I liberali radicali prendono posizione e parlano di ‘situazione tesa e grave’. E al Dipartimento istituzioni chiedono di ‘agire, agire, agire’
“La situazione è tesa e grave”. Non solo in seno al Tribunale penale cantonale dove regna il caos tra segnalazioni, controsegnalazioni e una denuncia tra giudici, presunto mobbing verso una segretaria e il presidente del Tpc, il giudice Mauro Ermani, che ha inviato un'immagine che ritrae una donna seduta tra due falli giganti e la scritta ‘Ufficio penale’ a una segretaria. Ma proprio nel settore della giustizia. E il Partito liberale radicale ha deciso di prendere posizione, con un comunicato diffuso alla stampa, nel quale afferma che “la giustizia ticinese oggi è in imbarazzo”, certo. Ma “cosa è stato fatto negli ultimi dodici anni?”, chiede retoricamente – ma fino a un certo punto – tirando in ballo il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi.
“La delicata situazione in cui la giustizia ticinese versa in questi mesi è fonte di preoccupazione e imbarazzo – scrive il Plr – non soltanto tra addetti ai lavori e politica, ma anche nella popolazione”. Anche e soprattutto perché “il terzo potere dello Stato ha la necessità di essere credibile, autorevole e rispettato agli occhi dei cittadini”. Questa credibilità, scrivono i liberali radicali, “va urgentemente ritrovata proponendo soluzioni concrete all'attuale caos”. Con una base di partenza che viene ritenuta solida, dal momento che “le proposte contenute nella risoluzione elaborata dalla Sottocommissione giustizia per il Plr sono condivisibili e vanno quindi sostenute”. Tutto molto bello, ma va da sé che per i liberali radicali “la direzione politica della giustizia spetta però al Dipartimento delle istituzioni, dal quale da anni (oltre dodici) attendiamo concreti segnali per una vera riforma”.
Quindi il discorso, nella sua complessità, è semplice: “Come Plr, dal Dipartimento ci attendiamo con urgenza decisioni, misure concrete, riforme: in una parola, soluzioni. Ci opponiamo invece all'idea di istituire l'ennesima ‘task force’, classico strumento dove si perde gran parte del tempo a individuare i membri e a decidere quali siano le possibili piste di lavoro, senza poi arrivare a risultati tangibili”.
L'attualità parla miserevolmente da sola: “Per il Plr è fondamentale che i fatti vengano chiariti in modo rapido, ma il compito di svolgere gli accertamenti necessari va lasciato alle autorità preposte, quindi al procuratore straordinario appena nominato e al Consiglio della magistratura”. Un'attualità che, però, rileva la deputata liberale radicale Cristina Maderni, «è solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo perché secondo noi quanto successo negli ultimi mesi, se non anni, è la dimostrazione di quanto la situazione nella giustizia sia preoccupante».
Ma quindi, domanda secca e risposta secca: è vero che questa presa di posizione è un attacco a Norman Gobbi? «È vero», risponde Maderni. Nella misura in cui «la Sottocommissione giustizia, di cui ho fatto parte, nei suoi lavori finalizzati con la bozza di risoluzione non ha inventato niente, ha solo ascoltato e preso atto dei vari atti parlamentari fermi in attesa di una risoluzione governativa, di un messaggio, di una presa di posizione... poco di questo è arrivato. Ma la Sottocommissione ha lavorato in tempi celeri perché il materiale c'era, al Dipartimento è mancato l'ultimo passo, lo scatto. Un rallentamento non imputabile al Legislativo, ma a un Dipartimento istituzioni che ora ha tempi stretti per rispondere e per presentare i suoi messaggi». Fermo restando, ribadisce Maderni, «che se il Consiglio di Stato non ci darà una risposta favorevole, noi come commissione faremo varie iniziative parlamentari sugli oggetti in questione».
Insomma, Maderni scandisce: «Basta perdere tempo, e basta tergiversare. Adesso è il momento di agire davvero e trovare soluzioni. Non è la prima volta che raccogliamo la preoccupazione del procuratore generale, del presidente del Tribunale d'appello, del Consiglio della magistratura e di tutti i settori della giustizia. Agire, agire, agire».