I ‘viaggi della speranza’ di Regione Lombardia all'estero per riportare a casa i camici bianchi
Con quante possibilità di evitare un viaggio a vuoto, non è dato sapere, ma è legittimo porsi l’interrogativo. All’insegna del proverbio “tentar non nuoce”, anche perché non c’è nulla di sbagliato nel provare, Guido Bertolaso, assessore al Welfare di Regione Lombardia, con il presidente Attilio Fontana, il prossimo 20 maggio sarà a Washington, per incontrare medici e ricercatori italiani al lavoro negli Stati Uniti: lo scopo è di convincerli a tornare in Italia. Un viaggio della speranza che nel tentare l’impossibile (così appare sulla carta) conferma la drammaticità dell’emergenza camici bianchi in Italia, accentuata nella fascia di confine per via della possibilità di lavorare nelle strutture sanitarie ticinesi e vivere in Lombardia, che significa stipendi alti e costo della vita relativamente basso.
“Con le direzioni degli Irces (istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, ndr) e dei principali ospedali lombardi – commenta Bertolaso, che recentemente è stato in Sud America per ingaggiare infermieri – ci incontreremo per capire quali prospettive di carriera possiamo offrire”. Quanto sia avvertita la carenza di medici a causa della fuga all’estero è confermato dal fatto che sui media italiani se ne parla con cadenza quotidiana. E i dati contenuti da una inchiesta che il ‘Corriere della Sera’ ha pubblicato in questi giorni parlano chiaro: gli Ordini dei medici stimano che nel 2024 lasceranno l’Italia oltre 20mila camici bianchi. Cinquemila quelli che nei primi tre mesi di quest’anno hanno già varcato il confine. Il dato è confermato dal fatto che sono stati rilasciati i documenti “di buona condotta”: la carta di onorabilità professionale per andare all’estero, un documento rilasciato dal Ministero della salute. In Lombardia le richieste del lasciapassare per andare all’estero nel primo trimestre 2024 sono state 650, in Piemonte 550.
Numeri che confermano la fuga verso la Svizzera, Canton Ticino in primis. Il 90% dei medici che nel primo trimestre dell’anno ha lasciato l’Italia ha un’età compresa fra i 35 e i 40 anni. Quanto registrato a fine marzo porta a dire che a fine anno saranno andati all’estero oltre 20mila medici: Israele, Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito, Svizzera, Belgio, Svezia, Canada e Irlanda le dieci nazioni in cima alla lista delle mete preferite dai dottori migranti. Una lista che riferita a Lombardia e Piemonte vede nelle prime posizioni Svizzera e Francia, per via della vicinanza geografica, come risulta all'Ordine dei medici di Milano che registra “una corsa verso l'estero a ritmi impressionanti, con una crescita del 30% dei giovani medici rispetto agli anni precedenti alla pandemia”. Non solo giovani camici in fuga (ed è la perdita che maggiormente preoccupa), ma anche pensionati: un 10% di loro si stanno organizzando o lo hanno già fatto per raggiungere i Paesi del Golfo. Pensano a un breve periodo, sufficiente comunque per arrotondare (e non di poco) le entrate: la retribuzione in Arabia Saudita arriva a 20mila euro.
Quello degli stipendi, come ripetutamente sottolineato, è anche, se non solo, il motivo della fuga all'estero dei camici bianchi. C’è d'aggiungere anche la prospettiva di contratti a tempo indeterminato e di fare carriera. La remunerazione media degli specialisti in Italia è al terzultimo posto di una graduatoria elaborata dal Ministero della salute e dell'Ocse. In testa c'è il Lussemburgo (285mila euro annui), seguito da Olanda (193mila), Danimarca (187mila), Irlanda (185mila), Germania (175mila), Svizzera (141mila), Italia (82mila), Portogallo (50mila) e Grecia (48mila). Ma come da più parti si sostiene il fenomeno dei medici migranti non è solo una questione di remunerazione non adeguata, che ora come ora si presenta come un ostacolo insuperabile. Si parla anche di organizzazione, ricerca e specializzazione. Insomma, occorre motivare i giovani medici e investire nella ricerca. Ma su questo versante al centro di una discussione che si trascina da anni appare sempre più difficile passare dal dire al fare, anche perché ci si confronta con una carenza di risorse di cui il governo non da ora non dispone, per cui il numero dei medici migranti sembra destinato a crescere. Attualmente è a quota 38mila. Una crescita che ha cominciato a essere tumultuosa dal 2019 al 2021, biennio in cui sono andati all'estero oltre 21mila medici dei quali 14'300 specializzati. Un costo salatissimo per lo Stato italiano. Anche in termini economici. Centomila euro è il costo per la formazione di un medico.