Lanciata la manifestazione prevista il 17 aprile. Denti (Omct): ‘Sensibilizzare la popolazione al disagio che tutti gli operatori sanitari stanno vivendo’
«Diciamo basta, basta alla burocrazia, alla pressione sui costi della salute, alle condizioni di lavoro non più adeguate. Non si può vedere la sanità solo come un costo, è il bene più prezioso che abbiamo». Franco Denti, presidente dell’Ordine dei medici del Canton Ticino (Omct), non usa mezzi termini, «stiamo raggiungendo un limite non più sostenibile». Tant’è che, facendosi interprete di numerose categorie professionali del settore, l’Omct ha deciso di organizzare una giornata di sensibilizzazione che si terrà il prossimo 17 aprile dalle 10 alle 16 in Piazza Governo a Bellinzona.
«Lo scopo di questa manifestazione – spiega Denti – è di sensibilizzare la popolazione al disagio che tutti gli operatori sanitari stanno vivendo e si inserisce all’interno di una campagna nazionale dell’Associazione dei medici svizzeri (Fmh) lanciata il 22 gennaio con lo slogan ‘Per voi’». Non sono poche infatti le preoccupazioni sollevate da Denti. «Stiamo lavorando da anni in condizioni veramente precarie. Da un lato – rileva – i problemi legati alla medicina di prossimità stanno diventando sempre più acuti. L’età media dei medici ticinesi è di quasi 58 anni. Dall’altro, dopo la pandemia, abbiamo assistito a un aumento delle persone che hanno lasciato la propria professione sanitaria ed è anche diminuito il numero di chi vuole accedere al settore. Sia gli ospedali, sia le cliniche, sia i medici sul territorio sono inoltre sottoposti a un’elevata pressione finanziaria». Insomma, per il presidente dell’Omct, «il malessere è veramente importante, senza soldi non si può pensare di cambiare il paradigma di gestione».
Dalla politica, afferma Denti, «arrivano solo cerotti, che non fanno che aumentare la burocrazia. Oltre un terzo dell’attività lavorativa in ospedale è svolta dietro un computer, lo stesso vale per gli studi medici. È una cosa allucinante». Non solo. «C’è carenza di medici e di infermieri e la risposta qual è? Il numero chiuso alla facoltà di medicina, con un test di ammissione assurdo, e il blocco dei tetti massimi per alcune professioni». Sono questi, evidenzia Denti, «gli aspetti di cui vogliamo parlare con i cittadini-pazienti affinché sostengano il sistema sanitario ticinese. Abbiamo capito che la classe politica non vuole sentire. Fra qualche mese verrà chiesto un credito di 300 milioni, questo vuol dire che non ci sono più soldi».
A rilanciare il presidente dell’Associazione cliniche private ticinesi (Acpt) Giancarlo Dillena: «Non siamo sull’orlo del burrone, ma lo vediamo all’orizzonte». E affonda. «La motivazione di chi opera al fronte è un aspetto fondamentale, al quale bisogna prestare tutta l’attenzione necessaria. Evitando di mortificarla con ulteriori aggravi, a cominciare da quelli di ordine burocratico, in preoccupante e continua crescita». Per Dillena, «la popolazione è abituata a uno standard elevato di sanità in Svizzera e vorrebbe venisse mantenuto. Il carico eccessivo di lavoro, però, non solo è pericoloso per il professionista, ma anche per i pazienti. Per una persona stanca il rischio di fare errori è più elevato. Che la durata media della professione degli infermieri sia di 14 anni è un dato emblematico».
Non pochi i rappresentanti e le rappresentanti delle categorie professionali che operano nella sanità presenti alla conferenza stampa di stamane a Mezzovico. «È un dato di fatto – osserva Veronica Grandi, co-presidente della sezione cantonale dell’Associazione svizzera delle levatrici – che alcuni servizi di maternità del territorio rischiano la chiusura a causa dei crescenti costi e dell’abbassamento del tasso di natalità. Le cure ostetriche capillari e specialistiche distribuite nel nostro cantone sono però di fondamentale importanza per garantire un accesso equo e tempestivo alle donne in gravidanza». Per Tamara Roncati, co-vicepresidente di Physioticino, «le condizioni di lavoro dei fisioterapisti e di tutti gli altri operatori sanitari attivi in Ticino sono un aspetto cruciale per garantire prestazioni efficaci e di qualità. Tuttavia negli ultimi anni le crescenti pressioni politiche sulla categoria hanno reso più difficili le condizioni quadro di lavoro, rischiando di influenzare negativamente la qualità del servizio». Anche Davide Giunzioni, presidente della sezione ticinese dell’Associazione medici assistenti e capi clinica (Asmac), menziona le criticità delle condizioni di lavoro: «L’ultimo sondaggio tra i medici assistenti e i capi clinica a livello svizzero, condotto nel 2023 e che ha coinvolto oltre 3’200 medici, evidenzia che la durata massima della settimana lavorativa di 50 ore continua a essere regolarmente violata nelle strutture ospedaliere elvetiche. I medici assistenti e i capi clinica con un grado di occupazione del 100% lavorano mediamente più di 56 ore a settimana. Per questo, sempre più spesso, si sentono stanchi, deboli, o esausti».
Seppur non presenti a Mezzovico, sostengono la manifestazione anche l’Ordine dei chiropratici del Canton Ticino, l’Associazione professionale dei tecnici di sala operatoria, la sezione Ticino dell’Associazione svizzera infermiere e infermieri e l’Associazione ticinese assistenti di studio medico.