Un primo incontro dove è stato ribadito che la riduzione di spesa non può evitare le voci principali: personale, contributi a enti terzi e beni e servizi
Un «calcio d’inizio» che ha offerto la possibilità «di capire se Consiglio di Stato e Gran Consiglio parlano la stessa lingua». Per conoscere il risultato finale, ovvero il Preventivo 2025 del Cantone e l’annessa manovra di rientro, bisognerà però aspettare (almeno) verso la fine di settembre. «Mi sembra che di principio ci sia una volontà comune e la constatazione del fatto che, senza una correzione, prima o poi scatta il freno al disavanzo. Qualcosa che si vuole evitare», afferma il presidente della commissione parlamentare della Gestione Bixio Caprara (Plr) al termine dell’incontro con il governo. «La situazione è seria e molto difficile. Il Consiglio di Stato cercherà di proporre tutta una serie di misure di sua competenza e, rispettivamente, ci saranno misure di competenza del legislativo». Dalla metafora calcistica a quella culinaria, per ribadire che «si cucina sempre con l’acqua calda. I temi sono ampiamente risaputi. Le voci principali della spesa del Cantone non sono quaranta, ma tre: personale, contributi a enti terzi e beni e servizi. Evidentemente quando bisogna correggere la spesa occorre parlare di queste voci. Non ci sono miracoli». Si tornerà quindi a discutere di rivedere le costanti che determinano l’erogazione dei sussidi di cassa malati e dovrebbero essere confermate le misure introdotte l’anno scorso e previste su più anni per quanto riguarda gli istituti di cura. Ma non solo, il governo ha infatti già licenziato due messaggi che permetterebbero, se approvati (operazione tutt’altro che scontata), di ritoccare anche le entrate. Si tratta del controprogetto alla tassa di collegamento, che garantirebbe 15 milioni ogni anno, e la possibilità di rivedere il meccanismo della progressione a freddo. «Se l’approccio di base è quello che bisogna aumentare le imposte, ogni misura di correzione della spesa viene affossata di principio. È una strategia legittima che però non ci aiuta ad arrivare al dunque. Se invece c’è più libertà di analizzare le voci di spesa, guardando magari a cosa fanno gli altri cantoni, il discorso cambia», sostiene il rappresentante del Plr.
Parlamento che sarà quindi chiamato a fare la sua parte. «Il Gran Consiglio non può scappare dalle proprie responsabilità. Far politica vuole anche dire metterci la faccia e prendere delle decisioni che magari non piacciono a tutti. È chiaro – prosegue Caprara – che preso singolarmente ogni compito che fa questo Stato è degno di nota e di protezione. Non sono uno che parte dal presupposto che in Ticino si spende a vanvera. Non lo credo. Però d’altra parte c’è il discorso di revisione della spesa, proprio come per un’azienda con molti dipendenti ogni tanto si chiede di rivedere qualche processo e ottimizzare. Bisogna capire come riportare l’equilibrio nei conti cantonali». Anche perché, continua il presidente della Gestione, «è la nostra Costituzione, all’articolo 34, a dire che serve una gestione equilibrata e parsimoniosa delle finanze cantonali».
Tornando alla progressione a freddo. «È un tema molto tecnico, che mi auspico venga prima capito e solo dopo valutato». Questo meccanismo vuole evitare che a un lavoratore che riceve un aumento salariale, dato per compensare la crescita dei costi, venga applicata una nuova aliquota. Questo perché l’aumento non è goduto ma, appunto, riconosciuto solo come compensazione del rincaro. «Per capire se si riconosce o no questa progressione a freddo abbiamo nella legge il limite dell’1 per cento a livello di aumento dell’indice dei prezzi al consumo. Ora, visto che si supera questa soglia ma non c’è l’aumento dei salari nominali, il governo avverte che si sta compensando di più di quello che è la realtà. È una situazione un po’ particolare che richiede una flessibilità nell’applicazione dello strumento. Altrimenti andiamo a compensare una situazione che non è reale».