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‘Limiti al personale e meritocrazia sono regali avvelenati’

Pestoni, dell’Associazione per la difesa del servizio pubblico, è contrario alle proposte Udc per contenere la spesa

‘Dalla piazza è arrivato un segnale forte’
(Ti-Press)
4 marzo 2024
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«Giovedì la piazza ha lanciato un segnale forte, molto forte, alla politica. È stata ribadita la preoccupazione per le scelte talvolta scellerate del Consiglio di Stato e di parte del Gran Consiglio». Non usa mezzi termini Graziano Pestoni, presidente dell’Associazione per la difesa del servizio pubblico, per criticare decisioni e proposte portate avanti da parte del fronte borghese per quanto riguarda l’amministrazione cantonale. Ultime in ordine di tempo, quelle presentate sulle colonne di questo giornale dal presidente dell’Udc Piero Marchesi. Ovvero: iniziative (parlamentari e popolari) per rendere più funzionale l’apparato amministrativo. Come? Tra le proposte avanzate c’è quella di legare il numero massimo di dipendenti pubblici al numero di abitanti e di introdurre un concetto meritocratico per quanto riguarda gli scatti salariali.

Pestoni, uno studio dell’Idehap di Losanna mostra che il Ticino ha un numero di impiegati pubblici sopra la media nazionale. Perché non rientrare in linea con gli altri cantoni?

Studi come questi ne sono stati fatti anche in passato, con scarsi risultati. Quello che spesso non si tiene in considerazione sono le particolarità ticinesi: siamo un cantone geograficamente isolato dal resto della Svizzera e l’unico che parla esclusivamente italiano. Questo vuol dire che non possiamo beneficiare della collaborazione degli altri cantoni. Per tanti settori, a differenza di quello che capita Oltralpe, non abbiamo la possibilità di creare reti e condividere dei compiti. Sanità, socialità, carceri, scuola. Il Ticino se la deve sbrigare da solo. Dire che ci sono troppi impiegati è fuori luogo, abbiamo un’amministrazione che funziona.

Bisogna quindi mantenere lo status quo?

No, bisogna intervenire, ma nell’altra direzione. L’Ospedale psichiatrico cantonale di Mendrisio sta vivendo un aumento incredibile dell’utenza, soprattutto giovanile. Il personale non è però numericamente adeguato, non ci sono i mezzi per far fronte alla domanda che cresce. I collaboratori possono essere competenti e volenterosi quanto si vuole, ma se non hanno le condizioni giuste non riescono a svolgere il proprio compito. Chi lavora nel settore pubblico spesso vede il suo incarico come una missione, penso ai docenti ma soprattutto al settore sociosanitario. Se però non riesce a far bene il suo lavoro è chiaro che ne soffre. Vede che dovrebbe fare di più ma non ha i mezzi per farlo. Non è quindi un caso se ci sono così tanti abbandoni della professione.

Un’altra proposta sul tavolo chiede di legare il numero dei dipendenti pubblici al numero della popolazione. Proposta tra l’altro votata ieri nel canton Soletta dove la popolazione ha respinto l’idea di limitare i funzionari dello Stato a uno ogni 85 cittadini. Perché non potrebbe funzionare?

Non ha alcun senso. Anche perché, nonostante il gran parlare, sull’amministrazione cantonale non è mai stata fatta un’analisi seria del suo funzionamento. Si parla solo di tagliare e tagliare, senza però capire cosa si taglia.

Il concetto di meritocrazia, invece, è qualcosa che già esiste nel settore privato…

La meritocrazia è un regalo avvelenato, perché porta con sé molti problemi e il personale stesso non lo vuole. Sostituisce la collaborazione tra colleghi con la competizione. Un ufficio ha bisogno di lavorare assieme. Al cittadino interessa che il servizio sia di valore, non che un funzionario sia migliore di un altro. È un passo indietro con una misura che, dove introdotta, ha fallito su tutta la linea. La qualità di un’amministrazione è figlia della qualità dei suoi dirigenti e dal clima di lavoro che si instaura con i collaboratori. E oggi non è buono. E i primi responsabili di questa situazione sono i consiglieri di Stato che non portano positività. Senza dimenticare che sul concetto di meritocrazia nell’amministrazione pubblica si era già votato una decina d’anni fa in Ticino, con la popolazione che aveva respinto la proposta capendo che non è questo il modo di fare.

Chi paga le imposte vuole infatti avere dei servizi validi e questi spesso permettono di risparmiare. Se un funzionario delle tassazioni è nelle giuste condizioni può rispondere lui alle mie domande, senza che devo per forza andare da un fiduciario e spendere altro denaro.