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Riforma fiscale, il Ps inoltra un reclamo sull'opuscolo

La copresidente Laura Riget contesta le informazioni arrivate assieme al materiale di voto: ‘Confuse le categorie di reddito con quelle di sostanza’

Per i socialisti c’è da vederci chiaro
(Ti-Press)
24 maggio 2024
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Le gagliarde e vibranti contestazioni della sinistra alla Riforma fiscale al voto il prossimo 9 giugno sono anche formali: “Nell’opuscolo informativo della Cancelleria sulla votazione riguardo alla riforma fiscale è presente un errore grossolano nell’annesso Decreto legge, che confonde categorie di ‘reddito’ con categorie di ‘sostanza’”. Un “errore” che il Partito socialista ha deciso di denunciare con un reclamo presentato oggi al Consiglio di Stato, e firmato dalla sua copresidente Laura Riget. Un “errore” che, scrivono i socialisti, “si aggiunge a una serie di informazioni fuorvianti diffuse dai favorevoli, che rischiano di inficiare il libero e democratico processo di formazione dell’opinione”.

Con ordine. I socialisti evidenziano come “a pagina 18, all’articolo 35 della Legge tributaria, è infatti riportata una tabella nella quale la percentuale massima di prelievo fiscale per categoria di contribuenti viene indicata come ‘Imposta dovuta per la sostanza massima di ogni categoria’ e non come ‘Imposta dovuta per il reddito massimo di ogni categoria’”.

‘I testi approvati dal parlamento non devono mai essere modificati’

Nel comunicato allegato al reclamo, il Ps sottolinea come “è evidente che l’imposizione sul reddito e quella sulla sostanza non vanno confuse, come è evidente che i testi approvati dal parlamento non devono mai essere modificati quando vengono presentati alla popolazione in vista del voto popolare. Questo modo di agire – si continua a leggere – rende incerto il processo democratico, suscita inutili sospetti a proposito della precisione con la quale viene affrontata la preparazione delle votazioni popolari e in definitiva contribuisce a minare la credibilità delle istituzioni”.

‘Si chiarisca in maniera ineccepibile l’equivoco’

Ebbene, considerata “la gravità dell’errore”, Riget ha presentato un reclamo ufficiale al governo chiedendo “di riconoscere immediatamente l’errore, di ricercarne la causa per evitare che si possa riprodurre in futuro, ma soprattutto chiedendo una pronta correzione della comunicazione alla popolazione con i mezzi più adeguati, affinché si chiarisca in maniera ineccepibile agli aventi diritto l’equivoco generato dall’inspiegabile modifica della tabella all’articolo 35 della Legge tributaria”. Qualora il Consiglio di Stato “non desse adeguatamente seguito alle richieste formulate nel reclamo, la reclamante (Riget, ndr) si riserva la possibilità di ulteriori passi”. Leggasi, rivolgersi all’istanza superiore.

‘Errore che si aggiunge a informazioni volutamente fuorvianti’

Ma la denuncia del Partito socialista non finisce qui, dal momento che per il Ps, si diceva, “questo errore va ad aggiungersi a una serie di informazioni volutamente fuorvianti diffuse dal fronte favorevole alla Riforma fiscale, in primis l’affermazione che in caso di bocciatura cadranno definitivamente anche le misure non osteggiate dai referendisti e da alcuna forza in parlamento legate alle successioni aziendali, alle deduzioni professionali e al ritiro del terzo pilastro. Oppure quella che di questa riforma beneficerebbe anche il ceto medio”. Secondo i socialisti, “questo atteggiamento e l’errore nell’opuscolo mettono a rischio la formazione dell’opinione e ledono il buon funzionamento del nostro sistema di democrazia diretta”.

L’articolo 34 capoverso 2 della Costituzione federale, annota Riget nel quinto punto del suo reclamo – tre pagine inviate oggi al governo – “protegge la libera formazione della volontà e l’espressione fedele del voto dei cittadini. Garantisce loro che nessun risultato di una votazione sia riconosciuto se non riflette in modo fedele e affidabile l’espressione della loro libera volontà”. Questa garanzia “protegge i cittadini da ogni circostanza che si presti a falsare l’espressione di tale volontà e li tutela da influenze inammissibili quanto alla sua formazione. Ogni cittadino deve potersi determinare formando la propria opinione nel modo più libero e completo possibile. Questi aspetti garantiscono un funzionamento sicuro, regolare e corretto della democrazia diretta”.

Di più. Secondo la giurisprudenza, viene messo nero su bianco nel reclamo, “l’esito di una votazione è falsato qualora le autorità influenzino in maniera inammissibile gli aventi diritto al voto. L’autorità può spiegare l’oggetto dello scrutinio e raccomandare di accettarlo o di respingerlo per esempio in un opuscolo, ma viola il suo obbligo di informazione oggettiva quando informa in maniera erronea i cittadini votanti”.