Il deputato socialista interroga il governo, cita la sentenza del Tribunale federale e attacca: ‘Il governo faccia rispettare la giurisprudenza’
Per adesso a Lugano, ma prossimamente anche in altre città del Canton Ticino. Uber è arrivato anche nella Svizzera italiana, e intende radicarsi ancor di più. Alle preoccupazioni dei tassisti luganesi, già raccolte da ‘laRegione’ il giorno del lancio del servizio di trasporto persone Uberx anche in Ticino, si somma anche quella del Partito socialista. Il deputato al Gran Consiglio Yannick Demaria, infatti, con un'interrogazione inoltrata al Consiglio di Stato vuole vederci chiaro e anche sapere quali misure intenda adottare il governo “per verificare e garantire la legalità della piattaforma”.
Perché Demaria parte da una premessa che è la pietra angolare dell'atto parlamentare: “A livello nazionale, il modello su cui si fonda Uber è stato definito dai sindacati (Unia) ‘il più grande scandalo di lavoro nero che la Svizzera abbia mai avuto”. Il granconsigliere socialista, infatti, riprende la sentenza con cui il Tribunale federale nel 2022 “ha statuito che, in virtù dei rapporti di lavoro stabiliti con questa piattaforma, gli autisti e le autiste in quota Uber devono essere considerati lavoratori dipendenti a tutti gli effetti e che l'azienda deve sottostare alle leggi sul lavoro e versare i contributi sociali”. Semplice, no? Per niente, invece. Perché, riprende Demaria, “Uber aveva sempre rifiutato di ottemperare a questi obblighi, sostenendo che i suoi collaboratori dovessero essere considerati come ‘indipendenti’, una pratica scorretta che, in virtù della sentenza citata, l'ha costretta a versare 3,8 milioni di franchi di risarcimento a chi aveva lavorato alle sue dipendenze”.
La preoccupazione monta perché “a Ginevra, ora, collabora solo con aziende di trasporto locali e i loro dipendenti, sulle quali scarica questi oneri”. E malgrado questa sentenza dell'Alta corte, “i responsabili dell'azienda non sembrano volersi conformare e volerla rispettare”. Perché? Perché “per quanto riguarda altre città svizzere, compresa Lugano, continuano a dichiarare che ‘Uber è un intermediario e non assume gli autisti che usano l'applicazione Uber”.
Insomma, la sentenza del Tribunale federale per Demaria “ha messo in luce come questa multinazionale di San Francisco abbia sfruttato illegalmente migliaia di lavoratori privandoli della copertura assicurativa in caso di infortuni, perdita di guadagno per malattia, pensionamento e congedo maternità, ma anche negando il salario minimo previsto nel Canton Ginevra”. In più, “Uber non rimborsa ai suoi autisti i costi per i veicoli, le attrezzature e i telefoni cellulari. Il sindacato Unia valuta che, fino al 2022, accanto alle trattenute su questi lavoratori, per un totale stimato tra i 60 e i 100 milioni, si debbano calcolare 20 milioni di mancati contributi previdenziali”.
Oltre a tutti quelli elencati, il “dato preoccupante” per il deputato socialista è che Uber “continua a dichiarare il suo rifiuto di assumere lo status di datore di lavoro dotandosi di una struttura giuridica”. Per questo, Demaria chiede al Consiglio di Stato cosa possa mettere in campo per far applicare la giurisprudenza, se ha controllato le pratiche aziendali di Uber, cosa intenda fare per combattere la disparità di trattamento e la concorrenza sleale e, più in generale, quali misure intenda adottare per combattere le piattaforme elettroniche che praticano dumping.