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Corso passerella a numero chiuso, la commissione è d'accordo

La maggioranza della ‘Formazione e cultura’ sostiene il messaggio del governo per il ritorno a un contingente, anche se più alto: 75 posti

Parola al Gran Consiglio
(Ti-Press)
28 marzo 2024
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Sì, il corso passerella al Liceo di Bellinzona per chi ha conseguito un attestato di maturità professionale e desidera iscriversi e frequentare un'università deve tornare a numero chiuso. Fissato non più a 50 posti, come era prima della modifica legislativa che aveva cancellato quel numero chiuso – vale a dire fino all'anno scolastico 2020/2021 –, ma a 75.

A sostenere questa tesi è la maggioranza della commissione parlamentare ‘Formazione e cultura’, che con il rapporto scritto da Maddalena Ermotti-Lepori (Centro) sta con il governo e concorda sul percorso da portare avanti. Con una premessa, spiegata a ‘laRegione’ dalla stessa Ermotti-Lepori: «Le conseguenze dell'abolizione del numero chiuso hanno portato a un aumento dell'assenteismo e soprattutto un calo importante del tasso di riuscita rispetto agli anni precedenti». Insomma, aver allargato le maglie e aver permesso a più ragazzi di fare il corso passerella non sembra aver portato a un aumento dei risultati. Numeri e tabelle alla mano, infatti, si legge che il tasso di riuscita rispetto al numero di candidati ammessi negli ultimi tre anni di numero chiuso è stato rispettivamente del 58% nel 2018/19, del 57% nel 2019/20 e addirittura del 70% nel 2020/21. Con l'abolizione del numero chiuso, e il conseguente passaggio da 50 ammessi totali a 135 nel 2021/22 e 125 nel 2022/23 le riuscite sono colate a picco: il 30% nel primo anno, il 38% nel secondo.

Alla luce (anche) di questi dati, il governo col suo messaggio licenziato nel mese di gennaio ha dato seguito a quanto già affermato dalla direttrice del Dipartimento educazione, cultura e sport Marina Carobbio in audizione, lo scorso giugno, alla ‘Formazione e cultura’. Cioè che il numero chiuso deve essere reintrodotto, anche se fissandolo – si diceva – a 75 invece che a 50 come prima.

Ermotti-Lepori: ‘Dal governo un giusto compromesso’

Una proposta, quella governativa, che Ermotti-Lepori definisce «un giusto compromesso tra la volontà politica di offrire possibilità di formazione a persone motivate, e dall'altra parte il rendersi conto che il percorso proposto è molto esigente, e forse non adatto a chi non abbia buone capacità scolastiche, magari documentate dai voti presi in precedenza, oltre che una forte motivazione». Per la deputata del Centro e commissaria della ‘Formazione e cultura’, «va sottolineato anche che le persone che a causa del numero chiuso e dei loro risultati scolastici precedenti non vengono ammesse al corso passerella, non sono affatto lasciate a se stesse, ma possono comunque accedere alle università professionali e ricevere un'ottima formazione, che non è esclusivo appannaggio delle sole università e politecnici, senza dimenticare le varie scuole professionali superiori non universitarie».

Ay: ‘Le statistiche vanno interpretate bene’

A opporsi non alla totalità del messaggio governativo – che prevede altre misure correttive – ma alla reintroduzione del numero chiuso è invece – ed essendo una storica battaglia del Partito comunista, è regolare – il rapporto di minoranza redatto da Massimiliano Ay. Che nelle conclusioni, pur bocciando il ritorno al passato, riconosce “come positivo sia che il governo non abbia voluto tornare a introdurre un contingente, decisamente troppo basso, di soli 50 allievi, sia che la tassa di iscrizione al corso passerella venga nuovamente riscossa a cadenza semestrale e non annuale”.

Ciò detto, però, Ay va giù duro: “Iniziamo col dire che le correzioni in corso d'opera non sono accettabili senza passare prima dal parlamento: si crea altrimenti un precedente grave”, scrive il deputato e segretario del Pc in riferimento alla decisione di tornare al contingente senza passare dal Legislativo per l'anno scolastico in corso. In più, Ay contesta anche le statistiche. Non nei dati riportati, ma nella loro interpretazione. Nel senso che “notiamo come il tasso di riuscita resti di fatto costante (intorno al 30%) in rapporto ai candidati complessivi: esso cresce fino al 70% solamente dopo che circa la metà degli iscritti viene scartata dal filtro selettivo rappresentato dal numerus clausus”. Per la minoranza commissionale, quindi, “non vi è un abbassamento del livello dal punto di vista didattico”.

Soprattutto, insiste Ay, considerando che lo stesso Consiglio di Stato nel suo messaggio riporta che “è giusto segnalare che (...) il numero assoluto di candidati che sono riusciti a portare annualmente a termine con successo il corso passerella è progressivamente cresciuto tra il 2018/19 e il 2022/23”. Ebbene, “tale aumento dei diplomati, il 66% in più, è a nostro avviso il dato politicamente rilevante e pure pedagogicamente estremamente positivo, che non merita di essere relativizzato enfatizzando con toni allarmisti solo percentuali sfavorevoli”. La motivazione economica portata dal governo, infine, viene considerata dalla minoranza “molto debole, soprattutto quando si parla di scuola pubblica”.

Il dossier dovrebbe con ogni probabilità finire sui banchi del Gran Consiglio nella seduta che si inaugurerà lunedì 15 aprile, in modo da prendere una decisione definitiva in vista del prossimo anno scolastico.

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