laR+ Appunti di storia

Di anni trentacinque e sbarazzino

Castellinaria, il festival con la testa in aria, ma i piedi ben piantati in terra. Con il direttore artistico Zappoli ricordiamo pezzi di passato

Il direttore artistico Giancarlo Zappoli
(Ti-Press)
17 novembre 2022
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«In una sala con trecento persone circa, è stato capace di fermare una standing ovation solamente alzando il braccio davanti a sé. Per la mia generazione è stato il primo Dracula a colori; per quella un po’ più recente è stato Saruman, del Signore degli anelli. Sto parlando di Christopher Lee», che è stato ospite della diciottesima edizione di Castellinaria, nel 2005. «Lee non ha voluto un franco per la sua presenza. Aveva richiesto solo un paio di cose, perché alto un metro e novanta: la business class in aereo da Londra – per non viaggiare con le gambe in bocca – e le misure del letto in albergo», ricorda Giancarlo Zappoli, direttore artistico del Festival del cinema giovane. In ordine sparso «la rassegna ha ospitato Alberto Sordi, che presentò il suo ultimo film come regista, ‘Nestore, l’ultima corsa’, era il ’94»; poi sono arrivati Michele Placido, Marco Müller, Craig Caton-Largent, Pupi Avati (che doveva essere ospite anche quest’anno, ma che ha dovuto rinunciare per questioni di salute), Alessandro Gassmann e molti altri ancora. «Ma il nostro pubblico, affezionatosi negli anni, non viene per l’ospite, certo è ben contento e lieto se questo c’è, ma guarda innanzitutto ai film».


Ti-Press
Christopher Lee

Di aneddoti ce ne sarebbero per riempire il proverbiale libro, perché trentacinque anni sono tanti da raccontare in una sola pagina. Anzi è fisicamente impossibile farceli stare dentro tutti. Senza la pretesa di ripercorrerne per filo e per segno la storia (che sarà piena di buchi, la nostra), tentiamo di raccontare come è cominciata l’avventura di Castellinaria, che nel corso degli anni ha vissuto diverse trasformazioni, indispensabili per stare al passo coi tempi e rimanere sempre giovane con la testa in aria e i piedi piantati per terra, perché il cinema per ragazzi è cosa seria.

In vista della trentacinquesima edizione – che si svolgerà dal 19 al 26 novembre prossimi – facciamo un tuffo nel passato con Zappoli. Apriamo una parentesi: il nostro interlocutore è docente e critico cinematografico, nonché direttore della banca dati Mymovies. Fra i suoi titoli ricordiamo ‘Invito al cinema di Woody Allen’, ‘Éric Rohmer’, ‘Ciak si spia. Il cinema e l’intelligence’.

Spicciamo subito i ruoli, perché la storia è fatta pure di nomi: prima di Zappoli (in carica dall’undicesima edizione) alla direzione artistica ci sono stati Ambrogio Pellegrini (il primo), Gino Buscaglia, Domenico Lucchini. Eccoci allora alla presidenza, ruolo ricoperto da Sergio Barenco (il primo), Brenno Martignoni, Franco Lazzarotto, Gino Buscaglia e ora Flavia Marone.

Come è cominciata

«All’inizio io non c’ero – puntualizza subito Zappoli –, ma so che erano in quattro ad aver avuto l’idea, fra cui Gino Buscaglia». Quei quattro erano partiti da una constatazione molto semplice: «In Ticino, anzi in tutta la Svizzera, non c’erano manifestazioni cinematografiche per ragazzi». Tutto ha inizio, racconta ancora, al Cinema Forum, era il 1988 e allora si chiamava Film festival ragazzi Bellinzona: la prima rassegna internazionale di cinema rivolta ai giovani dalla scuola elementare in su (le superiori furono coinvolte negli anni successivi), nata nella capitale cantonale, non competitiva, perlomeno quell’anno. Un impianto che, eccetto alcuni adattamenti, resterà invariato negli anni.

Il nome serioso verrà cambiato a partire dall’undicesima edizione nello sbarazzino Castellinaria: «L’idea, da una parte, era identificare il festival con la Città. Dall’altra, legarlo al modo di dire "costruire castelli in aria", spesso rivolto ai bambini che fantasticano senza avere fondamenta. Da parte nostra, invece, volevamo dimostrare che non è così». Anche la dicitura "Festival del cinema giovane" marca un’apertura, un passo verso l’inclusione degli adulti, con il consolidamento progressivo di un’offerta chiara anche per loro e per le famiglie. Nel "cinema giovane" i grandi possono trovare gli strumenti per crescere ed educare i propri figli (le parole sono della presidente Flavia Marone), che a loro volta hanno la possibilità di acquisire mezzi per leggere ciò che accade loro attorno. Fra i significati e gli obiettivi della rassegna.

La prima madrina non si scorda mai

La prima edizione, svoltasi dal 18 al 23 settembre 1988, aveva in programma una dozzina di proiezioni (aumentate nel corso degli anni) e una serie di manifestazioni collaterali, proprio come oggi. Madrina dell’evento fu nientemeno che Giulietta Masina – fra le più importanti attrici italiane che recitò fra gli altri con Fellini, Rossellini, Comencini – che era ambasciatrice Unicef, associazione patrocinatrice del festival. Come in anni recenti, anche la prima edizione era accompagnata da una mostra: un’antologica inedita nelle sale di Palazzo Civico dedicata ai disegni originali tratti dai lungometraggi animati di Bruno Bozzetto (il papà del Signor Rossi, celebre personaggio nato nel 1960). Nell’Ottantanove, la mostra è stata dedicata invece ai cento anni di Charlie Chaplin, allestita in collaborazione con la Cinémathèque di Losanna, così come una retrospettiva, inaugurata dalla proiezione de ‘Il grande dittatore’, pellicola che verrà riproposta anche quest’anno. Un’edizione, la seconda, che ha visto anche il cambiamento a rassegna competitiva con il Gran Premio Città di Bellinzona assegnato da una giuria composta da ragazzi (allora delle scuole elementari e medie). Sin dagli esordi «le giurie non sono professionali, vale a dire che i ragazzi votano autonomamente, seppur seguiti da un animatore, dopo una preparazione in linguaggio cinematografico. Il loro verdetto è sacrosanto», chiarisce Zappoli.

I passi per crescere

Fra le peculiarità di ieri e di oggi c’è il legame con la scuola e «l’offerta agli scolari di materiali di accompagnamento, quelli che poi sono stati definiti in maniera formale schede didattiche su cui lavorare e soprattutto riflettere, ma che non perseguivano e tuttora non lo fanno alcun intento esaminatore, perché trasformare il cinema in materia scolastica è il modo per ammazzare tutte le emozioni», chiosa Zappoli.

Nel corso del tempo Castellinaria ha saputo trasformarsi sull’impulso di imprevisti e nuovi stimoli: è stato chiamato ad adattarsi, ma ha anche saputo proteggere la sua identità. Si è aperto per esempio a nuove modalità comunicative puntando sui social: «Se proponiamo un cinema giovane non possiamo usare ancora i caratteri mobili di Gutenberg», commenta divertito il nostro interlocutore. La rassegna ha dovuto contemplare anche modalità di fruizione alternative, per esempio durante la pandemia: «La sfida più grande degli ultimi anni, che si è rivelata però un’opportunità per raggiungere quelle realtà che non hanno possibilità di partecipare in presenza». Il Covid ha accelerato il processo di digitalizzazione dell’evento, mantenuto in parte anche per l’edizione 2022. I cambiamenti si sono susseguiti e hanno riguardato anche la programmazione, oltre ai concorsi man mano si sono aggiunti fra gli altri le proiezioni domenicali per le famiglie e Castellincorto, una sezione autonoma…»; così come la rete di collaborazioni ampliatasi nel tempo.

Fra i cambiamenti significativi anche quello delle sedi: dapprima dal Cinema Forum all’Espocentro, «dove c’è stata la necessità di attrezzare una sala cinema di sana pianta con un foyer che fosse luogo di incontro e ristoro», rammenta Zappoli. Un allestimento che «ha costituito uno sforzo economico non indifferente». Il direttore si attarda sulla questione della sala «perché non è solo spazio di visione, ma anche luogo per rendere onore al lavoro di attori e registi con proiezioni di qualità». Ha quindi ricordato a mo’ di esempio la presentazione ‘Del perduto amore’, film di Michele Placido: «In una scena, Giovanna Mezzogiorno attraversa una piazza e i suoi passi risuonano forti sul selciato. Dopo la proiezione, Placido mi disse che per mixare quel rumore in post produzione impiegò due giorni e che alla Mostra del cinema di Venezia non li aveva sentiti. Mentre a Castellinaria sì». Tornando alla voce "sede", da quest’anno, il cuore di Castellinaria batterà al Mercato Coperto di Giubiasco, sua nuova casa.

Trasformazioni che hanno interessato quindi vari ambiti, ma stavamo per dimenticarne una, fra le principali: dal proiettore al computer. Ogni strumento pianta le sue grane quando capita la giornata storta, come quella volta «quando l’elastico professionale che fa girare le ruote all’interno del meccanismo del proiettore si ruppe. A Zurigo c’era il ricambio. Un’auto partì da lì e una da Bellinzona, l’idea era che si incontrassero a metà strada, per garantire la proiezione serale. La visione in anteprima la svolgemmo con un elastico comune e andò liscia».


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In attesa

In Biblioteca

I manifesti in mostra

Alla Biblioteca cantonale di Bellinzona è stata allestita l’esposizione ‘Il cinema nel manifesto’, inaugurata lo scorso 15 novembre e visitabile fino al 25 prossimo. L’esposizione propone i lavori realizzati per Castellinaria dalla sezione grafica del Centro scolastico per le industrie artistiche (meglio noto come Csia) dal 2009 al 2019, ovvero per undici edizioni.