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Piezzi (Plr): ‘Acque, incentivare l'estrazione degli inerti’

Dopo i danni delle alluvioni, la richiesta al governo: ‘La regolamentazione attuale non è sufficiente, adattarla per interventi più tempestivi’

Una mozione a nome di tutto il gruppo parlamentare
(Ti-Press)
23 luglio 2024
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Incentivare l'estrazione di materiale inerte dagli alvei di laghi, fiumi e torrenti quando si presentano rischi legati alla sicurezza di infrastrutture, zone edificate e zone agricole. A chiederlo, con una mozione inoltrata al Consiglio di Stato per ottenere modifiche legislative in questo senso, è il deputato del Plr Aron Piezzi a nome di tutto il gruppo liberale radicale in Gran Consiglio.

Una mozione che prende le mosse dalla tristissima attualità, considerando come “i recenti disastri alluvionali avvenuti in Vallemaggi, tra le altre cose, non possono non portare l'attenzione usi materiali presenti nei letti del fiume Maggia e dei suoi numerosi affluenti”. Materiali che, annota Piezzi, “sono spesso in esubero, proprio a seguito di alluvioni e/o forti piogge, e che creano inevitabilmente problemi”.

Ciò detto, si parte da un assunto. Cioè la legge. Perché “è utile ricordare – scrive il deputato Plr e già sindaco di Maggia – che l'estrazione di inerti dagli alvei fluviali è definita dalla Legge che regola gli scavi all'alveo di laghi, fiumi e torrenti, così come dal relativo Regolamento e Decreto esecutivo”. Questi interventi, al momento, “possono essere autorizzati per motivi di sicurezza idraulica e garantire il mantenimento di una sezione sufficiente per il deflusso delle acque”. Tuttavia, si continua a leggere nel testo della mozione, “quanto successo di recente dimostra che questa regolamentazione non sia sufficiente, perciò va adattata e visita in modo che si possa intervenire con maggior incisività e tempestività”.

Andare oltre il monitoraggio costante

Insomma, per Piezzi “oltre a un monitoraggio costante e puntuale dei corsi d'acqua, l'estrazione di materiale inerte deve essere favorito laddove sussistono problemi legati alla sicurezza di infrastrutture (ponti, passerelle, strade, tralicci...), zone edificate e zone agricole”. Beninteso, assicura il granconsigliere liberale radicale: “Tali lavori dovranno essere coordinati e autorizzati dagli uffici cantonali competenti, anche per avere uno sguardo d'insieme con altri ambiti che concorrono a delineare gli ambienti fluviali e affinché venga garantito un necessario equilibrio fra sicurezza idraulica e impatto erosivo dei corsi d'acqua”. A dover essere tenuto in considerazione sarà, ad esempio, “anche l'eccessivo abbassamento degli alvei, laddove – invece – si dovrebbe apportare del materiale”.

Piezzi ne è convinto: “I tragici avvenimenti di queste settimane giustificano una seria riflessione critica sulle procedure in atto, che dovrà portare a un cambiamento di approccio in merito alla gestione degli alvei dei fiumi e dei loro affluenti. Mai come in questa occasione dobbiamo dimostrare di mettere in pratica un proverbio assolutamente pertinente: prevenire è meglio che curare”.

La polemica di Mörgeli sulla Mesolcina e la replica di Toschini

Sulla questione dei letti dei fiumi, rimanendo alle tragedie che hanno colpito la Svizzera italiana in questo inizio di estate ma spostandoci in Mesolcina, è ancora fresca la polemica che ha fatto partire da Christoph Mörgeli. Il già consigliere nazionale Udc e oggi giornalista della ‘Weltwoche’, sulle colonne del settimanale, aveva infatti criticato la rinaturazione della Moesa avvenuta tra 2007 e 2009 sostenendo che non si fossero valutati appieno i rischi di un evento estremo. Per Mörgeli “il ripristino di corsi d'acqua a uno ‘stato quasi naturale’ è un'azione rischiosa figlia dell'ideologia ecologista”. Secca, secchissima la risposta che diede al nostro giornale Andrea Toschini, già presidente dell'allora Regione Mesolcina, oggi Regione Moesa: “Nessun nesso causale, sostenere che la rinaturazione del riale Val d'Orbell sia stata la causa della distruzione dell'autostrada è falso”.

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