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Prostituzione, ‘in Ticino è più difficile lavorare in regola’

Amato (Sos Ticino): ‘L’ottenimento del permesso di soggiorno per esercitare nel settore della prostituzione è una problematica insorta negli ultimi anni’

‘Quando si dichiara di svolgere l’attività presso il cliente, spesso ne viene chiesta la prova, ma è impensabile’
(Keystone)
20 gennaio 2024
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«L’ottenimento del permesso di soggiorno per esercitare nel settore della prostituzione è una problematica insorta negli ultimi anni. Se penso al passato, quando ancora c’erano le ragazze che lavoravano nei night, le difficoltà non erano tanto legate a questo aspetto quanto piuttosto al diritto del lavoro. Ultimamente si fa un po’ più fatica in Ticino a ottenere il permesso per lavorare regolarmente». È quanto constata Mario Amato, direttore della sezione ticinese del Soccorso operaio svizzero (Sos), per il quale «la percezione è che il fenomeno della prostituzione sia da anni in calo». Amato si occupa infatti anche delle questioni legali che spesso chi lavora nel settore del sesso a pagamento deve fronteggiare: «Prima della pandemia c’erano molte più persone che si rivolgevano al nostro consultorio giuridico. La pandemia ha dunque probabilmente in parte inciso su questo calo. Stando poi a quanto riferito da alcune ragazze, sembrerebbe che in altri cantoni sia più facile ottenere il permesso per lavorare, per cui alcune si potrebbero essere spostate negli anni». Non ci sarebbe dunque un’unica ragione dietro a questo calo.

Nove i locali erotici autorizzati e ventitré gli appartamenti notificati

Sos Ticino, lo ricordiamo, è un’organizzazione umanitaria no profit attiva al Sud delle Alpi dal 1984. Dal 2021 agisce su mandato del Cantone nell’ambito del bando di concorso per il ‘Servizio di consulenza e assistenza alle persone che esercitano l’attività di prostituzione’ in Ticino. Bando scaduto il 31 dicembre, ma prorogato fino alla fine di marzo. «Settimana scorsa – illustra Amato – è stato pubblicato il nuovo concorso sul Foglio ufficiale, al quale parteciperemo». In effetti, come stabilito dalla Legge sull’esercizio della prostituzione (LProst), le persone che lavorano in questo ambito in Ticino possono rivolgersi gratuitamente agli enti designati dal Consiglio di Stato, che prestano loro una consulenza di natura psicologica, sociale, sanitaria e legale. Il concorso in questione, pubblicato ogni quattro anni, è relativo al mandato che viene attribuito dal governo all’ente o agli enti che si occuperanno di fornire questo servizio. In Ticino, stando alle cifre forniteci dalla Polizia cantonale, sono nove i locali erotici autorizzati e ventitré gli appartamenti notificati. Inoltre, rispetto al 2022, quando si erano annunciate 219 persone, il 2023 fa stato di un aumento. Va precisato che i dati completi per lo scorso anno saranno forniti, come di consueto, in aprile nel rapporto annuale della Polizia cantonale, per cui al momento non è possibile stabilire quanto concreto sia questo aumento. Le nazionalità di chi esercita la professione sono, come negli scorsi anni, prevalentemente quelle romena e italiana.

Prima informazione attività di prossimità

Ma quali sono i servizi offerti dall’associazione? «Nell’ambito di questo mandato – ci spiega Amato – svolgiamo tramite l’antenna MayDay due tipi di attività volte a sostenere le persone a rischio di sfruttamento. Una prima attività è quella che noi chiamiamo di ‘prima informazione’, che si svolge nei locali della Polizia cantonale presso Teseu (la sezione della Polizia cantonale che si occupa della criminalità legata al mondo della prostituzione, ndr), tre volte a settimana per due ore di presenza». E sottolinea: «Grazie a delle mediatrici, che sono anche interpreti culturali che il più delle volte riescono a esprimersi nella lingua delle ragazze che giungono presso Teseu, è possibile ricevere una prima breve formazione su cosa significhi lavorare nel contesto ticinese nel settore della prostituzione. Le informazioni che vengono fornite vanno dalla spiegazione di cos’è un permesso, a che cosa viene richiesto per esercitare la professione, passando da quali sono le condizioni di lavoro, a come si presenta una domanda, fino a quali sono gli obblighi e i diritti. Non vi è naturalmente nessun obbligo di aderire alla nostra consulenza».

Il secondo ambito si svolge nei luoghi dove viene esercitata la prostituzione con lo scopo di segnalare l’esistenza del servizio: «L’attività di prossimità – illustra il direttore di Sos Ticino – ci permette di andare proprio sul territorio e di fornire sul posto queste informazioni. In questo modo è anche possibile osservare il contesto in cui operano le ragazze. Siccome queste visite si svolgono nel luogo di lavoro, senza quindi la possibilità di avere un colloquio riservato, essendo spesso presenti dei clienti o i gerenti, talvolta è difficile affrontare tutti i temi, ma riusciamo comunque a segnalare i nostri servizi a cui rivolgersi per eventuali approfondimenti».

Il mandato cantonale ha però dei limiti: «Queste due attività – mette in luce Amato – non sempre ci permettono di rispondere a tutti i bisogni espressi dalle persone che si rivolgono al nostro servizio. Ci sono infatti degli aspetti che non rientrano nel nostro mandato e che tuttavia meritano di essere approfonditi. Noi cerchiamo per quanto possibile di prestare la nostra consulenza anche su questi temi».

‘Il contatto con le persone ci permette di individuare le situazioni di violenza’

Come detto, le principali difficoltà riscontrate da chi vuole iniziare a lavorare in Ticino sono legate alla formalizzazione della richiesta per poter esercitare la professione, ma non solo. «Tramite i nostri servizi – evidenzia Amato – riusciamo a rintracciare quelli che possono essere i potenziali rischi d’abuso e di tratta. Il contatto con queste persone ci permette infatti di individuare delle situazioni di violenza, aspetti che possono poi essere approfonditi».

Per quanto concerne le problematiche giuridiche legate all’ottenimento del permesso di soggiorno, per Amato, «il più delle volte le complicazioni emergono perché l’Ufficio della migrazione ritiene che alcune delle condizioni previste per ottenere il permesso di soggiorno per svolgere questa attività, che si esercita a titolo autonomo in quanto lavoratore indipendente, non siano soddisfatte». E chiarisce: «Delle difficoltà si riscontrano per esempio quando la persona dichiara di svolgere l’attività non al proprio domicilio, ma come escort presso i clienti o presso strutture ricettive, come gli hotel. In questi casi presentiamo ricorso. Quando si dichiara di svolgere l’attività presso il cliente, spesso ne viene chiesta la prova, ma è impensabile. Noi cerchiamo di far valere il discorso che, considerata la natura particolare dell’attività, è più che sufficiente la regolarità nei pagamenti delle fatture per dimostrare che esiste un introito e che si esercita un’attività lucrativa a titolo di indipendente. La prostituzione è inoltre considerata dalla giurisprudenza del Tribunale federale un lavoro che non può essere esercitato nelle zone in cui sono vietate le attività moleste, quindi nei quartieri prevalentemente residenziali. In questi casi è più difficile trovare una soluzione».