Comincia in Gran Consiglio l’analisi dei conti dell’anno scorso, ma tutte le attenzioni sono già al Preventivo ’25: e le invocate intese sembrano lontane
«Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie», e il discorso vale sia per le finanze pubbliche sia per il Consuntivo 2023 da oggi all’esame del Gran Consiglio e lontano, per ora, dalla ratifica. È citando Giuseppe Ungaretti che il deputato liberale radicale Bixio Caprara, relatore del rapporto di maggioranza, ha descritto la situazione «fragile» delle finanze cantonali. Una situazione fragile, appunto, che vede un disavanzo di quasi 122 milioni e che per il presidente della Gestione impone una riflessione orientata al domani. «L’esercizio di valutazione dei dati di consuntivo – ha rimarcato oggi pomeriggio in aula – è solitamente una riflessione rivolta al passato. Mai come quest’anno invece il Consuntivo 2023 deve essere visto come un primo passo sull’impegnativo percorso che deve portare il Cantone a un riequilibrio delle proprie finanze. Il Consiglio di Stato sta certamente lavorando al Preventivo 2025 ed è lapalissiano che dovrà esserci una forte condivisione con il Legislativo per poter capire e individuare le misure di contenimento di correzione sostenibili. È la capacità di lavorare insieme che determinerà la riuscita dell’esercizio».
A opporsi, con un rapporto di minoranza, il Ps e i Verdi. Tre le ragioni principali citate dal capogruppo socialista Ivo Durisch, relatore di minoranza: «In primo luogo – illustra – il Consuntivo 2023 non è trasparente. Il peggioramento rispetto al Preventivo è solo apparente a causa della mancata considerazione di alcune voci importanti. Tra queste l’aumento dei premi di cassa malati, l’imposta di circolazione e la distribuzione degli utili della Bns. Se inserite, il disavanzo sarebbe stato di 240 milioni di franchi e avrebbe così infranto il freno al disavanzo, obbligandoci ad affrontare il tema del coefficiente cantonale d’imposta». Non solo. «La situazione delle finanze è fragile – prosegue Durisch – e non permette al governo di affrontare le sfide di oggi, come l’invecchiamento della popolazione e la crisi climatica, e nemmeno quelle di domani, come il crescente disagio giovanile, la mancanza di personale nel settore della giustizia e la costruzione di un nuovo carcere. Una fragilità dovuta alla politica di sgravi portata avanti dalla maggioranza». Non da ultimo. «Con questo Consuntivo – ancora Durisch – si è imboccata la via dei tagli. La non sostituzione del 20% dei partenti ne è la misura più emblematica. Misure dolorose che deprechiamo, ma che continueranno nel 2025 andando a colpire le persone più fragili».
La capogruppo del Plr Alessandra Gianella va dritta al vero tema di giornata, il fatto che oggi questo Consuntivo una maggioranza non ce l’ha: «Preoccupa vedere pochissime firme sul rapporto, solo le nostre e quelle del Centro con riserva. Due partiti di governo su quattro – attacca Gianella – non sono sufficienti, prendere in ostaggio un Consuntivo, quindi soldi già spesi, per dare il cosiddetto ‘segnale politico’, lascia il tempo che trova». Poi certo, c’è da lavorare: «Senza aumenti di imposta, come sancito dal popolo più volte».
Maurizio Agustoni, capogruppo del Centro, sorvola la questione: «Il possibile no della Lega potrà essere archiviato come una curiosa bizzarria, che lascia perplessi ma non suscita in chi vi parla particolari emozioni». Perché il punto è un altro: «In una politica che si lascia volentieri contagiare da eccessivi allarmismi, è andata meno peggio di quanto avrebbe potuto». E per questo «chiediamo da anni, e adesso avremo, un’analisi seria e indipendente della spesa. Come base di partenza per riconoscere che i conti in ordine sono un mezzo per adempiere i compiti, non un obiettivo fine a se stesso da perseguire feticisticamente».
Incendiario o con in mano un petardo bagnato poco importa, il capogruppo leghista Boris Bignasca è fedele alla (sua) linea: «Sull’asilo spendiamo venti milioni in più, sui sussidi ai permessi B quaranta milioni, sul personale stendiamo un velo pietoso, sui mandati pubblici c’è tantissimo da fare... Equilbrio, parsimonia ed economicità non sono valori rispettati da questo Consuntivo, sul quale voteremo no».
Il copresidente e deputato del Ps Fabrizio Sirica da un lato afferma che «l’enorme incidenza dei dividendi della Bns sui conti cantonali dovrebbe farci chiedere se non valga la pena di gestire quest’entrata in un fondo apposito e fuori dai conti», dall’altra attacca a testa bassa: «Con la diminuzione della fiscalità si è andati oltre, nella narrazione della maggioranza si dipinge lo Stato come un vampiro assetato di soldi. Ma a logorare il potere d’acquisto sono la stagnazione dei salari e gli sgravi fiscali, e bisogna tenere conto del 43% dei votanti che hanno detto no agli sgravi ai ricchi dell’ultima riforma fiscale».
Il capogruppo Udc Sergio Morisoli è serafico: «Forse ancora peggio del deficit è la mentalità fatalista, contagiosa e diffusa da uno scollamento tra fantasia e realtà che va avanti da troppi anni e porta il governo a cercare sempre di dar la colpa a qualcosa o qualcuno: mai un’autocritica, mai un’ammissione di colpa». Per i Verdi, Samantha Bourgoin se la prende «con i magheggi e la totale mancanza di trasparenza del Preventivo, che si riflettono nel Consuntivo».
Per Amalia Mirante (Avanti) «anche nel 2023 non si sono gestite con efficacia ed efficienza le risorse pubbliche, se le cose vanno male la responsabilità è delle decisioni prese in quest’aula». Tamara Merlo (Più donne) ricorda che «per la parità si continua a non fare abbastanza», mentre Lea Ferrari (Pc) accusa la Bns: «È tenuta ad agire nell’interesse generale del Paese, ma non lo fa». Sempre da sinistra, Giuseppe Sergi (Mps) rileva che «nessuno taglierà mai la spesa perché sarebbe tagliare il ramo su cui siete seduti». Il Verde liberale Massimo Mobiglia, ultimo giapponese, prova a mettere ordine: «Il Consuntivo ha a grandi linee rispettato le richieste del Preventivo, ed è quel che dobbiamo votare oggi». Se ne apprezza il coraggio.
«Il 2023 – non nasconde dal canto suo il presidente del governo Christian Vitta – è stato un anno particolarmente impegnativo sul fronte finanziario. Il cammino verso il riequilibrio non sarà facile, anche perché la situazione delle finanze cantonali rimane fragile». Un cammino impegnativo dunque per il direttore del Dipartimento finanze ed economia, «che richiede però il coinvolgimento di tutti: dall’Amministrazione cantonale, al governo, al parlamento, fino alla popolazione». Per Vitta, si tratterà di «uno sforzo in un contesto in continua evoluzione con ambiti di spesa in crescita anche per fattori che esulano dalle competenze cantonali. In futuro poi arriveranno anche nuovi oneri dalla Confederazione». Fondamentale in tal senso una collaborazione costruttiva tra governo e parlamento: «Se si vuole trovare un minimo comun denominatore – riprende – tutti dovranno fare uno sforzo. Il governo da solo non può riequilibrare la situazione finanziaria».