Arte

La storia dell'auto in cento manifesti

Dall’epoca muscolare e machista a quella dell’eleganza alle utilitarie: al m.a.x.museo di Chiasso arriva la passione per l'auto

6 ottobre 2018
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L’automobile ha cambiato tutto. Ce ne rendiamo conto soprattutto adesso che – attenti alla gestione del territorio, al traffico, all’inquinamento atmosferico e acustico – si cerca quasi di tornare indietro, di riconquistare spazi e tempi precedenti la diffusione di massa dell’automobile. Ma è anche vero il contrario: tutto ha cambiato l’automobile. Perché se è vero che i ritmi di vita, le relazioni sociali e gli spazi si sono adeguati alle macchine, lo è altrettanto che le macchine stesse si sono adeguate a stili, sensibilità, costumi.
È una storia lunga e complessa quella che parte dai primi modelli nati ancora alla fine dell’Ottocento – fondamentalmente delle carrozze cui vengono tolti i finimenti – e arriva fino alle linee attuali, passando per utilitarie, auto sportive, da corsa. Una storia che possiamo ripercorrere a Chiasso, a partire da domenica 7 ottobre, in praticamente due esposizioni: al m.a.x. museo (fino al 27 gennaio) attraverso grafiche pubblicitarie, disegni, cartoline e oggetti di design; allo Spazio Officina (fino al 9 dicembre) attraverso dodici modelli iconici, dalla Prinetti & Stucchi del 1899, alla Iso Rivolta Vision del 2017, passando per Bugatti, Alfa Romeo, Lamborghini e Ferrari.

La passione

“Auto che passione!” è il titolo della mostra che sarà inaugurata oggi alle 18. Titolo che dà subito l’idea della prospettiva, innanzitutto emozionale, scelta per l’allestimento curato da Marco Turinetto del Politecnico di Torino e dalla direttrice del m.a.x.museo Nicoletta Ossanna Cavadini. Perché l’auto è, e viene presentata dalla pubblicità, un oggetto che emoziona e diventa quindi interessante seguire l’evoluzione di queste emozioni.
Iniziando dal bosco di manifesti che accoglie il visitatore prima ancora di entrare negli spazi museali, con una trentina di pannelli dedicati alle creazioni del ‘car designer’ Andrea Zagato. Dalla algida eleganza delle auto contemporanee si passa, nell’atrio, alla amichevole ‘Voiture Maximum’ disegnata da Le Corbusier nel 1928, che troviamo con un prototipo in legno, prestito del Museo nazionale dell’automobile di Torino, partner del m.a.x.museo in questo progetto espositivo.
Entrando finalmente nel percorso espositivo, scopriamo vari fasi. Si inizia da quella muscolare e machista dei primi anni, dove l’automobile era innanzitutto potenza e la bellezza è, per citare il manifesto del futurismo di quegli anni, “un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia”. Abbiamo poi la fase dell’eleganza – che Nicoletta Ossanna Cavadini fa coincidere con il cambio di genere, da maschile a femminile, imposto da D’Annunzio (notato che nel manifesto “un” era senz’apostrofo?) – che troviamo anche in numerosi oggetti di design presenti; il boom economico, l’auto oggetto di massa e di lavoro.
Poi, lentamente, non solo la grafica lascia il posto alla fotografia, ma il mondo circostante sparisce dalla comunicazione e rimane solo l’automobile – eccezione significativa la Citroën Dyane, pubblicizzata come veicolo giovane (ed economico).