Caso Tpc/Ermani. Per i due giudici il Consiglio della magistratura avrebbe violato il segreto d'ufficio e mostrerebbe parzialità e accanimento su di loro
Il clima si fa rovente al Palazzo di giustizia. I giudici del Tribunale penale cantonale (Tpc) Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti hanno ricusato il Consiglio della magistratura in relazione alla fuga di notizie sull’apertura di un procedimento disciplinare a loro carico. L’istanza di ricusazione è stata presentata nelle scorse ore dal legale dei due giudici, l’avvocato Marco Broggini. Secondo Quadri e Verda Chiocchetti, il Cdm non solo avrebbe violato il segreto d’ufficio ma mostrerebbe anche parzialità e accanimento nei loro confronti.
Sullo sfondo c’è sempre il presunto caso di mobbing subìto da una segretaria del tribunale da parte di una collega. Caso segnalato mesi fa da Quadri e Verda Chiocchetti, seguendo le vie di servizio, alla commissione amministrativa, il vertice, del Tribunale d’appello, di cui il Tpc fa parte. I due giudici avevano riferito inoltre di una situazione di lavoro a loro dire difficile in seno al Tribunale penale da ricondurre ai tre colleghi: il presidente Mauro Ermani, il vice Marco Villa e Amos Pagnamenta. L’incarto è successivamente finito alla Sezione risorse umane dell’Amministrazione cantonale, che ha segnalato Ermani al Consiglio della magistratura. Ermani, Villa e Pagnamenta hanno segnalato a loro volta al Cdm Quadri e Verda Chiocchetti. I quali hanno poi denunciato i tre per diffamazione e hanno segnalato Ermani per il possibile reato di pornografia in merito alla foto presa dal web dei due peni giganti di plastica, con una signora seduta in mezzo e la scritta ‘Ufficio penale’, trasmessa via WhatsApp nel febbraio 2023 dal presidente del Tpc alla segretaria presunta vittima del mobbing. Secondo il procuratore pubblico straordinario Franco Passini, l’invio di quella foto non configurerebbe il reato di pornografia. Sull’opportunità di quel gesto, ribadiamo, ci sarebbe invece molto, ma molto da discutere. Passini deve invece ancora occuparsi del reato di diffamazione prospettato da Quadri e Verda Chiochetti per il contenuto della segnalazione fatta da Ermani, Villa e Pagnamenta.
Breve ma dura l’istanza di ricusazione dell’intero Consiglio della magistratura, inoltrata dopo che mercoledì scorso il portale ‘Liberatv.ch’ aveva scritto dell’avvio di un procedimento disciplinare nei confronti dei due magistrati. Uno dei quali, Quadri, era stato interpellato il giorno prima dal giornalista per avere conferma del passo compiuto dal Cdm. Il giudice era però all’oscuro di tutto. Motivo: il legale suo e di Verda Chiocchetti era all’estero in vacanza e quindi non ha potuto ritirare la raccomandata del Consiglio della magistratura. Verificata l’esistenza del procedimento disciplinare, che il Cdm avrebbe aperto dopo il non luogo a procedere per il reato di pornografia, Quadri ha confermato al portale l’informazione.
Informazione che, per i due giudici, proverrebbe unicamente dal Consiglio della magistratura, dato che soltanto quest’ultimo era al corrente del procedimento non avendo l’avvocato Broggini potuto ritirare in quei giorni la raccomandata e dunque comunicare ai suoi clienti la decisione del Cdm di aprire nei loro riguardi un nuovo procedimento disciplinare. Una fuga di notizie pilotata, stando all’istanza di ricusazione. E che dimostrerebbe, si aggiunge nella medesima, la volontà di accanirsi su Quadri e Verda Chiocchetti. Un modo di agire, rincarano gli autori dell’istanza, che non soltanto denoterebbe prevenzione e accanimento, ma che costituirebbe anche una evidente violazione del segreto d’ufficio. Non solo. Per i due giudici e il loro legale, le dichiarazioni del Cdm, rese attraverso il suo presidente, il giudice Damiano Stefani, nei giorni seguenti a quello in cui ‘laRegione’ ha pubblicato la foto dei due falli giganti di plastica spedita da Ermani alla segretaria, denoterebbe una parzialità di giudizio. Il Cdm insomma, ritengono, si sarebbe schierato manifestamente a favore dei segnalanti (Ermani, Villa e Pagnamenta) e contro i segnalati (Quadri e Verda Chiocchetti).
Sull’istanza di ricusazione dell’intero Cdm sarà il plenum del Tribunale d’appello a esprimersi. In caso di accoglimento? “In caso di accoglimento della domanda, il Tribunale di appello designa i nuovi membri, nel rispetto delle norme sulla costituzione e sui requisiti dei membri del Consiglio della magistratura”, stabilisce la Legge sull’organizzazione giudiziaria.
Ieri la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ ha segnalato al pp straordinario Passini e al Cdm altre, discutibili, foto, di cui è entrata in possesso tramite lettera anonima, inviate (queste nel 2020) da Ermani alla segretaria. Oggi, sempre a Palazzo delle Orsoline a Bellinzona, ha incontrato, da lei convocato, il Consiglio della magistratura. Presente una delegazione dell’autorità che vigila sul funzionamento del sistema giudiziario ticinese con poteri disciplinari sulle toghe. Era composta dal presidente Stefani, da Andrea Balerna e dalla cancelliera Lara Ghirardelli. «Il Cdm, al quale abbiamo posto una serie di domande, ha evidenziato dei problemi operativi dovuti a vuoti legislativi – spiega, da noi contattato, il presidente della ‘Giustizia e diritti’, il deputato del Centro Fiorenzo Dadò –. La commissione sta già lavorando a un’iniziativa elaborata, che verosimilmente verrà firmata nella riunione di lunedì prossimo perché sia discussa nella sessione parlamentare di ottobre, per colmare questi vuoti». Concretamente? «L’obiettivo è di ampliare la possibilità per il Cdm di adottare misure cautelative durante un procedimento penale e disciplinare a carico di un magistrato», indicano i granconsiglieri del Plr Matteo Quadranti e Cristina Maderni, entrambi della ‘Giustizia e diritti’.
Da nostre informazioni, la commissione parlamentare avrebbe inoltre scritto al presidente del Tribunale d’appello Giovan Maria Tattarletti, invitandolo a convocare il plenum dei giudici per discutere della situazione creatasi al Tribunale penale cantonale e in particolare della sua attuale dirigenza.