Ticino

Sovraffollamento, tra i rimedi il processo per direttissima

Carceri ticinesi da tutto esaurito, Gobbi, presidente del Consiglio di vigilanza: ‘Ecco i correttivi che abbiamo deciso e quelli che proporremo’

‘La sovraoccupazione delle carceri ticinesi rischia di diventare, di questo passo, strutturale’
(Ti-Press)
20 febbraio 2024
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«La sovraoccupazione delle carceri ticinesi rischia di diventare, di questo passo, strutturale. E non solo da noi. Il sovraffollamento – dovuto all’aumento della criminalità e in particolare dei furti commessi da migranti e dei reati legati agli stupefacenti – è riscontrabile anche nelle altre strutture detentive della Svizzera. Il che è un problema pure per noi, perché limita notevolmente la nostra possibilità di trasferire in queste strutture detenuti in espiazione di pena». Il consigliere di Stato Norman Gobbi è reduce dalla riunione, tenutasi nel pomeriggio, del Consiglio di vigilanza cui per legge, quella sull’esecuzione delle pene e delle misure per gli adulti, la Lepm, compete “la sorveglianza generale” sugli stabilimenti carcerari del Cantone. Del Consiglio fanno parte i vertici delle autorità giudiziarie penali: è presieduto dal direttore del Dipartimento istituzioni. Ed è in tale veste che Gobbi ha convocato la seduta. Alla riunione hanno partecipato anche le direzioni della Divisione giustizia (Frida Andreotti), delle Strutture carcerarie (Stefano Laffranchini) e dell’Ufficio dell’assistenza riabilitativa (Siva Steiner). Presenti pure la Magistratura dei minorenni e la Polizia cantonale. «Abbiamo individuato e deciso alcuni correttivi per alleggerire la pressione sul personale di custodia e per evitare che la sovraoccupazione metta a repentaglio la sicurezza dello stesso personale e della popolazione carceraria», dice Gobbi raggiunto dalla ‘Regione’.

Le misure

La Farera (capienza massima 88 posti), destinata agli imputati in attesa di giudizio dei quali il Ministero pubblico, con l’ok del giudice dei provvedimenti coercitivi, ha disposto la carcerazione preventiva, e l’attiguo Carcere penale della Stampa (144 posti), riservato alle persone condannate a una pena privativa della libertà: sono principalmente queste le strutture sovraoccupate. Negli ultimi tempi anche da tutto esaurito. Quali dunque i correttivi? «Un miglior coordinamento – spiega il direttore del Dipartimento istituzioni – fra Strutture carcerarie e Polizia cantonale, affinché la persona fermata venga inizialmente rinchiusa nelle celle di polizia, possibilità data per legge, e dunque non venga subito portata alla Farera quando quest’ultima è piena. Il recupero, poi, di personale di custodia oggi impegnato in mansioni che in questo specifico momento risultano secondarie, per affidargli il compito principale: la sorveglianza dei detenuti nelle Strutture carcerarie. Ora per esempio il controllo dell’accesso principale al Palazzo di giustizia a Lugano, in via Pretorio, è assegnato ad agenti di custodia: questo compito verrà assegnato a una ditta privata di sicurezza».

Altri correttivi decisi. «Nei casi in cui sarà possibile – riprende Gobbi – si cercherà più di prima di far espiare nel loro Paese di origine la pena inflitta in Ticino a cittadini stranieri non residenti. Inoltre, come Consiglio di vigilanza chiederemo al Consiglio di Stato che alla Clinica psichiatrica cantonale siano previste molte più camere securizzate per la gestione temporanea di persone detenute in fase di scompenso psichico acuto». Ma non è tutto. «Alla Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia, proporrò – fa sapere il consigliere di Stato – l’introduzione, previa modifica della legislazione federale, del processo per direttissima delle persone arrestate in flagranza di reato e per determinati illeciti, in modo che la fase della carcerazione preventiva sia il più breve possibile. Ricordo che oggi il novanta per cento dei detenuti in preventiva sono stranieri non residenti: per loro la carcerazione in attesa di giudizio si rende necessaria per il pericolo di fuga».

Ortelli: ‘Garantire condizioni dignitose’

Alla riunione del Consiglio di vigilanza ha preso parte anche la presidente della commissione parlamentare ‘Sorveglianza delle condizioni di detenzione’ Maruska Ortelli. Sono stati decisi «dei piccoli interventi che comunque possono alleggerire la situazione. È però chiaro che a lungo termine si dovrà pensare a un nuovo carcere. Ma i tempi della politica sono ormai quelli che sono», sostiene la deputata leghista.

Stando a Ortelli, quella odierna è stata «una riunione di riflessione, dalla quale non sono uscite delle soluzioni definitive». E aggiunge: «Il quadro è chiaro, le carceri ticinesi traboccano, ma il margine di manovra è serrato, anche perché pure le altre prigioni svizzere sono al limite di capienza. Se la situazione attuale è ancora tutto sommato gestibile, nel caso in cui il contesto non dovesse stabilizzarsi, diventerà davvero complesso reggere il volume di detenuti. Ora siamo in allarme perché la tendenza non sembra migliorare, anzi».

Sul sovraffollamento Ortelli illustra: «È chiaro che il carcere non deve essere un albergo, ma bisogna garantire delle condizioni dignitose». Non solo. «Preoccupa poi naturalmente anche la situazione del personale: avere il doppio dei detenuti da seguire non è facile. Nonostante si tratti solo di una decina di posti, la prospettiva è la riapertura della nuova sezione femminile alla Stampa. È indubbiamente un’opportunità per le donne condannate a una pena detentiva, che non verranno più rinchiuse nel carcere giudiziario della Farera. Ma in termini di spazi non si risolverà completamente il problema».

Tra le soluzioni alternative, il braccialetto elettronico per gli arresti domiciliari. «Si è parlato di questa opzione per chi è domiciliato in Ticino. Non si tratta però di una percentuale elevata. Ripeto, sono dei piccoli accorgimenti che tutti insieme possono portare dei cambiamenti, seppur non risolutivi. L’obiettivo è di alleggerire anche il personale e il servizio medico che stanno risentendo fortemente di questo contesto», evidenzia la granconsigliera.

Disporre di personale in sufficienza è centrale, il bando di concorso per aspiranti agenti di custodia è stato prolungato fino all’11 marzo: come avvicinare più persone a questo lavoro? «Non è una professione per tutti. Sentire che la situazione nelle carceri è così tesa, tra sovraoccupazione e pressione sul personale, sicuramente non aiuta. Rendere più attrattivo questo mestiere sarà – indica Ortelli – un tema di discussione in commissione».