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Logopedia, no a un percorso di formazione specifico in Ticino

In commissione firmato il rapporto di Canetta (Ps) e Zanetti (Plr). Non c'è massa critica sufficiente, ma i problemi restano: ‘Il budget non va abbassato’

In sintesi:
  • Secondo i dati il 55-60% degli alunni seguiti ha una diagnosi di disturbo fonetico-fonologico, quindi problemi di pronuncia e ritardo nell'acquisizione di linguaggio
  • A complicare la situazione, secondo i relatori, da un lato il bilinguismo in crescita, dall'altro l'uso sempre più esteso di tablet e smartphone da parte dei giovani, che ha ridotto l'uso della lingua franca
L’attenzione però resta alta
(Ti-Press)
13 maggio 2024
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Sempre più bambini sono affetti da disturbi specifici dell’apprendimento ma ci sono sempre meno logopedisti. Che fare? Molto. Ma di sicuro non un percorso formativo specifico in Ticino. A sostenerlo, aderendo al messaggio governativo sulla mozione di Aron Piezzi (Plr) ritenendola evasa, è la commissione parlamentare ‘Formazione e cultura’ che, nella seduta odierna, ha sottoscritto il rapporto di Maurizio Canetta (Ps) e Tiziano Zanetti (Plr).

Rapporto che boccia l'idea di una formazione specifica, appunto, perché “la massa critica è ridotta e non sarebbe possibile raggiungere una soglia di sostenibilità”. Il governo mise nero su bianco come “il bacino di interessate/i è ridotto (4-5 studenti ogni anno) e anche un possibile aumento con la nuova offerta sul territorio non farebbe raggiungere una soglia di sostenibilità economica”. Per quanto concerne la seconda proposta della mozione, quindi la collaborazione con altre scuole e istituti svizzeri, “la commissione ritiene che gli sforzi messi in atto (accordi con le università romande per gli stage) siano positivi”. E rileva che “la decisione degli istituti svizzero-tedeschi di chiedere un livello di conoscenza del tedesco C2 sia molto penalizzante per studentesse e studenti ticinesi, anche se legittima da un punto di vista formale”.

Sul tema della riduzione del carico amministrativo, la commissione “chiede che le proposte scaturite dal gruppo di lavoro misto Cantone-Alosi (Associazione logopediste della Svizzera italiana) vengano applicate in tempi brevi per permettere alle e ai professionisti di dedicare maggiore tempo ed energie alla presa a carico dei casi”.

La commissione, si continua a leggere nel rapporto di Canetta e Zanetti, “ritiene essenziale che le risorse dedicate al settore della logopedia siano mantenute almeno al livello degli anni 2023 e 2024 e che non ci siano interventi di riduzione del budget a disposizione per erogare i servizi nell’ambito pubblico e dare le garanzie in ambito privato”.

I numeri

“Il 55-60% degli alunni seguiti ha una diagnosi di disturbo fonetico-fonologico, quindi problemi di pronuncia e ritardo nell'acquisizione di linguaggio, il 20% circa ha una diagnosi di difficoltà di apprendimento del linguaggio scritto. Le altre sono le diagnosi classiche”, informano i relatori del rapporto commissionale. Nel 2022 “sono state aperte 1’725 situazioni tra pubblico e privato, suddivise tra 930 nel settore privato, che si occupa anche di alunni più grandi, e 795 nel settore pubblico, che si limita alla scuola dell’obbligo”.

La somma delle ore settimanali di 60 minuti sulla base delle garanzie emesse “è cresciuta dalle poco più di 400 del 2019 alle 700 del 2023. Ne è conseguito anche un aumento della spesa, passato da 1,6 milioni nel 2019 a poco più di 3 milioni nel 2023, con una crescita maggiore tra 2022 e 2023”. Nel settembre 2023, ricordano Canetta e Zanetti, “si è creato un problema legato all'esaurimento dei fondi a disposizione per le garanzie da fornire alle logopediste private, che è stato oggetto di interpellanze parlamentari e che ha provocato un ritardo nelle decisioni”. La situazione, però, “è stata risolta grazie a misure interne al Dipartimento educazione, cultura e sport e la situazione ha potuto tornare alla regolarità”. E per il 2024 “c'è la garanzia di poter erogare le prestazioni garantite nel 2023”.

I problemi emersi

Durante l'analisi della mozione, incontrando diversi esperti del settore, Canetta e Zanetti hanno riscontrato alcuni problemi. Partendo da quanto sia fondamentale la prevenzione, scrivono che “da una parte è stato evidenziato come il bilinguismo in crescita abbia reso più fragile la situazione generale così come l'uso, purtroppo sempre più intenso, di tablet e smartphone da parte dei giovani, che ha ridotto l'uso della lingua franca”. A tutto ciò, “si aggiungono anche la presenza di patologie neurologiche che influenzano le capacità di espressione”.

Questa preoccupante evoluzione “impone una costante verifica degli interventi specifici che diventano più complessi e che imporrebbero anche regolari verifiche con esperti di altri cantoni, in modo da ridefinire costantemente criteri e modalità di intervento, nell'interesse dei nostri giovani e di un'ottimizzazione generale delle limitate risorse a disposizione”.

In più, per Canetta e Zanetti, “occorrerebbe una maggiore sensibilizzazione dell'intero corpo insegnante sulle costanti evoluzioni della problematica mediante aggiornamenti mirati”.