‘Emilio Balli: lo sguardo di un locarnese sul mondo’ racconta il viaggio intorno alla terra del fondatore del Museo di Locarno. Dall’11 settembre
Bisogna che ci cacciamo nell’interno. È il dovere d’ogni buon viaggiatore.
È un freddo becco. Il fotografo si sarà sicuramente raccomandato di stare immobili, altrimenti l’immagine sarebbe uscita sfocata. E come muoversi con quel freddo becco. La foto è uscita bene, anzi, è molto bella in effetti. Il solo movimento è il cadere dell’acqua delle cascate del Niagara: pare morbida, leggera, nonostante la furia della sua portata. Emilio Balli e il suo compagno d’avventura Alfred Bertrand sono in viaggio – per mare e per terra – da una manciata di mesi.
Memore del periplo di Phileas Fogg e Jean Passepartout raccontato da Jules Verne nel ‘Giro del mondo in ottanta giorni’ (uscito come feuilleton nel 1872), il poco più che ventenne locarnese Emilio (1855-1934) decide di partire alla volta del mondo, animato da una grande curiosità e dalla passione per storia, archeologia, scienze naturali, malacologia, numismatica. Entra in contatto con la Société des Voyages d’Études Autour du Monde (Sveam) che propone viaggi a forfait attorno al mondo, usanza che va prendendo piede alla fine dell’Ottocento, inserendosi nel solco della tradizione settecentesca del Grand Tour d’Europa, ultima fase della formazione dei giovani borghesi. Per affrontare quei peripli affatto scontati, oltre a una buona dose di audacia, era necessario anche un bel portafogli. Acquistato il biglietto, raggiunta Marsiglia, Emilio si imbarca sulla nave a vapore Junon che salperà dal porto il 2 agosto 1878. Dopo gli scali a Gibilterra, Madera, Capo Verde, la nave affronta la traversata atlantica e attracca al porto di Rio de Janeiro il 5 settembre. Da lì: Montevideo, Buenos Aires, Stretto di Magellano, Patagonia, Valparaiso e su per gli altri paesi dell’America Latina fino ad attraccare a Panama, dove la spedizione si ferma. Economicamente in cattive acque, la Sveam abbandona il giro: buona parte dei partecipanti e dell’equipaggio (chi non è morto di febbre gialla per lo meno) farà ritorno in Europa. Eccetto quattro intrepidi, fra cui Emilio Balli e Alfred Bertrand (anch’egli svizzero) che continueranno autonomamente il giro, fatto piuttosto eccezionale per l’epoca. Visitano il Nordamerica, partendo da New York salendo fino in Canada e scendendo fino a San Francisco, dove si imbarcheranno (è il 21 gennaio 1879) alla volta del Giappone (che Balli adora), addentrandosi sempre più nel Continente asiatico. Visitano Cina, India arrivando infine in Egitto. Ammirate le meraviglie di Giza, il pioniere globetrotter si reca ad Alessandria, da dove salpa con la nave diretta a Marsiglia. Il 29 settembre 1979, Balli mette il punto a un periplo durato un anno, un mese e 27 giorni e raccontato nelle lettere spedite ai fratelli.
Raccoglitore di pezzi di mondo, Emilio tornerà alla casa paterna a Locarno (l’omonima villa in Città Vecchia), portando con sé – quando non arrivati per posta – cimeli di vario genere: semi, piante, conchiglie, reperti archeologici e fotografie che costituiscono una ricca camera delle meraviglie. Settecento e più fotografie comperate in giro per il mondo e attaccate in quattordici album in pelle, custoditi in un mobile realizzato ad hoc e rivestito internamente di velluto. Una quarantina di queste immagini sono state selezionate per la mostra ‘Emilio Balli: Lo sguardo di un locarnese sul mondo. Diario fotografico del viaggio intorno al mondo del 1878-1879’ allestita nelle sale al primo piano del Museo Casorella di Locarno, presentata ieri alla stampa dal direttore dei Servizi culturali Rodolfo Huber accompagnato dal pronipote di Emilio Alessandro Botteri Balli, il ricercatore del Dipartimento di geografia dell’Università di Ginevra Raphaël Pieroni e dal presidente del Museo di Valmaggia Elio Genazzi. L’allestimento ripercorre l’itinerario del viaggio compiuto attorno al mondo da Emilio seguendo il filo rosso (letterale) della cronologia. Oltre alle fotografie, una teca in vetro mostra alcuni documenti conservati scrupolosamente dal viaggiatore e un samurai.
Un’esposizione che ha fra i suoi intenti omaggiare il fondatore del Museo di Locarno, che è stato altresì una figura chiave della cultura regionale fra il XIX e il XX secolo. Nato a Locarno il 27 aprile del 1855, Emilio Balli è l’ultimo degli undici figli di Valentino Alessandro Balli (commerciante di stoffe) e Regina Della Via. Dopo aver studiato al collegio dei padri Barnabiti di Monza, Emilio frequenta l’Università di Lovanio. Eletto in Gran Consiglio un paio di volte, nel 1891, Balli partecipa alla Costituente cantonale. A lui si deve fra gli altri il Club alpino ticinese e la Società di scienze naturali, senza dimenticare l’impegno profuso per la promozione degli scavi archeologici nel Locarnese. Dall’aria severa – seppur non l’abbia conosciuto, lo ricorda così il pronipote nel suo intervento scritto pubblicato nel catalogo della mostra –, Emilio Balli era "un uomo autorevole, di grandi principi morali, a parte il vizio del fumo", il toscano fra le dita, nelle foto che lo ritraggono, è quasi un attributo. I suoi discendenti hanno conservato le sue collezioni (in gran parte inedite) e dal 1997 si impegnano per valorizzarne la figura. Questa esposizione si innesta nei progetti che coinvolgono il Dipartimento di geografia e dell’ambiente dell’Università di Ginevra e il Museo di Valmaggia di Cevio, dove l’anno prossimo, da aprile, verrà allestita una mostra a tuttotondo dedicata al "pioniere globetrotter", di cui questa locarnese è preludio.
La mostra aprirà i battenti domenica 11 settembre e sarà visitabile fino all’8 gennaio 2023. L’inaugurazione si svolgerà domani, sabato 10 settembre, dalle 17.30 e vedrà anche la partecipazione dei musicisti del Conservatorio della Svizzera italiana. Durante la serata verrà proiettato il cortometraggio ‘Incontrando Emilio’ del giovane regista Davide Maria Valsecchi.
Info: www.museocasorella.ch.