Da Plr, Lega, Udc (e parte del Centro) sì allo sgravio dell'aliquota dell'1,66% e la riduzione della massima dal 15 al 12% entro il 2030. Il Ps non ci sta
La riforma fiscale consolida la sua maggioranza, almeno nella commissione parlamentare della Gestione. Nella riunione di stamattina, infatti, si sono delineati gli schieramenti che, la prossima settimana, dovrebbero arrivare alla firma di un rapporto di maggioranza cui aderiranno Plr, Lega, Udc – con i relatori designati in Alessandra Gianella, Boris Bignasca e Paolo Pamini – e parte del Centro.
L’ipotesi anticipata da ‘laRegione’ la scorsa settimana ha trovato compimento: nel rapporto che verrà scritto in questi giorni, verrà messo nero su bianco il taglio dell’aliquota massima dal 15 al 12%, e non quindi all’11% come ventilato da alcuni, mentre il ritorno del coefficiente cantonale d’imposta al 100% sarà compensato, per tutti, da un taglio generale dell’aliquota dell’1,66%. Che, sommato a quello che si rifletterà sull’imposta comunale, porterà a compensare il 3% del coefficiente.
La discesa dell’aliquota massima, però, sarà più lenta: al 12% si arriverà nel 2030, invece che nel 2025.
In più, le spese professionali invece che proporzionali al reddito saranno forfettarie. Da 2’500 franchi si andrà a 3’000 per 2024 e 2025 mentre, nel 2026, arriveranno a 3’500.
«Dopo lunghe discussioni stiamo trovando un accordo che ci soddisfa e speriamo che questa maggioranza in aula tenga», ci dice Pamini.
«È una riforma omeopatica, semplicemente si è trovato il modo di neutralizzare l’aumento del moltiplicatore cantonale e, in modo ragionevole, portiamo risorse sia per gli sgravi al ceto medio sia per una lenta e graduale diminuzione dell’aliquota massima» commenta il capogruppo leghista Bignasca.
«È un lavoro che stiamo portando avanti da molti mesi, in più con la presentazione da parte del Consiglio di Stato della manovra e delle misure per il rientro dal deficit chiaramente abbiamo provveduto a un’analisi della sostenibilità di questa riforma», spiega Gianella. E quindi «si è cercato di migliorarla, renderla più equilibrata e soprattutto di compensare questo ritorno al 100% del moltiplicatore cantonale». Dal punto di vista del Plr, riprende Gianella, «si sta delineando una variante migliore rispetto al messaggio governativo, perché permette di neutralizzare l’aumento del moltiplicatore ma, rispetto all’impatto calcolato, ha anche, soprattutto nei primi anni, una contrazione minore del gettito». L’auspicio «è che questo orientamento regga, affineremo gli ultimi dettagli assieme e speriamo di mantenere quella che si prospetta come una convergenza: si è davvero fatto il possibile per tenere conto di tutto e per mantenere un pacchetto unico, con all’interno misure complementari tra loro».
Il Ps preannuncia intanto un rapporto di minoranza. «Anche se dilazionata nel tempo, la riduzione dell’aliquota massima per i facoltosi è comunque altamente inopportuna in un momento in cui il Consiglio di Stato prospetta risparmi e tagli importanti che vanno a colpire i più fragili della società, ovvero disabili, giovani con problematiche psichiatriche, e case per anziani. E avrebbe comunque un costo importante per finanze cantonali che presentano un disavanzo oramai strutturale – afferma il capogruppo socialista in Gran Consiglio Ivo Durisch –. Per questo stileremo un rapporto di minoranza, con il quale ci opporremo al super sgravio per i super ricchi, semplicemente inguardabile per quanto detto prima. Ma nel quale ci diremo d’accordo con quelle proposte della riforma tributaria che riteniamo in grado di rispondere ai cambiamenti della società: mi riferisco all’aumento delle deduzioni per le spese professionali e all’adeguamento delle imposte di successione e donazioni. Valuteremo invece la riduzione dell'aliquota sul prelievo di capitale del secondo pilastro, misura su cui tendenzialmente potevamo essere favorevoli se ci fosse stato sul tavolo un compromesso, quello cioè di togliere la riduzione dell’aliquota massima sui redditi dei facoltosi.
Socialisti pronti al referendum in caso di approvazione del super sgravio per i ricchi? «Di certo non lo escludiamo – risponde Durisch –. Chiaramente ne discuteremo in Comitato cantonale». Referendum che però riguarderebbe tutti i punti della riforma… «D’altronde la nostra richiesta di spacchettare… il pacchetto, la maggioranza l’ha respinta».
Sempre la settimana prossima saranno firmati i rapporti sul messaggio governativo che propone il nuovo calcolo dell’imposta di circolazione per il 2024. A opporsi – fermamente – saranno Centro e Udc. Appena finita la riunione il centrista Marco Passalia (già primo firmatario dell’iniziativa ‘Per un’imposta di circolazione più giusta’) spiega con schietta sintesi: «Il rapporto è pronto, e boccia integralmente il messaggio perché il Consiglio di Stato non rispetta la volontà popolare espressa appoggiando la nostra iniziativa l’anno scorso: non faremo altro che riprendere quanto fatto a favore dei ticinesi sia in termini di gettito, quindi meno prelievo dalle tasche dei cittadini e salvando il concetto di base: chi più inquina più paga».
Limitandosi però a Centro e Udc il rischio è che finiscano in minoranza, con la Lega che è uscita e firmerà il rapporto che invece sostiene il messaggio assieme a Plr e molto probabilmente Ps e Verdi. Lo sostiene, ma approvando la nuova formula proposta e plafonando a 80 milioni di franchi il gettito massimo. Ebbene, se il Centro – che il tema dell’imposta di circolazione l’ha cavalcato alla grande negli ultimi anni – finisse in minoranza che cosa potrebbe succedere? «Ricordo che nel cassetto c’è ancora la nostra iniziativa popolare gemella a quella votata lo scorso anno che chiede di restituire ai ticinesi i soldi prelevati in più nel 2017. La restituzione è avvenuta solo parzialmente, e bisogna capire come coprire la parte restante» risponde sardonico Passalia.
Pamini conferma il no dell’Udc al messaggio governativo: «È arrivato troppo tardi per assicurare una discussione come si deve, meglio quindi prolungare al 2024 il decreto urgente dell’anno scorso in attesa, in primavera, di discutere la nuova imposta».
Bignasca spiega dal canto suo il sostegno leghista al messaggio: «Aderiamo alla nuova formula, che fa uscire dalla questione dei cicli di omologazione del Co2». Però, «tendenzialmente – conferma – vogliamo che il prelievo globale sia di 80 milioni, quindi senza aumenti d’imposta».
Confermato, infine, «ufficialmente» dal presidente della Gestione Michele Guerra che con il preventivo si andrà a gennaio 2024. Le risposte del Consiglio di Stato alle domande dei gruppi parlamentari non sono ancora arrivate, e sarà inverosimile quindi arrivare alla discussione in Gran Consiglio prima della fine dell’anno.