L’Associazione per la difesa del servizio pubblico presenta un nuovo documento sul futuro dell’Eoc. ‘Le problematiche non possono rimanere irrisolte’
«Non solo i problemi constatati nel 2021 non sono stati risolti, ma altri se ne sono manifestati e alcuni di quelli denunciati a quel tempo si sono aggravati». Sono queste le ragioni che hanno spinto l’Associazione per la difesa del servizio pubblico a redigere, a tre anni di distanza, un nuovo testo sull’Eoc, l’Ente ospedaliero cantonale. «Nel marzo 2021 – ha ricordato stamane in conferenza stampa il presidente dell’Asp Graziano Pestoni – si rilevava in un primo documento una serie di punti critici». Per l’Asp, si legge nel testo presentato oggi, “l’impressione onestamente è che alberghi una sorta di immobilismo all’interno dell’Eoc, con l’incapacità di affrontare in modo deciso problematiche che sono certamente complesse, ma che non possono rimanere irrisolte”.
Un primo punto di riflessione riguarda il clima di lavoro. «L’Eoc – osserva il medico, deputato e membro di comitato Beppe Savary – negli ultimi anni ha visto una mole importante di partenze di figure mediche anche con funzioni di quadri superiori. La tendenza a centralizzare più reparti e servizi in strutture sempre più grandi provoca scontentezza tra i dipendenti e crea un clima di lavoro negativo». Tant’è, sostiene Savary, che «è necessario fare un’analisi indipendente al fine di documentare le fragilità attuali nel clima di lavoro dell‘Eoc, per cercare e implementare le necessarie soluzioni di miglioramento».
Nel settembre del 2020 la Master medical school (Mms) ha iniziato a operare in Ticino, in stretta collaborazione con l’Eoc. «Questo fatto – interviene il dottor Franco Cavalli – costituisce un importante e prestigioso traguardo. La Mms porta con sé però anche alcuni aspetti critici, come l’inserimento all’interno dell’Eoc di figure mediche accademiche di vertice che prima non esistevano, il che avrebbe solo ricadute positive se tali accademici non avessero la tendenza a sovrapporsi e soppiantare le figure mediche ospedaliere cliniche preesistenti, anche di vertice». Per Cavalli, «il risultato è una conflittualità interna accresciuta e la conseguente insoddisfazione per tanti quadri medici con lunga militanza tra le fila dell’Eoc, che scelgono così di lasciare il servizio pubblico a favore delle cliniche private». In tal senso, afferma, «il passaggio a un ‘Ente universitario ospedaliero’ richiede tempo. L’Eoc e la Mms devono collaborare strettamente e stabilire ruoli, spazi di manovra e rispettive competenze tra le varie figure». E aggiunge: «Bisogna poi evitare di essere contagiati dalla pratica del ‘baronaggio’, presente in realtà universitarie di Paesi limitrofi come l’Italia, attraverso la quale il professore di turno tende a far assumere persone a lui vicine a scapito magari di figure locali con comprovate competenze».
Altro tema sotto la lente, l’organizzazione interna dell’Ente. «Oggi, all’Eoc – illustra il dottor Mario Alerci – si contano otto istituti, quattro dipartimenti e vari centri specialistici. Questo rende il quadro organizzativo non omogeneo e in parte anche confuso». Per Alerci, «si potrebbe pensare a una riorganizzazione più snella, lasciando solo tre istituti: l’Istituto oncologico della Svizzera italiana, il Cardiocentro Ticino e l’istituto di patologia. Gli altri andrebbero invece ripensati in forma dipartimentale, modello che appare più razionale».
«Il personale infermieristico – nota la già deputata Ps Anna Biscossa e parte del comitato – è confrontato negli ultimi anni con un aumento importante della complessità dei pazienti, una diminuzione della degenza media e un aumento importante della burocrazia e delle aspettative dei pazienti. È cambiata la disponibilità al lavoro straordinario e sono diminuiti coloro che lavorano a tempo pieno, con una conseguente diminuzione della retribuzione che non attrae più il personale in numero sufficiente». Per questo, spiega, «è necessario aumentare le risorse formando una maggiore quantità di infermieri. Devono poi essere aumentati i salari in modo tale che siano attrattivi anche per gli impieghi a tempo parziale che permettono una migliore conciliabilità tra lavoro e vita privata».
Ultima criticità, il Pronto soccorso. «Un gran numero di pazienti – indica Savary – è confrontato con lunghi tempi di attesa prima di un’adeguata diagnosi. È dunque necessario razionalizzare la gestione dell’accesso con un chiaro triage. Serve quindi personale competente, sia medico che infermieristico, dedicato alla medicina di urgenza». Il Punto medico introdotto di recente all’Ospedale di Mendrisio, sostiene il dottor Giorgio Noseda, «permette di alleggerire in modo importante il carico di lavoro del Pronto soccorso tradizionale. Tale esperienza potrebbe essere riprodotta anche negli altri ospedali dell’Eoc».