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Parità e dignità anche dietro le sbarre

La riattivazione della sezione femminile alla Stampa è un passo nella giusta direzione. La sfida ora è reclutare un adeguato numero di agenti di custodia

In sintesi:
  • La chiusura della sezione femminile al carcere penale della Stampa risale al 2006, anno a partire dal quale le donne condannate a scontare una pena detentiva in Ticino vengono detenute al carcere giudiziario della Farera
  • A fine 2025 è prevista la riapertura della sezione femminile alla Stampa, ma negli anni le detenute in esecuzione pena sono state sottoposte a un’importante disparità di trattamento rispetto agli uomini
Il Penitenziario cantonale della Stampa e il carcere giudiziario della Farera
(Ti-Press)
19 febbraio 2024
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Le donne trascorrono nell’arco della giornata in media sei ore fuori dalla cella, mentre gli uomini dodici. Il doppio. È il dato emblematico, fornitoci dal direttore delle Strutture carcerarie cantonali Stefano Laffranchini, della disparità di trattamento nella detenzione di chi sconta la propria pena in Ticino. Disparità non voluta, ma derivante dalla mancanza di spazi.

Una boccata d’aria, parziale, potrebbe allora arrivare con la riapertura della sezione femminile al Carcere penale della Stampa, prevista per fine 2025. Il via libera alla sua realizzazione mira a “rispondere all’evoluzione della società, a dimostrazione del grado di civiltà del cantone”, come si legge nel messaggio governativo approvato dal Gran Consiglio lo scorso giugno. Il comparto femminile sarà composto di undici posti cella.

Della ventina di donne attualmente detenute in Ticino, alcune sono in carcerazione preventiva, altre in esecuzione di pena. Alla Farera, carcere giudiziario destinato alle persone in attesa di giudizio per le quali è stata disposta la privazione della libertà, sono però rinchiuse anche le seconde, cioè le donne condannate a una pena detentiva da scontare. E che dovrebbero essere invece collocate nel vicino Carcere penale della Stampa. Ma per appunto mancanza di spazi questo oggi non è possibile. Per loro vale quindi il regime, severo, vigente nel Carcere giudiziario. Con le sue limitazioni. Per esempio le ore passate fuori dalla cella: nel Penitenziario cantonale, come scritto, sono il doppio di quelle trascorse al Giudiziario. Anche da questo punto di vista il ripristino della sezione femminile alla Stampa, con i suoi undici posti cella previsti, rappresenta un primo passo senz’altro apprezzabile verso il conseguimento di un obiettivo di civiltà: rimuovere lo squilibrio nella detenzione tra detenuti e detenute, ora a sfavore delle donne.

La chiusura della sezione femminile nel Carcere penale della Stampa risale al 2006. Motivo? Il numero di donne condannate in Ticino a una pena privativa della libertà non era sufficiente a giustificare la sottrazione di spazio agli uomini. Nel tempo però la situazione dietro le sbarre è profondamente cambiata. Se a metà degli anni Duemila la presenza femminile alla Stampa si aggirava intorno alle tre unità su quindici posti, negli ultimi anni le donne in carcere non sono mai scese sotto le quindici unità. E oltre al minor tempo libero da trascorrere fuori dalla cella, rispetto agli uomini rinchiusi alla Stampa, alla Farera le detenute che stanno espiando una pena dispongono di meno spazio e di meno opportunità di formazione o lavoro e di interazione tra di loro.

Alla Farera sono detenute principalmente donne che devono scontare pene di breve durata, mentre quelle condannate a pene più lunghe vengono di regola trasferite in prigioni di altri cantoni. In strutture provviste di sezioni femminili. Tuttavia questi trasferimenti oltralpe comportano un forte sradicamento dal proprio tessuto sociale. Una volta spostata in un altro cantone, una detenuta ha molte più difficoltà a ricevere visite e quindi ad avere contatti regolari con i familiari.

Il precludere alle donne le stesse opportunità riconosciute agli uomini, opportunità che favoriscono la risocializzazione, non può che produrre effetti negativi, che vanno a toccare la collettività nel suo insieme. Riaprire spazi fisici comunque non basta: vi è da sperare che le Strutture carcerarie cantonali riescano a reclutare un numero adeguato di agenti di custodia per la futura sezione femminile.

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