laR+ Arte

Al Masi l’arte fluida di Johanna Kotlaris, Premio Manor 2024

Un film, un libro, una mostra: il Museo d'arte della Svizzera italiana ospita fino al 6 gennaio il progetto ‘Humere’

Veduta dell’allestimento ‘Johanna Kotlaris. HUMERE’, Premio Culturale Manor 2024 Ticino
(Gabriele Spalluto © MASI Lugano)
4 ottobre 2024
|

Una grande vela bianca disordinatamente distesa sul pavimento e una cima rossa che, dall’ingresso, porta all’ampio spazio del Livello -2 del Lac. ‘Humere’, il progetto dell’artista Johanna Kotlaris vincitrice del Premio culturale Manor 2024 Ticino, accoglie così il pubblico del Museo d’arte della Svizzera italiana, con una vela afflosciata che rimanda all’idea di naufragio, di un qualche tragico evento legato all’acqua. La sintetica presentazione del progetto ci svela che il titolo, ‘Humere’, è latino: significa essere umido, bagnato, ma il termine ha anche portato a umorismo.

Capiamo di trovarci all’inizio di una complessa e giocosa serie di rimandi e di significati, di un percorso caratterizzato dall’acqua, dalla fluidità, dall’indeterminatezza. Anche come forme artistiche scelte da Kotlaris. La cima rossa avvolge infatti uno dei grigi pilastri dell’immensa sala, percorre una seconda vela ancora più grande della prima, supera altre opere alle pareti e alcuni oggetti apparentemente abbandonati per terra e ci conduce dietro un muro.

Qui, anticipata da un vivace paesaggio sonoro, scopriamo un’altra ‘Humere’ che è non solo il nome del progetto, ma anche quello di un film e della sua protagonista. Un vero e proprio film, non il semplice filmato di una videoinstallazione: potremmo parlare di progetto multidisciplinare – che oltretutto non si ferma al cinema ma arriva anche alla letteratura con una sorta di romanzo epistolare avviluppato in una sublimazione del classico catalogo da mostra d’arte – ma in realtà qui le varie discipline non è che dialoghino, ma spariscono. Siamo in un museo d’arte, Johanna Kotlaris ha vinto un premio dedicato alle arti visive ma sembra semplicemente subire questa etichetta, senza identificarsi in questa o quella categoria. Di ‘Humere’ (nel senso del film) ha fatto da sceneggiatrice, regista, attrice, montatrice, musicista ma si tratta «di etichette che non hanno molta importanza per me», ha spiegato durante l’anteprima per la stampa del progetto: quello che conta non è la specifica forma artistica, ma la creatività che cerca la maniera migliore per manifestarsi, incurante di limiti e categorie. Lo si vede anche nella biografia di Kotlaris: nata nel 1988, ha inizialmente studiato design, professione ben presto abbandonata, e senza rimpianti, per dedicarsi a una libera espressione artistica.

Poi certo, limiti e categorie alla fine tornano e si impongono: forse non nella visione artistica di Johanna Kotlaris, ma quantomeno nel pubblico che a quelle categorie giocoforza ricorrono nel godere e soprattutto nell’interpretare ‘Humere’ e ora percorrono uno spazio dominato da una installazione artistica, ora leggono o sfogliano un libro, ora guardano delle opere in cartongesso e pittura fotosensibile, ora guardano un film con una struttura e una coesione interna. Film che alla fine risulterà un po’ sacrificato nel contesto di una mostra d’arte per quanto, con il moltiplicarsi degli schermi, il cinema da tempo fa i conti con spazi ben peggiori del Masi con le sue panche. Tuttavia, e benché la stessa Kotlaris lasci la piena libertà al pubblico di vedere sequenze a caso del film, consigliamo al pubblico di prestare particolare attenzione alla “canzone dell’estetista” (non diciamo altro per evitare spoiler).

Zombi bagnata, zombi fortunata

Verosimilmente ‘Humere’ (nel senso del film) sarà presentato a qualche festival cinematografico; le opere realizzate per il Museo d’arte della Svizzera italiana saranno esposte in altri spazi, il libro proseguirà la propria vita editoriale indipendentemente dalla mostra di cui reca traccia del colophon. Intendiamoci: ‘Humere’ (adesso nel senso del progetto) è un qualcosa di unitario, con temi ed elementi ricorrenti che ci si può divertire a seguire e inseguire: la stella, la moneta, le parole “Travel” e “Saint” oltre ovviamente all’acqua, giusto per citare i più evidenti. Ma è inevitabile, riflettendo e riferendo di questo progetto scomporre questa unità e allora eccoci a parlare di ‘Humere’ il film.

Siamo indubbiamente dalle parti del cinema sperimentale, con una riuscita e divertente ripresa – quasi una satira – di due generi decisamente lontani come l’horror e il musical. La protagonista, Humere, è una zombi che ritroviamo, sempre completamente bagnata verosimilmente perché morta annegata, impegnata in incontri e conversazioni con personaggi apparentemente normali ma in realtà ancora più surreali di lei. È una sorta di viaggio di formazione costruito intorno alla difficoltà di conoscere sé stessi e gli altri. Ambientato in una Berlino lievemente distopica – inquietante soprattutto il bel quartiere ministeriale lungo la Sprea, la Band des Bundes –, il film ha un finale aperto, in una ambiguità lasciata per evitare facili e rassicuranti morali.

Jessica, Jessica, Jessica

Humere, nel film, incontra vari personaggi. Ma nessuna Jessica: lei la incontriamo, o meglio la accerchiamo, nelle pagine del libro intitolato ‘Jessica Jessica Jessica’. Come accennato, si tratta di una raccolta di lettere che Johanna Kotlaris scrive a questo misterioso personaggio, un insieme di istantanee tra prosa e poesia che restituiscono il racconto di una relazione intima e passionale della quale restano solo pagine bianche.

Johanna Kotlaris leggerà – in inglese, ma alcune pagine del libro sono anche in francese, tedesco e italiano – alcune di queste lettere in un ‘reading’ che si terrà al museo oggi alle 18 in un evento organizzato in collaborazione con LacEdu.

Poi certo, è comunque una pubblicazione a corredo di quella che, per quanto atipica, è una mostra d’arte. La funzione svolta dal catalogo, di descrizione delle opere esposte, è così svolta da alcune lettere – questa volta autentiche – che le curatrici del progetto Francesca Benini e Taisse Grandi Venturi si sono scambiate con Johanna Kotlaris.