laR+ Ticino

Laffranchini: ‘Occorrono più agenti di custodia’

Carceri da tutto esaurito e gruppo di lavoro sindacati-direzione. ‘Numero posti autorizzati da adeguare dato che la sovraoccupazione è ormai una costante’

Stefano Laffranchini, direttore delle Strutture carcerarie cantonali
(Ti-Press)
23 febbraio 2024
|

Non è solo il Consiglio di vigilanza, al quale spetta la “sorveglianza generale” sulle prigioni ticinesi, a essere impegnato nella ricerca di rimedi al sovraffollamento degli stabilimenti detentivi, in particolare della Farera, riservata alle persone in attesa di giudizio per le quali è stata ordinata la carcerazione preventiva, e del vicino Carcere penale della Stampa, in cui viene rinchiuso chi è stato condannato a una pena privativa della libertà. Un gruppo di lavoro – costituito verso la fine dello scorso dicembre e formato dai rappresentanti del personale carcerario, dal direttore Stefano Laffranchini, dalla responsabile al Dipartimento istituzioni della Divisione giustizia Frida Andreotti e dai sindacalisti Lorenzo Jelmini (Ocst) e Raoul Ghisletta (Vpod) – ha valutato e formalizzato in un documento delle proposte per migliorare le condizioni operative degli agenti di custodia confrontati con un consistente incremento della popolazione carceraria. «Il documento – indica, contattato dalla ‘Regione’, Stefano Laffranchini – è già stato consegnato alla Divisione giustizia. Martedì prossimo il gruppo di lavoro si riunirà nuovamente». All’incontro, aggiunge il direttore delle Strutture carcerarie cantonali, sarà presente anche il capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi. Il quale «si esprimerà sulle richieste avanzate nel rapporto». Richieste, precisa Laffranchini, che sono state formulate «per migliorare le condizioni di lavoro degli agenti e permettere così al personale, oggi sotto pressione, di gestire una sovraoccupazione delle nostre carceri che si registra ormai da sei mesi».

Le richieste

Il gruppo di lavoro, spiega il responsabile delle Strutture detentive, «propone misure a corto e a medio termine». Anzitutto «bisogna recuperare agenti di custodia da destinare alla sorveglianza all’interno delle carceri: chiediamo per esempio di affidare la ronda esterna, che viene effettuata all’interno delle mura del Penitenziario cantonale ma all’esterno degli stabili dove sono le celle, non più al nostro personale ma a una ditta privata di sicurezza, che ovviamente non avrà alcun contatto con i detenuti». Un’altra misura a corto termine proposta dal gruppo di lavoro, continua Laffranchini, «è la ricerca di ex agenti di custodia al beneficio del prepensionamento disposti a rientrare per così dire in servizio per tot ore». Inoltre, e qui siamo nel campo delle misure a medio termine, «contiamo di poter assumere il personale necessario attraverso la scuola». La formazione prenderà il via «alla fine del prossimo autunno: abbiamo bisogno di quindici agenti di custodia, di entrambi i sessi, anche in vista della riapertura nel 2025, nel Carcere penale, della sezione per le donne alle quali è stata inflitta una pena da scontare dietro le sbarre». Il concorso, rammenta Laffranchini, «è stato prolungato: scadrà l’11 marzo». Al momento le candidature «sono una settantina». Se in seguito alle prime selezioni «non riusciremo a reclutare un numero sufficiente di agenti, apriremo subito un secondo concorso, mantenendo, sia chiaro, gli stessi requisiti: non vi sarà nessun allentamento dei criteri di assunzione, considerato il tipo di professione». Professione non facile, quella dell’agente di custodia, «ma che può dare molte soddisfazioni e la principale è di vedere una persona che giunta a fine pena è cambiata, che è pronta a reinserirsi nella società: del resto la risocializzazione, con conseguente riduzione del tasso di recidiva, è l’obiettivo principale della pena», sottolinea il direttore delle Strutture carcerarie ticinesi.

Sempre con riferimento alle auspicate misure a medio termine, il gruppo di lavoro propone un aumento del personale. «Si chiede un adeguamento verso l’alto, di alcuni punti percentuali, dei posti autorizzati», afferma Laffranchini. «L’adeguamento viene sollecitato dato che la sovraoccupazione carceraria sta diventando purtroppo una costante: peraltro, sarebbe inutile realizzare strutture detentive se poi non si dispone, in termini di posti autorizzati, del necessario numero di agenti di custodia».

‘C’è unità di intenti’

Nei giorni scorsi si è riunito il Consiglio di vigilanza, organo previsto dalla Legge cantonale sull’esecuzione delle pene e delle misure per gli adulti e composto fra gli altri dal direttore del Dipartimento istituzioni e dai magistrati alla testa delle autorità giudiziarie penali. Nei casi in cui sarà possibile, aveva fatto sapere Gobbi al termine della seduta (vedi l’edizione del 21 febbraio), riferendo di alcuni dei rimedi al sovraffollamento individuati, “si cercherà più di prima di far espiare nei rispettivi Paesi di origine la pena inflitta in Ticino a cittadini stranieri non residenti. Inoltre, come Consiglio di vigilanza chiederemo al Consiglio di Stato che alla Clinica psichiatrica cantonale siano previste molte più camere securizzate per la gestione temporanea di persone detenute in fase di scompenso psichico acuto”. Non solo: “Alla Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia, proporrò l’introduzione, previa modifica della legislazione federale, del processo per direttissima delle persone arrestate in flagranza di reato e per determinati illeciti, in modo che la fase della carcerazione preventiva sia il più breve possibile. Ricordo che oggi il novanta per cento dei detenuti in preventiva sono stranieri non residenti: per loro la carcerazione in attesa di giudizio si rende necessaria per il pericolo di fuga”.

Come si conciliano i correttivi decisi dal Consiglio di vigilanza con le proposte del gruppo di lavoro in cui sono rappresentati anche i sindacati? «Il gruppo di lavoro – riprende Laffranchini – si occupa unicamente dei contraccolpi del sovraffollamento sul personale di custodia e sulla loro attività. Ciò che conta è muoversi con unità d’intenti ed è quello che Consiglio di vigilanza e gruppo di lavoro stanno facendo».