Alla manifestazione convocata per protestare contro la manovra del Consiglio di Stato molta affluenza e attacchi alla destra: ‘È solo il primo passo’
Il vento forte in piazza Governo a Bellinzona ha teso le bandiere, gli striscioni e i cartelli delle oltre cinquemila persone, stando agli organizzatori, che hanno partecipato oggi alla manifestazione indetta dai sindacati contro i tagli prospettati dal Consiglio di Stato nella socialità e sui salari dei dipendenti pubblici per rientrare dal deficit dei conti cantonali. Oltre cinquemila persone che hanno detto un chiaro no alla manovra di rientro, e che promettono una battaglia che non si esaurirà con questo corteo e questa manifestazione.
«Peccato dover essere qui per l’ennesima volta a dover difendere salari, servizi e pensioni da tagli miopi e irresponsabili» attacca a testa bassa dal palco, per la Vpod, Giulia Petralli. Peccato, anche, «che la storia sia sempre la stessa e siano sempre i soliti noti a doverci rimettere. Il filo conduttore di questa giornata è l’indignazione, che si traduce in un’unica parola: vergogna!». Una vergogna che per Petralli deve provare «un governo di contabili che invece di promuovere i risparmi con una riorganizzazione arriva con tagli brutali su salari, servizi e sussidi». Ma anche «all’incapacità della destra a rispondere ai bisogni del personale, delle strutture, dei pazienti e degli utenti, vergogna ai politici come Sergio Morisoli che sacrificano sull’altare delle più pericolose idee neoliberiste le persone più deboli. Lo Stato – affonda Petralli – deve essere al servizio dei più deboli, non dei più ricchi». Che, invece, «grazie ai partiti borghesi avranno sgravi fiscali tagliando gli aiuti alle fasce più deboli». Petralli lo garantisce: «Siamo solo all’inizio della protesta, la pace sul posto del lavoro è destinata a sparire e non per volontà dei lavoratori, ma come logica conseguenza indotta da scelte irresponsabili di governo e partiti borghesi».
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Slogan e cartelli
«Qualcosa di positivo c’è in questi tagli», ironizza ma fino a un certo punto il vicesegretario cantonale dell’Ocst Xavier Daniel: «Ci hanno fatto tutti incazzare. Si sono arrabbiati sindacati, lavoratori, datori di lavoro, fruitori di servizi, i loro famigliari, i loro amici. Pare si siano arrabbiati pure partiti e politici, Morisoli si è dichiarato contrario al decreto che lui stesso ha scritto. Questa arrabbiatura si traduce in questa massiccia presenza». Daniel punta il dito contro «misure che non hanno alcuna visione: si tagliuzza qua e là con il rischio reale che nel 2024 non si garantiranno i servizi, nel 2025 andrà pure peggio e nel futuro pagheremo con gli interessi questi tagli». Il Consiglio di Stato ha chiesto di remare tutti nella stessa direzione, e Daniel esclama: «Come è possibile farlo se tagliano stipendi e servizi, non riconoscono il carovita, riducono i sussidi di cassa malati, propongono sgravi fiscali per i ricchi che svuoteranno le casse per decine e decine di milioni?». La politica «si adoperi per trovare soluzioni che non mortifichino i lavoratori e le fasce più deboli della popolazione».
A spiegare bene l’aria che tirava oggi a Bellinzona è il segretario dei Sindacati indipendenti ticinesi (Sit) Mattia Bosco: «Se persino un moderato come me scende in piazza vuol dire che si è raggiunto ogni limite, e come me oggi sono in tanti». Bosco non ci sta: «È vergognoso e scandaloso che dei politici vi dicano che siete dei privilegiati mentre nei settori della sicurezza, della sanità, dell’istruzione e della socialità tenete in piedi questo cantone».
Fomenta non poco la piazza il segretario di Unia Giangiorgio Gargantini, portando prima «la solidarietà di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori del settore privato perché la solidarietà è l’elemento base che deve unire lotte e rivendicazioni», poi scaldando ugola e mani applaudenti urlando che «difendere i salari è una battaglia essenziale, è difendere le pensioni che altro non sono che salario differito. Il Cantone non riconosce il rincaro del carovita nei salari? È una vergogna e dobbiamo denunciarlo!». Gargantini esprime «molta rabbia», e spara a zero sul ‘Decreto Morisoli’ «che chi l’ha scritto oggi dice che non è quello che voleva, e perché chi l’ha sostenuto vi ha raccontato bugie prendendovi per il culo e continua ancora adesso a farlo». E poi arriva quella parola: «Sciopero! Lo sciopero deve essere la prossima tappa e il prossimo obiettivo, la lotta deve continuare».
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‘È chiaro il messaggio?’
Vicino al palco, ma come spettatore, è il copresidente del Partito socialista Fabrizio Sirica che, avvicinato da ‘laRegione’, commenta così: «Sono numeri importanti considerando che si tratta di una manifestazione svolta di mercoledì e con un taglio prettamente sindacale, quindi non allargando troppo il discorso alle lotte sociali che dobbiamo portare avanti. Penso a chi non riceverà i sussidi di cassa malati». Quello di oggi «è solo un primo passo. C’è una grande voglia di mobilitarsi. L’abbiamo percepito nelle ultime settimane. Si deve combattere questa manovra miope, sbagliata e a tratti illegale, come ha ricordato l’Associazione delle istituzioni sociali». Per Sirica ciò che emerge è «una evidente incoerenza: da un lato si chiedono sacrifici, dall’altro si sta trovando la maggioranza per una riforma fiscale che regalerà soldi a chi non ne ha bisogno». La richiesta quindi è chiara: «Abrogare il progetto di riforma fiscale e fare un passo indietro su tutti questi tagli, a cominciare da quelli sugli aiuti di cassa malati. In ogni caso – precisa il copresidente Ps – non siamo ‘tout court’ a favore di un’esplosione dei costi dello Stato. Ci sono delle uscite che si possono ottimizzare, ma bisogna guardare ponderare bene gli interventi. Non come ha fatto il governo».
«Non sono un dipendente pubblico, non sono un pensionato o uno studente. Lavoro nel privato, ma a questa manovra non ci sto. Vedere che si tolgono così tanti soldi al settore dei disabili è una vergogna». Gianfranco aspetta il corteo in piazza Governo, seduto sulle panchine di marmo che circondano la fontana della Foca. Accanto a lui Matteo, docente. «Io invece sono qui come persona interessata dai fatti», afferma scherzando. Sono da poco passate le 17, orario annunciato di inizio degli interventi, e davanti a palazzo delle Orsoline diverse centinaia di persone aspettano l’arrivo del corteo, «ma dove sono?» chiede qualcuno impaziente. Il grosso della folla, diverse migliaia di persone secondo gli organizzatori, si è data ritrovo alla stazione di Bellinzona e ha sfilato lungo il Viale fino a piazza Indipendenza, per poi svoltare a destra e raggiungere la sede del governo. Un corteo «tonico e rumoroso» come lo ha definito Enrico Quaresmini, portavoce della Rete per la difesa delle pensioni (Erredipi), che ha guidato la colonna di manifestanti sul tetto di un furgone. «Mobilitarsi serve. Mobilitarsi porta risultati. Lo facciamo oggi e lo faremo ancora, tutte le volte che sarà necessario. Finché non ci ascolteranno», ribadisce con il microfono in mano durante la tappa in Piazza Collegiata. «Speriamo abbia ragione. Con le pensioni a qualcosa è servito, anche se non è ancora finita», afferma Monica, dipendente del Cantone, che in piazza era già scesa con l’Erredipi «per chiedere alla politica di non tagliare le nostre pensioni». Ora, riprende Monica, «si chiede di non tagliare i servizi a chi ha bisogno. Capisco che si voglia risanare a tutti i costi le finanze pubbliche, ma non si può farlo sulle spalle delle persone più fragili. Perché non vanno a prendere i soldi da chi li ha? A quella parte della popolazione mi sembra non si chiedano mai sacrifici, anzi».
Dita puntate contro il Consiglio di Stato, ma anche contro quella parte di parlamento che ha sostenuto il ‘decreto Morisoli’, a cominciare dal suo ideatore, il capogruppo dell’Udc in Gran Consiglio. «Ora si defilano tutti. Non ce n’è uno che applaude questa manovra, eppure l’hanno voluta loro. Dove pensavano che si sarebbe andato a risparmiare?». Davide non nasconde una certa «rabbia» per «i tagli a chi ha bisogno. Che venga il governo a spiegare ai nostri disabili che non potranno più fare tutte le gite o le attività che fanno ora». Seduta sul suo girello, in mezzo a bandiere di sindacati e fischietti, c’è anche Giovanna, 84 anni. «Spero di non perdere il sussidio di cassa malati. Ho sentito che molti lo perderanno e ad altri verrà ridotto. Per me è un sostegno importante e finché il fisico regge, più meno, – afferma sorridendo – vengo qua per portare la mia presenza».
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Giovanna, 84 anni, combatte
Sul finire della manifestazione, quando ormai la Piazza cominciava a svuotarsi, è stata anche letta la risoluzione che ribadisce come "lavoratrici e lavoratori si oppongono fermamente al taglio salariale del 2% oltre i 60mila franchi e a tutti i tagli presentati dal Consiglio di Stato”. Viene anche chiesta “la piena compensazione del carovita ai dipendenti". Il prossimo passo è l’assemblea convocata dai sindacati Vpod, Ocst e Sit lunedì 11 dicembre alle 20 nell’aula magna della scuola cantonale di commercio di Bellinzona Commercio “per decidere come organizzare scioperi e mobilitazioni adatti ad ogni settore e volti ad ottenere la piena compensazione del carovita”.