Lo scrive il Consiglio di Stato. Società e associazione dovranno ridurre al minimo il ricorso a questo sostegno. Con la nuova Legge dal 2026 meno militi
Il numero di militi della Protezione civile, nei prossimi anni, calerà significativamente. Per questo motivo le società e le associazione che organizzano eventi devono prepararsi a farlo in modo più autonomo, riducendo al minimo la necessità di ricorrere al supporto della Protezione civile. A dirlo è il Consiglio di Stato che, rispondendo a un’interrogazione del granconsigliere liberale radicale Fabio Schnellmann, “avverte” sulle conseguenze dell’ultima importante revisione della Legge federale sulla protezione della popolazione e sulla protezione civile (Lppc), entrata in vigore all’inizio del 2021. Uno dei principali cambiamenti previsti concerneva infatti la durata del servizio che con il nuovo articolo 31 Lppc è stato ridotto di 8 anni, in quanto l’obbligo di prestare servizio per le funzioni di milite e di sottufficiale è passato da 20 anni a 12 anni totali di servizio prestati. Il risultato: gli effettivi si ridurranno nei prossimi anni. E non di poco. Il governo fa sapere che, in applicazione all’attuale quadro legale di riferimento, si prevede a inizio 2026 di avere 2’582 astretti e volontari di Protezione civile. Ben 1’780 in meno rispetto alla fine del 2023. “Indipendentemente dalla modifica legislativa – segnala l’Esecutivo cantonale – bisogna inoltre ricordare la contrazione demografica delle generazioni a venire, la quale crea un divario incolmabile rispetto agli effettivi annualmente prosciolti”. Proprio per limitare l’impatto drastico della codifica, il Consiglio di Stato scrive di essere intervenuto prontamente, "sfruttando, così come alcuni altri Cantoni, la possibilità offerta di prolungare la durata dell’obbligo di servizio per un periodo transitorio massimo di 5 anni, ovvero fino al 31 dicembre 2025”.
Nella sua risposta il governo ricorda anche quelli che sono i compiti principali della Protezione civile: proteggere la popolazione e prestarle soccorso, assistere le persone in cerca di protezione, sostenere gli organi di condotta, sostenere le altre organizzazioni partner, proteggere i beni culturali. “Oltre a questi compiti principali, costituti da interventi d’urgenza, dei servizi di formazione, degli interventi di ripristino, esistono dei compiti secondari quali ad esempio lo svolgimento di interventi di pubblica utilità. Questi – puntualizza il Consiglio di Stato – vengono organizzati in base alla pianificazione regionale e limitatamente alle risorse disponibili”.