Lo chiede un’interrogazione interpartitica inviata al governo dai granconsiglieri Genini, Corti, Piccaluga, Balli, Soldati, Mazzoleni, Gianella e Zanetti
“Cambiamenti nel programma di allevamento dei cani da guardiania, in Ticino siamo pronti?”. È quanto chiede un’interrogazione interpartitica inviata al Consiglio di Stato dai granconsiglieri Sem Genini (Lega), Alessandro Corti (Centro), Daniele Piccaluga (Lega), Omar Balli (Lega), Roberta Soldati (Udc), Alessandro Mazzoleni (Lega), Alex Gianella (Plr) e Tiziano Zanetti (Plr). Più precisamente viene chiesto se il governo sia a conoscenza delle intenzioni di Berna di trasferire il programma di allevamento dei cani da protezione dalla Confederazione ai Cantoni, se si sia già attivato per fronteggiare questo cambiamento e stia sviluppando le proprie strutture e i propri concetti. I deputati chiedono inoltre se il Consiglio di Stato ritenga che ci siano i tempi necessari per attuare le diverse modifiche, se creda che si possa trovare una collaborazione con i Cantoni limitrofi per allestire i programmi di allevamento, se pensi che ci sarà una differente qualità nella formazione di questi cani dopo che le competenze e le responsabilità verranno trasferite sui Cantoni e se preveda che nei prossimi anni il sostegno pubblico odierno al settore, incluso quello per l’acquisto dei cani da protezione, sarà ancora garantito a favore della loro formazione e del loro utilizzo.
Nello specifico, si legge nel testo dell’interrogazione, “i cani da guardiania o cani da protezione sono considerati dalla Confederazione una misura ufficiale di protezione del bestiame contro i grandi predatori”. Non solo. “Questi animali restano centrali per la tutela degli animali da allevamento, laddove è possibile e ragionevole impiegarli”. In ottemperanza alla nuova Legge sulla caccia di dicembre 2022 – spiegano i deputati in Gran Consiglio – “il parlamento svizzero ha stabilito che i compiti e le competenze della Confederazione e dei Cantoni dovranno essere riorganizzati a partire dal 2025. In effetti, i Cantoni hanno richiesto e quindi ottenuto dalla Confederazione maggiori competenze e la messa in atto di una nuova strategia di allevamento dei cani da protezione rientra proprio in quest’ottica”. Un trasferimento di compiti “prevedibile da tempo e divenuto inevitabile”, e che implica che l’allevamento di cani da protezione “non verrà più effettuato su incarico diretto dell’Ufficio federale dell’ambiente”.
Dal profilo finanziario, continua l’interrogazione, “le risorse messe a disposizione dalla Confederazione per la protezione del bestiame e dei cani da protezione rimarranno invariate, indipendentemente dalla riorganizzazione dei compiti e delle responsabilità e per il 2024 ammonteranno a 7,7 milioni di franchi”. E sottolinea: “Ciò è fondamentale ed è proprio quello che ci auspichiamo fortemente: la rete del sostegno pubblico deve essere mantenuta per far fronte alle necessità o addirittura rafforzata a dipendenza dell’evoluzione dei grandi predatori”.
Secondo i deputati, “per poter agire in maniera efficace è quindi essenziale che anche il Ticino si prepari a questo cambiamento”. E questo con la consapevolezza “che ci voglia un orizzonte di pianificazione per gli allevatori e ovviamente anche per i futuri proprietari che richiedono cani per proteggere le loro greggi”. Il tutto anche “per evitare l’utilizzo di cani ‘non ufficiali’ che rischia di diventare necessario qualora non sia possibile selezionarne e preparane per tempo un numero sufficiente, tenuto conto che già oggi vi è una certa penuria di questi animali e che le liste di attesa sono lunghe”.