A Lavarone, all'Hotel du Lac, dove ogni anno il sapere psicoanalitico si incontra e dialoga con altri tipi di sapere
Nell’altopiano trentino, a Lavarone, l’Hotel du Lac si affaccia su un piccolo verdissimo lago, una targa commemorativa sulla facciata dell’albergo, posta nel 40esimo della scomparsa di Sigmund Freud, avvenuta nel 1939, ricorda che dal 1900 al 1923 il fondatore della psicoanalisi trascorreva qui i suoi soggiorni estivi, proveniente dalla vicina Austria. Nel 1900 Freud aveva da poco pubblicato ‘L’interpretazione dei sogni’, libro chiave che segna l’inizio della sua lunga esplorazione dell’inconscio, poco tempo dopo fu all’Hotel du Lac che scrisse la prima interpretazione psicoanalitica di un’opera letteraria: ‘Il delirio e i sogni nella Gradiva’, lo ricavò dall’incantevole racconto di Wilhelm Jensen, ‘Gradiva, una fantasia pompeiana’, che Carl Gustav Jung gli aveva segnalato, prima che le loro strade divergessero. Vi si narra dell’ossessione di un giovane archeologo tedesco per una figura femminile che con passo aggraziato incede, raffigurata sul bassorilievo di un museo romano; il giovane guarirà dalla sua follia quando incontrerà felicemente nella realtà la fanciulla che sta alla vera origine del suo delirio: la rimozione del desiderio amoroso per lei.
Ogni anno, da molto tempo, a Lavarone, un convegno gratuito e rivolto a qualsiasi tipo di pubblico riunisce relatori di diverse formazioni, studiosi di neuroscienze, scrittori, poeti, sotto il patrocinio della Società psicoanalitica italiana: ‘Le frontiere della psicoanalisi’, dove il sapere psicoanalitico si incontra e dialoga con altri tipi di sapere. Un premio letterario, ‘Gradiva Lavarone’, è conferito a ogni edizione a un romanzo che narri di questi specifici argomenti (per il 2023 è stato assegnato a Marta Badoni, ‘Prendersi in gioco, una psicoanalista racconta’, Ed. Cortina).
Il tema trattato quest’anno era ‘Sonni e sogni perduti’: mai come ai nostri giorni appare indispensabile poter disporre di strumenti efficaci, di diversi approcci e di visioni alternative perché “il sonno della ragione” non abbia il sopravvento, perché sia possibile avvicinarsi alla comprensione di un presente che può rivelarsi confuso, ingannevole o angosciante. Del sogno si è trattato sia da un punto di vista narrativo, letterario, metaforico, sia da un punto di vista clinico.
Esiste un rapporto facilmente intuibile fra il sogno, il suo racconto, la scrittura e la poesia. Si aprono stimoli e possibilità uniche di conoscenza e comprensione quando si rielaborano i sogni con lo psicoterapeuta. Di grande interesse è anche l’indagine di quella misteriosa soglia tra veglia e sonno che ognuno attraversa in modalità e cerimoniali assai diversi. Il sogno è l’attività mentale del sonno, è stato analizzato dal punto di vista clinico, come luogo di elaborazione e trasformazione di processi simbolici: ha riferito sulle ultime avanzate ricerche neuroscientifiche in questo campo Rosa Spagnolo, dell’Associazione Italian Psychoanalytic Dialogues, che organizza annualmente a Roma conferenze internazionali su temi di attualità psicoanalitica e neuroscientifica.
Viene chiamato dagli studiosi ‘Klartraum’ o ‘sogno lucido’ quel particolare stato della coscienza, durante la fase Rem del sonno, quando i sogni sono possibili grazie alla grande attività del cervello. In questa fase del ‘sogno lucido’ sappiamo di sognare, possiamo controllare il sogno, interromperlo o proseguirlo, si è consapevoli del significato di essere nel sogno e di poterlo cambiare, di avere un’identità e un orientamento spaziale, si possono provare sensazioni di stupore nel rendersi conto che si sta sognando, vi sono aspetti come la fluidità e la continuità del tempo, mentre il sognatore prova ad avere il controllo di elementi bizzarri e inverosimili. Grande è invece la differenza fra questo tipo di sogno e un altro detto ‘non-Klartraum’, dove l’attività onirica non è lucida: di questo sogno si conserva solo il ricordo della presenza di un contenuto mentale in forma di frammenti brevi e non narrativi, simili a pensieri che contengono esperienze sensoriali percettive di base come le emozioni. Da questi sogni ‘non lucidi’ si esce solo con la consapevolezza del risveglio, quando li si ricorda e l’inconscio si lascia cogliere in qualche raro frammento onirico strappato all’oblio della coscienza.
Di ‘Fascino e fantasmi del sogno europeo’, da un diverso punto di vista ha trattato del sogno lo storico Guido Crainz, docente universitario, autore di molti libri sulla storia del ’900 pubblicati per le edizioni Donzelli (è da pochi giorni in libreria la sua ultima pubblicazione ‘Ombre d’Europa, nazionalismi, memorie, usi politici della storia’, Feltrinelli). Crainz ha ripercorso alcune tappe significative e antiche del progetto di un’Europa impossibile, sottolineando l’importanza della formazione di un’opinione pubblica europea: da Dostoevskij che affermava “non escludete la cultura russa dall’Europa” a Victor Hugo che nel 1849, anno del congresso internazionale della pace, faceva appello a una “fraternità europea”, immaginando un tempo in cui non vi sarebbero state più guerre ma solo mercati, un Senato e un suffragio universale. Vi sarà poi per questo sogno una visionaria speranza di futuro nell’Europa devastata dalla Seconda guerra mondiale, con il ‘Manifesto di Ventotene’ di Altiero Spinelli, che nel 1941, esiliato nell’Italia fascista mentre Hitler sembra sul punto di vincere la guerra, sogna l’utopia di un’Europa socialista; lo stesso farà Lucien Febvre nella Francia appena liberata. Nel 1950 Robert Schuman farà di questo sogno un progetto politico nella dichiarazione fondativa del 1950, ‘Mai più guerre fra noi’, che avvia la costruzione di un’Europa unita all’interno dello straordinario sviluppo dei primi trent’anni del dopoguerra. Un sogno che sembra trionfare con la caduta del Muro di Berlino e l’allargamento dell’unione all’Europa ritrovata. Purtroppo, ben presto vecchi e nuovi fantasmi riemergeranno e metteranno ancora a dura prova la realizzazione di un futuro che non vuole morire.
Quest’ultima edizione del Convegno è iniziata, come da tradizione, con la presentazione di un libro recentissimo, ancora in stampa per le edizioni La nave di Teseo: ‘Il mio letto è una nave, illusione gioco e fantasia: l’immaginazione nella cura del bambino ospedalizzato’ di Manuela Trinci, psicoterapeuta infantile, saggista e studiosa di letteratura dell’infanzia. In questo ultimo suo libro, tratto dalla sua viva esperienza, si confronta con i problemi mentali dei bambini e degli adolescenti di fronte ai gravi problemi dell’ospedalizzazione. Di capitolo in capitolo, traccia i presupposti teorici del valore della creatività come espressione di sé e del potere curativo dell’immaginare, espone le buone pratiche che consentono ai bimbi malati e ospedalizzati di riappropriarsi di una dimensione domestica gioiosa e legittimamente infantile. Il libro è un appassionato strumento di conoscenza e condivisione rivolto a medici, personale sanitario, educatori, insegnanti, cioè a tutti coloro che ruotano attorno ai piccoli ricoverati e alle loro famiglie. “Come proteggere la mente, la fantasia e l’immaginazione di un bambino o di un adolescente”, si chiede Manuela Trinci, “quando la voglia di giocare, andare a scuola, amare o disobbedire è soffocata da qualcosa di indefinibile che appare nel suo corpo? Come trasformare e rendere pensabili e sostenibili l’assommarsi di emozioni, percezioni, stimolazioni sensoriali indotte dallo stato di fragilità in cui versa? Come aiutare tanti Pollicini persi nel bosco di emozioni oscure a immaginare l’altro e l’altrove di un presente sconcertante che si muove tra corsie e stanze di degenza?”.