visuale sono i Fulu Miziki, collettivo di artisti che arriva dal Congo, con tanto di maschere e costumi a dare un messaggio di pace e insieme denunciare l’emergenza ecologica della Repubblica Democratica del Congo.
Vista la collocazione, quello del Grin festival è un teatro a cielo aperto che va dal teatro di strada alle rappresentazioni tradizionali. Dalla Germania arriva la clownerie del Duo Minuusch, dalla Francia il trapezio flamenco di Xyomara La gitana; dall’Italia, giocoleria, teatro fisico, magia comica e ‘acrobatica eccentrica’ arriva con il Circo Pacco, condotto da “due autentici cialtroni” (autodefinizione), Frank Duro e Gustavo Leumann. Si segnalano anche il teatro site sensibile franco-svizzero-messicano degli Onyrikon e le cuoche strampalate chiamate Strologhe, dall’Italia con il loro ‘teatro di cibo’. Nel Grin Café, spazio di incontro e scambio culturale, workshop e dibattiti.
Il Grin Festival ospita al suo interno l’Ethno Camp – da venerdì 28 giugno a domenica 7 luglio – e ne è l’unico depositario per la Svizzera. Parte del più esteso programma internazionale denominato ‘Jeunesses Musicales International’, l’Ethno Camp riunisce giovani musicisti da tutto il mondo e li mette in relazione tramite workshop, performance e jam session, guidati da ‘leader’, figure musicali di riferimento che arrangiano, coordinano. «Non è una lezione, è una condivisione musicale, di esperienze, di cultura», dice Fibbiani, che una paio d’anni fa ci confessò lo scarso interesse del Ticino per l’iniziativa, e quello tiepido del resto della Svizzera. Quanto alla Svizzera italiana, le cose sono più o meno invariate. Di ticinesi nemmeno l’ombra, ma «abbiamo finalmente un paio di svizzeri, che arrivano grazie alla presa di contatto con le scuole di musica tradizionale svizzera di Altdorf e Lucerna. Rimane difficile far passare il messaggio ed è un vero peccato». Come mai? «Per diffidenza, perché le persone non sanno di cosa si tratta, e quando poi scoprono l’Ethno Camp, si apre loro un mondo».
L’iniziativa è dedicata a partecipanti under 30 ed è finanziata dall’Unione Europea per promuovere la musica tra i giovani. «Ti apre un network incredibile. Ho parlato con molti musicisti da tutta Europa ai quali l’Ethno Camp ha cambiato la carriera musicale, ha aperto prospettive non immaginabili prima, portandoli in contatto con altri musicisti, anche professionisti, e da tutto il mondo. Se a quell’età avessi avuto la possibilità di fare un Ethno Camp, l’avrei fatto a occhi chiusi, sarei stato due settimane all’estero, spesato, a suonare con artisti da ogni parte della Terra». L’Ethno Camp, lo dice il nome, è dedicato alla musica etno-folk, i rapper devono scegliersi altro. «Può cambiare la vita, o comunque lasciare un’esperienza che resta».
Roveredo è molto distante da quel che è successo in Mesolcina, Nico vuole sottolinearlo. «Dal punto di vista della viabilità, la città è normalmente raggiungibile, nulla è cambiato. È un concetto che tengo a far passare perché stiamo ricevendo decine di messaggi che chiedono se l’evento ci sarà. Quello che è cambiato e nel nostro stato d’animo, è cioè il dolore per una disgrazia accaduta a due passi da qui. Siamo vicini a tutta quella gente». Il festival ci sarà e con qualunque tempo. «Dal mio punto di vista, questa è l’edizione più strutturata, perché lo scorso anno abbiamo sperimentato un sistema di tende che riparano dalla pioggia ma anche dal sole, che negli ultimi anni è stato un grosso problema per tutto ciò che si svolge di mattina o di pomeriggio. Ora l’ombra c’è anche a mezzogiorno». Con tutte le attenzioni alla sostenibilità – nulla inquina, tutto si ricicla – il festival ha la novità dell’essere per la prima volta completamente vegetariano: «Io non lo sono, vegetariano, ma ci è sembrata una proposta diversa dal solito. Chi volesse mangiare le costine potrà continuare a farlo, non facciamo la morale a nessuno, ma dovrà rimandare la cosa». Rimandando a www.grinfestival.ch per tutto il resto del programma, diciamo infine dei biglietti, in vendita proprio sul sito ufficiale, fino a domenica. L’acquisto online porta con sé, offerto dal festival, l’abbonamento Arcobaleno Ffs per tutto il Ticino, per tutti i giorni del Grin.