Ticino

L'esodo di camici bianchi italiani verso il Ticino non si ferma

La tassa sulla salute che i frontalieri dovranno pagare non costituisce un deterrente. Ad attirare medici e infermieri è sempre la differenza di stipendio

Salute senza frontiere, ma buste paga diverse
(Ti-Press)
10 dicembre 2023
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In Italia formare un medico costa 150mila euro (quanto una Ferrari). Un investimento a perdere visto che sono sempre più i camici bianchi che scelgono di andare a lavorare all'estero. Svizzera, Gran Bretagna, Francia, Germania, ultimamente anche Arabia Saudita, Qatar e Norvegia, sono le mete dei medici in fuga. Stipendi più alti, migliori condizioni di lavoro e di carriera che spingono tanti professionisti. E non solo medici ma anche farmacisti e infermieri. Una caccia ai medici italiani che sta a dimostrare come non solo la sanità italiana sia messa male: anche all'estero i professionisti della salute scarseggiano.

Il reclutamento già durante gli ultimi anni universitari

Non occorre andare molto lontano per avere conferma che medici e infermieri sono ‘merce’ (le virgolette sono obbligatorie per evitare fraintendimenti) rara. È sufficiente soffermarsi sulla realtà svizzera, incominciando dal Canton Ticino, dove una persona su sei è impegnata nel settore sanitario: medici e infermieri di nazionalità italiana, quasi 5mila frontalieri, provenienti dalle province pedemontane lombarde (Como e Varese). Tra i Paesi europei a corto di personale sanitario, è partita la caccia al medico e all'infermiere, tanto che alcune società di reclutamento o Paesi, come la Norvegia e la Svizzera, sono arrivati al punto di opzionarli già durante gli ultimi anni di università. Un reclutamento che fa leva sugli stipendi, oltre che sulle possibilità di fare carriera e sulle migliori condizioni di lavoro. I medici ospedalieri italiani sono meno pagati rispetto ai loro colleghi olandesi, tedeschi, irlandesi, inglesi, danesi, ungheresi, francesi e spagnoli, mentre hanno compensi superiori rispetto a camici bianchi estoni, portoghesi e greci. È quanto dimostra un report dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che non prende in considerazione gli stipendi dei medici ospedalieri svizzeri, norvegesi e degli altri Paesi scandinavi. Calcolando il potere d'acquisto, lo stipendio dei medici italiani lo scorso anno era di 105mila dollari lordi (77mila euro). In Olanda 192mila dollari, Germania 118mila, Irlanda 169mila, Regno Unito 155mila. Estonia 76mila, Portogallo 66mila e Grecia 64mila. Lo stipendio di un medico ospedaliero in Canton Ticino va da 120 a 150mila franchi con una esperienza di 5 anni, sale a 200mila franchi con 25 anni di esperienza. Quanto basta per comprendere che c'è un abisso fra lo stipendio percepito a Lugano e a Como.

Identico discorso per quanto riguarda il personale infermieristico. Lo stipendio di un infermiere laureato attivo al Sant’Anna è di poco più di 2mila euro lordi, a Lugano varia da 4’646 a 5’140 franchi. Insomma, più del doppio. Quanto basta per affermare che, soprattutto dalla fascia di confine, continuerà la fuga di medici e infermieri verso le strutture sanitarie ticinesi, anche se con la nuova fiscalità dei frontalieri, in vigore dall'estate scorsa, i nuovi assunti hanno più trattenute in busta paga (mentre come è noto i ‘vecchi frontalieri’ continuano a essere tassati in Svizzera, per loro quindi uno stipendio più pesante).

Travasi... regionali

Una tendenza che contribuisce a rendere sempre più acuta l'emergenza degli ospedali della fascia di confine per via della carenza di personale sanitario destinata a durare nel tempo, in quanto per nulla scalfita dalla tassa della salute che sulla scorta della legge italiana di bilancio 2024 i frontalieri dovranno pagare per sostenere il Servizio sanitario nazionale. Una tantum annuale da utilizzare per aumentare gli stipendi a medici e infermieri occupati negli ospedali delle province pedemontane lombarde. Sono in pochi coloro che si dicono convinti che la misura possa essere un deterrente per frenare la fuga, considerato che per i medici si stima un aumento di 4/500 euro al mese, e 2/3 euro per gli infermieri. Molto più probabilmente si assisterà a un trasferimento dalle province di Monza e Lecco verso Como e Varese. Con il risultato di chiudere buchi da una parte, per aprirne a distanza di qualche decina di chilometri.

Nel frattempo dal Ministero italiano della sanità arriva la dimensione delle esportazioni di personale sanitario italiano verso Svizzera, Germania, Gran Bretagna e altri Paesi europei, e Qatar e Arabia Saudita: negli ultimi tre anni la fuga ha riguardato oltre 40mila professionisti di cui 21mila medici e 19mila infermieri. Il che equivale ad aver regalato ad altri Paesi (Svizzera compresa) 21mila Ferrari. Infine, vi è da dire che i medici italiani continuano a essere sul sentiero di guerra. Attendono da anni il rinnovo del contratto di lavoro e per i più anziani il governo Meloni ha previsto un taglio delle pensioni.