Sindacati in piazza per opporsi ai risparmi governativi. Durisch (Ps): ‘Sull'aiuto per i premi il Consiglio di Stato fa un discorso fuorviante’
Una manovra di risparmi «irresponsabile», sottolinea Giulia Petralli della Vpod. Tagli «sbagliati e pericolosi», avverte Xavier Daniel dell’Ocst. «Il ceto medio tanto evocato dalla retorica politica si sente oggi tutt’altro che tutelato», rilancia Mattia Bosco dei Sit, Sindacati indipendenti ticinesi. Tutto è pronto per la manifestazione indetta dalle tre sigle sindacali per mercoledì 22 novembre in Piazza Governo a Bellinzona, dalle 17, per protestare contro le misure di contenimento della spesa pubblica. Misure proposte dal governo con il Preventivo 2024 per approdare al pareggio dei conti del cantone entro fine 2025, come da ‘Decreto Morisoli’. C’è solo un’incognita, non certo trascurabile: la partecipazione. Ocst, Vpod e Sit confidano ovviamente in una massiccia adesione al raduno del 22. Del resto, ricorda Petralli, i provvedimenti confezionati dal Consiglio di Stato, e ora sotto la lente del parlamento, «vanno a toccare non solo i dipendenti pubblici, che ogni giorno si impegnano per garantire dei servizi di qualità alla popolazione, ma di riflesso anche la qualità stessa dei servizi erogati ai cittadini e alle cittadine». Senza dimenticare la prospettata «riduzione dell’accesso ai sussidi Ripam», afferma a sua volta Daniel: questo «in un cantone dove i premi di cassa malati aumentano in maniera vertiginosa e dove per molti è necessario attingere ai sussidi».
I sussidi per il pagamento dei premi di cassa malati, appunto. Altro capitolo della controversa manovra di rientro, la prima nel percorso di risanamento delle finanze cantonali. I contributi della Confederazione versati al Ticino per i sussidi di cassa malati ricalcano l’andamento dei premi di riferimento – sempre al rialzo negli ultimi anni – e dal 2014 sono cresciuti del 41%. La medesima cosa non si può dire per i sussidi cantonali, al netto dei contributi federali, erogati dal Ticino ai suoi cittadini (+13% nello stesso periodo). È quanto mostrano i dati elaborati dal capogruppo socialista in Gran Consiglio Ivo Durisch. Cifre che dimostrano chiaramente come a essere colpito maggiormente dai tagli ai sussidi di cassa malati (Ripam) – sulla sforbiciata proposta dall’Esecutivo si dovrà esprimere il Gran Consiglio – sia il ceto medio (come riporta anche la tabella qui sotto). «Una famiglia con un figlio e un reddito disponibile di 100mila franchi perde 2’000 franchi di sussidi mentre con una riduzione del 3% del coefficiente cantonale di imposta, misura molto più costosa dei tagli ai sussidi di cassa malati, ne guadagnerebbe 100. Bisogna smetterla di dire che la riduzione del coefficiente cantonale di imposta è una misura a favore del ceto medio ergendosi a difensori dello stesso, perché nella realtà non è così. Queste riduzioni fiscali sono semmai delle misure mirate a favore dei ricchi, più uno è ricco e tanto maggiore è il beneficio fiscale che ne trae». I dati di Durisch parlano per il prossimo anno di 209 milioni (133 dalla Confederazione e 76 dal Cantone) versati per i sussidi di cassa malati. Una cifra decisamente più bassa dei 380,5 milioni riportati dal Consiglio di Stato nel documento che presenta il pacchetto di misure di risparmio. «Il governo parla di spesa complessiva, mettendo insieme la riduzione dei premi assicurativi malattia (Ripam: i veri sussidi) e riconoscimento della spesa dei premi ai beneficiari di prestazioni complementari. L’importo versato dalla Confederazione – afferma il capogruppo socialista – è però destinato solo alla riduzione dei premi malattia ordinari. Lo dice chiaramente la Legge di applicazione della legge federale sull’assicurazione malattie, la LCAMal. Le prestazioni complementari non c’entrano nulla. È quindi non corretto e fuorviante, come fa il governo (e questo purtroppo fin dal quadriennio 2011 – 2015), mischiare la riduzione dei premi ordinari (e i relativi contributi federali), con il riconoscimento dei premi quale spesa ai sensi della Legge sulle prestazioni complementari». A essere modificate, per i sussidi cassa malati (Ripam), dal Consiglio di Stato (verso il basso) sono due costanti che determinano gli aiuti in base al reddito disponibile massimo. Una proposta, come detto dovrà passare dal parlamento, che se approvata comporterà una riduzione degli importi erogati a quasi tutti i beneficiari dei sussidi e un risparmio per le casse cantonali di 16,5 milioni l’anno. «Quando si discute di aiuto al ceto medio e sostegno agli anziani – riprende Durisch – il dibattito politico è spesso caratterizzato da promesse seducenti, alle quali seguono però risultati miseri. È diffuso il racconto tipicamente di destra di misure fiscali vantaggiose, che promettono di lasciare ‘più soldi in tasca ai cittadini’, ma che in realtà si traducono, in particolare per chi ne ha bisogno, ceto medio compreso, in pochi spiccioli rispetto alle spese quotidiane». Il deputato del Ps rilancia con alcuni esempi: «Una coppia di anziani con un reddito disponibile di 60mila franchi perderebbe 1’500 franchi di sussidi e ne risparmierebbe 45 dalla riduzione del 3% del coefficiente cantonale di imposta. A una persona sola con 35mila franchi di reddito disponibile mancherebbero 600 franchi di sussidi a fronte di un risparmio fiscale di 30. È una strategia che vuole aiutare queste fasce di popolazione? Non credo proprio».
I dati di Ivo Durisch
Torniamo alla conferenza stampa tenuta stamane da Vpod, Ocst e Sit per lanciare la manifestazione del 22. Le misure di risparmio sul personale sono note: niente carovita e prelievo, spacciato dal governo quale contributo di solidarietà, del 2 per cento per la parte di stipendio che eccede i 60mila franchi. «Sono misure – riprende Daniel – che incideranno per sempre sulla vita lavorativa. Penso in particolare al mancato adeguamento al rincaro: se lo perdi, lo perdi per sempre. E questo va evidentemente a diminuire ancor più il potere d’acquisto di migliaia di persone professionalmente attive nel pubblico e nel para-pubblico, che saranno confrontate, come il resto della popolazione, con un ulteriore importante incremento di premi di cassa malati e con un aumento dell’Iva».
Il cosiddetto contributo di solidarietà, osserva a sua volta Bosco, «è una riduzione di salario, per chiamare le cose con il loro vero nome, e ciò quando la pressione sul posto di lavoro cresce». Insomma, «si sta demotivando il personale e rendendo lo Stato e il para-pubblico dei datori di lavoro non più attrattivi». Come organizzazione sindacali, tiene a chiarire Bosco, «ci batteremo per il mantenimento del potere di acquisto, del diritto all’intero salario e per la salvaguardia delle pensioni: su questi punti non retrocederemo di un millimetro».
Di più. I tagli proposti dal Consiglio di Stato, rammenta Daniel, «concernono anche il settore socio-sanitario e quello socio-educativo», con conseguente «peggioramento» della qualità delle prestazioni di cui beneficiano «le persone più fragili del nostro tessuto sociale». Secondo Petralli, «le misure scaturite dal ‘Decreto Morisoli’ potranno anche portare nel corto termine a una diminuzione delle spese, tuttavia non consentiranno di rispondere a bisogni sociali crescenti e proprio per questo genereranno costi ancora più alti».
La protesta non terminerà con la manifestazione del 22 a Bellinzona. «Seguiranno altre forme di mobilitazione e non è da escludere anche un eventuale sciopero», indica Petralli. Si tratta di tenere alta la pressione sulla politica, ovvero sul Gran Consiglio chiamato a pronunciarsi sul Preventivo 2024 e sulla manovra di risparmi, affinché, spiega Bosco, «sia consapevole delle conseguenze della manovra nei settori sociale, sanitario formativo e della sicurezza».