L'audizione in Gestione del governo non porta al delinearsi di una maggioranza. Plr e Centro aspettano la Lega. Sinistra e Udc mantengono le posizioni
Il Preventivo 2024 non ha ancora una maggioranza, se non in chi lo avversa per opposti o diversi motivi. La tanto attesa audizione del Consiglio di Stato da parte della Commissione parlamentare della gestione di stamattina ha avuto il merito di «chiudere sostanzialmente la trattazione del tema dopo aver prodotto più di 200 pagine tra domande, risposte, nuove domande, nuove prese di posizione e soluzioni alternative», afferma il presidente della Gestione Michele Guerra (Lega) nei corridoi di Palazzo delle Orsoline a riunione conclusa. «Di fronte a noi – continua – ci sono due possibili varianti a carico dei beneficiari Ripam: una è l’originale, una un po’ ridotta». Le voci che girano parlano di una discesa da 16 a 12 milioni di franchi di taglio, ma l’ufficialità è ancora lontana. L’altro grande tema, quello dei dipendenti pubblici, ha uno scenario simile: «Anche in questo caso – riprende Guerra – c’è la variante originale e quella che prevede 400 franchi di una tantum, come pubblicamente annunciato dal governo dopo un incontro con i sindacati». Accordo che però deve essere sottoposto alle rispettive assemblee dai sindacati stessi, e anche qui l’ufficialità non è vicina.
A ogni modo una maggioranza non c’è. Domani i gruppi parlamentari si riuniranno in vista della prossima seduta di Gran Consiglio e per fissare (si spera) il loro posizionamento in merito al Preventivo. L’indicazione di Guerra è che «chiusa questa lunga trattazione, martedì prossimo ci conteremo. Io come presidente conto uno, non posso forzare le cose, dipenderà quindi tutto dalla volontà dei gruppi e dalle loro proposte».
Ma si sta vedendo una pur minima luce in fondo al tunnel? La risposta di Guerra è ferma: «Sono in Gran Consiglio dal 2011 e sono abituato a mai scartare né le cose scontate, né le sorprese. Pertanto mentirei se vi dicessi che oggi c’è un sentimento chiaro di quello che avverrà martedì prossimo. Non possiamo che aspettare. L’unico punto fermo è che la trattazione e l’analisi di quanto proposto dal governo sono giunte a termine (se non per due puntualizzazioni ancora chieste al Consiglio di Stato) e pertanto ora i gruppi devono esprimersi».
Firmare d’accordo, ma per andare dove? Magari incontro a una bocciatura da parte dell’aula? «L’obiettivo ovviamente è quello di andare in parlamento, possibilmente, con le posizioni più solide possibili. Se avessimo voluto anteporre a tutto i termini temporali saremmo andati in aula a dicembre o gennaio, il Preventivo ci sarebbe però esploso in mano perché senza maggioranza». E sia come sia, «è il 16 gennaio, ed è giunta l’ora di prendere una decisione», indica Guerra.
«Le risposte del Consiglio di Stato sono arrivate, ora è il momento di fare un passo avanti», conferma Alessandra Gianella, capogruppo di un Plr che vuole stringere i tempi. Per lei la tabella di marcia è chiara: «Vogliamo arrivare alla firma del rapporto settimana prossima, così da portare il Preventivo in aula a febbraio. Aspettare ancora non vedo a cosa possa servire, anche perché il regime di gestione provvisoria nel quale ci troviamo non fa bene al Paese. Questa settimana i gruppi si riuniranno e avranno la possibilità di analizzare i punti più discussi». Vale a dire, i sussidi di cassa malati e le misure per il personale. «Per noi era importante che toccando gli aiuti nel pagamento dei premi non si andasse a penalizzare le fasce più deboli. Il governo ci ha assicurato che saranno tutelate. La misura per noi quindi sta in piedi. Per il personale – prosegue Gianella – siamo d’accordo sul fatto che vada riconosciuto il carovita e il contributo di 400 franchi ‘una tantum’ ci pare un compromesso accettabile». A conti fatti il disavanzo, secondo la convergenza che sembra delinearsi tra Plr e Centro, dovrebbe arrivare a circa 110 milioni di franchi. Una cifra decisamente maggiore rispetto all’obiettivo iniziale di 40 milioni e ai 95 previsti dal Preventivo presentato dal governo, anche perché il Gran Consiglio ha già deciso di abbassare le entrate dell’imposta di circolazione rispetto a quanto proposto dal governo. «Questo significa che per il 2025 bisognerà fare degli interventi più importanti. Ci auguriamo – sottolinea la capogruppo liberale radicale – che questa volta la Commissione della gestione venga maggiormente coinvolta dal Consiglio di Stato nell’elaborazione delle misure».
Si dice pronto a trovare un accordo sugli aspetti più controversi anche il Centro. «Fin dall’inizio, in realtà, i punti sui quali ci sono delle discussioni non sono stati tanti. Stiamo parlando di misure per circa 30 milioni a fronte di una spesa pubblica da 4mila milioni. Adesso ci siamo dati una settimana di tempo per capire come chiudere il cerchio su questi aspetti», dice il capogruppo Maurizio Agustoni. «Contiamo di trovare una soluzione equilibrata nei prossimi giorni». Soluzione che potrà riguardare «i tre partiti di governo che non hanno ancora aderito a un rapporto, visto che Ps-Verdi da una parte e Udc dall’altra andranno per la loro strada». Detta altrimenti: liberali radicali e Centro aspettano la Lega. «L’alternativa sarebbe di dover attendere un altro mese».
Ma la Lega non sembra però volerne sentire. Anzi. «Il Preventivo era e resta inaccettabile per quanto riguarda spesa per gli asilanti, sussidi agli stranieri e Amministrazione cantonale», afferma il capogruppo Boris Bignasca. «Gli aiuti agli stranieri, ai permessi B, non devono essere erogati. Il Cantone spende troppi soldi anche per gli asilanti, di cui si deve occupare finanziariamente solo la Confederazione. All’Amministrazione cantonale, poi, va data una regolata. Non è possibile – dichiara Bignasca – che la sua spesa aumenti ogni anno di 10, 20, 30 o 40 milioni di franchi». La Lega ha messo le sue ricette sul tavolo della Gestione, senza però trovare grandi entusiasmi, «una condivisione c’è stata solo da parte del presidente della commissione (il leghista Guerra, ndr). Gli altri gruppi hanno mostrato piccole aperture, totalmente insufficienti». Sui sussidi di cassa malati la Lega «non vuole tagliare ai ticinesi prima che venga fatto da altre parti. Sugli asilanti, ad esempio, non c’è stato nessun tipo di apertura da parte delle altre forze politiche». Quindi l’affondo: «Devono prima essere Plr e Centro a trovare una quadra, se ci riescono, e poi vediamo cosa fare».
Continua a rimanere alla finestra l'Udc. Il deputato Tiziano Galeazzi è secco: «Le nostre proposte concrete le abbiamo fatte la settimana scorsa, e sono nel nostro rapporto. Se verranno incorporate in un rapporto di maggioranza, saremo felici di discutere l'eventuale adesione a quel rapporto. Se le cose rimanessero così, il transatlantico della maggioranza vada per conto suo mentre noi rimaniamo sul tender».
E la sinistra? «Oggi abbiamo chiuso definitivamente la porta – commenta il copresidente del Ps Fabrizio Sirica –. Non c'è alcuna possibilità o volontà da parte della maggioranza di cambiare impostazione. La preoccupazione non è solo per quest'anno, perché se non cambierà l'atteggiamento l'anno prossimo sarà vera macelleria sociale ancora più di oggi. Sarà importante mobilitarci, a partire dalla manifestazione prevista sabato contro i tagli». Quindi nemmeno l'audizione del Consiglio di Stato ha cambiato mezza carta in tavola. «Non siamo assolutamente soddisfatti – spiega Sirica –, la questione di fondo che poniamo è che dicono che la coperta è corta e bisogna tirare la cinghia, ma non è vero, in questi anni la ricchezza è aumentata. Se si deve tagliare è per scelte politiche sbagliate che ora vengono al pettine: sono stati fatti centinaia di milioni di sgravi fiscali che hanno avvantaggiato le classi più alte, mentre oggi a pagare il conto sono i dipendenti pubblici, le famiglie, i disabili e chi riceve sussidi. È inaccettabile».
Partito socialista e Verdi hanno nel frattempo formalizzato, nero su bianco, il loro no al Preventivo 2024 uscito dal governo. Il capogruppo socialista Ivo Durisch ha allestito e depositato nelle scorse ore il relativo rapporto. Oltre cinquanta pagine, firmate anche dagli ecologisti. «Sul fatto che anche lo Stato debba fare la sua parte per tendere all’equilibrio delle finanze, siamo d’accordo pure noi – dice Samantha Bourgoin –. Ma non con le misure che il Consiglio di Stato propone. Non le condividiamo e per questo chiediamo di correggerle».
Un rapporto, scrive Durisch, che “stralcia le misure di risparmio previste sui sussidi di cassa malati (-16,5 milioni), le misure di risparmio previste sugli istituti sociali (-19,55 milioni), il contributo di solidarietà chiesto ai dipendenti pubblici (-7,82 milioni) e il risparmio sui trasporti pubblici (-4,5 milioni)”. Che “riconosce il rincaro ai dipendenti dell’Amministrazione pubblica e ai docenti (14 milioni)”. Dunque niente ipotesi alternative alla concessione del carovita. «Per intenderci, siamo contrari all’indennità una tantum di 400 franchi ventilata dal governo nel recente incontro con i sindacati – chiarisce il relatore raggiunto dalla ‘Regione’ –. Un’indennità che verrebbe versata una sola volta e che perciò non è strutturale, come lo è invece il riconoscimento del carovita, perché questo incide sul montante del salario, incrementandolo. Anche chi lavora nel pubblico e nel settore parastatale è confrontato con l’aumento del costo della vita». Non solo. Nel rapporto si chiede di riconoscere il rincaro “anche alle soglie Laps, ai massimali degli assegni integrativi e all’assistenza (6,7 milioni)”.
Tirando le somme, in totale “abbiamo 69 milioni di franchi di maggiori spese, compensate per 32,8 milioni con le maggiori entrate se il referendum sulla riforma tributaria dovesse passare in votazione popolare e dalle nuove misure fiscali sui permessi di soggiorno in residenze secondarie e sulle filiali di aziende confederate con sede Oltralpe (22 milioni).
Rimane quindi un aggravio di 13,5 milioni. Che Ps e Verdi propongono di compensare “parzialmente con minori investimenti pari a 50 milioni annui fino a che le finanze non saranno in equilibrio (4,4 milioni di ammortamenti in meno)”. Una riduzione che “non va fatta indiscriminatamente e che non deve solo tener conto dei progetti maturi, bensì mettere come prioritari investimenti in ambito sociosanitario e scolastico”.
Negli scorsi anni, continua il rapporto, “siamo riusciti a scongiurare investimenti a nostro avviso sbagliati, quali la banda ultralarga (95 milioni di franchi), o a portare in Ticino partecipazione agli investimenti da parte della Confederazione prima non previsti (galleria di Moscia)”. È pure “necessario guardare attentamente i progetti di massima e poi la fase esecutiva dei progetti per evitare superamenti di spesa inaspettati. Rallentare e non rinunciare a degli investimenti non critici è fattibile”. Del resto, annota Durisch, “è quello che lo stesso governo chiede, nel messaggio, agli istituti sociali imponendo di rallentare nuovi progetti”.