In commissione nuovo scenario per compensare il ritorno del moltiplicatore cantonale d'imposta al 100. E come sempre è fuoco incrociato
Altro giro di giostra per la riforma della legge tributaria, altra proposta messa sul tavolo della commissione parlamentare della Gestione. Dopo che nelle ultime settimane aveva preso quota la possibilità di uno ‘stop’ sia all'abbassamento dell'aliquota massima dal 15 al 12% sia al ritorno del moltiplicatore cantonale dal 97 al 100%, la soluzione di compensare questo 3% con un taglio lineare dello stesso importo a tutte le aliquote si è scontrata sull'ostacolo frapposto dai Comuni, che avrebbero avuto un calo del gettito non da poco.
E quindi al momento – nel centrodestra – si tenta di trovarsi a metà strada, con la proposta di applicare un taglio lineare delle aliquote pari all'1,66%. Di questo si è parlato nella riunione odierna della Gestione, e gli umori seguono lo scacchiere politico.
Con ordine. La premessa che ci fa la capogruppo del Plr e coordinatrice della sottocommissione ‘Fisco’ Alessandra Gianella è «doverosa», e parte dal fatto che «nella Legge tributaria il moltiplicatore è fissato al 100. Una norma transitoria votata dal parlamento nel 2019 lo ha abbassato al 97% ma, appunto, provvisoriamente, e questa norma decade alla fine del 2023». E visto che «il moltiplicatore torna al 100%, per compensare ciò si era deciso sempre nel 2019 di far presentare al governo una riforma della Legge tributaria, per far sì che non ci si limitasse a un aumento delle imposte e basta». Ebbene, siamo all’oggi, ed è un oggi preoccupante. Perché «il messaggio del governo risale a luglio, e nel frattempo sono arrivati sia la manovra di rientro sia il Preventivo 2024. Quindi – dice ancora Gianella – adesso stiamo cercando di trovare un giusto equilibrio che porti a evitare di pagare di più rispetto a oggi ma tenendo conto della situazione finanziaria, dando anche un segnale chiaro su quello che vogliamo fare nei prossimi anni modernizzando la fiscalità del Cantone e migliorando la nostra posizione nel confronto intercantonale».
Per quanto riguarda il Plr, «la riforma non deve essere spacchettata» per cominciare. E poi, in generale, «stiamo ragionando su come calibrare la riduzione dell’aliquota massima dal 15 al 12%, magari scalandola su più anni permettendo così di intervenire su una riduzione riguardante tutti i contribuenti, per compensare il ritorno al 100% del moltiplicatore». E la strada è quella «di un taglio lineare a tutte le aliquote, ma va trovata una convergenza su quanto si possa davvero tagliarla per evitare scompensi finanziari». Stando a informazioni da noi raccolte, dal 3% iniziale si starebbe discutendo dell’1,66%, che – forse – potrebbe avere un impatto più sopportabile per tutti. Tant’è: «Stiamo ragionando su questo taglio lineare, minore rispetto a quanto si pensava all’inizio, ma che rientrerebbe nei limiti finanziari che ci siamo proposti».
L’idea, dopo le varie riunioni che i gruppi parlamentari avranno in questa settimana in vista dell’imminente seduta del Gran Consiglio, è che «si possa arrivare a una proposta davvero concreta e che possa avere una maggioranza in grado di andare in aula a dicembre, speriamo si riesca a trovare una convergenza almeno sugli assi portanti della riforma». Ma Gianella insiste su un punto: «La legge sulla gestione finanziaria pone dei paletti sulla questione del moltiplicatore, inoltre agendo sulla legge tributaria andremmo a far beneficiare di tutti questi sgravi i cittadini, ciò che non sarebbe il caso con il moltiplicatore in quanto lo stesso interessa anche le aziende».
Afferma il capogruppo del Centro Maurizio Agustoni: «In sottocommissione sono stati vagliati diversi scenari e quello della riduzione generalizzata delle aliquote dell’1,66 per cento per le persone fisiche dovrebbe permettere, in base ai calcoli della Divisione delle contribuzioni, di neutralizzare l'aumento del moltiplicatore cantonale al 100 per cento, senza andare a impattare eccessivamente sulle finanze comunali». Lo sconto del 3 per cento, come era stato ipotizzato a un certo momento, avrebbe invece ripercussioni pesanti sulle casse degli enti locali. «E i Comuni non erano certo entusiasti», rileva Agustoni. «Ciò che convince meno della variante 1,66 è che per finanziare questa riduzione delle aliquote si ipotizza di diminuire la deduzione per le spese professionali rispetto a quanto previsto dalla riforma concepita dal Consiglio di Stato. Si scenderebbe da 3’500 a 3’000 franchi. Il che significherebbe complessivamente circa 4 milioni in meno di sgravio a favore delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti. Immagino quindi che non tutti gli elementi di questa variante possano convincere. Come Centro ne discuteremo a breve in seno al gruppo parlamentare».
Puntualizza Agustoni: «La nostra richiesta è che nessuno debba pagare più imposte con il ritorno al 100 per cento del moltiplicatore cantonale e in questo discorso rientrano anche le imposte di circolazione. È il minimo sindacale. E il punto di partenza per tutti gli altri ragionamenti. L’obiettivo di avere un Ticino fiscalmente attrattivo è da noi condiviso. Si tratta però di arrivare a elaborare una riforma tributaria che possa essere difesa, con successo, davanti al popolo nel caso di riuscita di un eventuale referendum. Per questo è importante vedere cosa succederà in Commissione gestione con il Preventivo 2024 e quindi con la manovra di rientro. Sarebbe secondo me molto problematico se il popolo fosse chiamato contemporaneamente a esprimersi su una riduzione dei sussidi di cassa malati e su uno sgravio fiscale a favore delle persone più facoltose».
Irremovibili i socialisti. «A differenza di altri, noi abbiamo a cuore le finanze cantonali, oggi compromesse da precedenti ingiustificati alleggerimenti fiscali, ragion per cui non cambiamo opinione – dice perentorio il capogruppo in Gran Consiglio Ivo Durisch –. No netto allo sgravio per i facoltosi, addirittura si sta ventilando un abbassamento progressivo dell’aliquota per i super ricchi dal 15 per cento non al 12, come proposto inizialmente dal Consiglio di Stato, ma all’11… Possiamo invece accettare gli altri tre punti del progetto di riforma – maggiori deduzioni per spese professionali e riduzione aliquote per successioni, donazioni e prelievi di cassa pensione – con qualche ritocco. Infine, ritorno al 100 per cento del coefficiente d’imposta cantonale senza compensazioni, come per esempio una riduzione delle aliquote». Dal 97 al 100 per cento: un ritorno che non viene ora contestato neppure dagli altri partiti… «Primo, lo stabilisce una norma approvata a suo tempo dal Gran Consiglio. Secondo, continuare con un coefficiente cantonale ridotto al 97 per cento porrebbe un problema giuridico: non puoi abbassare questo coefficiente se le finanze cantonali sono fragili. E questo lo sancisce la legge. Punto. Non occorre nessuna perizia. Ripeto: lo sancisce la legge». Rincara il capogruppo del Ps: «In un momento in cui si taglia sui sussidi per i premi di cassa malati e sul sociale, cioè su disabili, anziani e giovani disagiati, vedi la manovra di rientro elaborata dal governo, l’ultima cosa cui pensare sono gli sgravi per i super ricchi. Senza poi dimenticare un aspetto: anche un abbassamento dell'1,66 per cento delle aliquote potrebbe avere contraccolpi non trascurabili sui Comuni. Alcuni dei quali si vedrebbero costretti ad alzare il moltiplicatore d’imposta comunale per non annullare investimenti importanti o compromettere prestazioni sociali».
La riduzione delle aliquote, osserva a sua volta Samantha Bourgoin dei Verdi, «è solo un tentativo per sdoganare questo pacchetto fiscale, un espediente che non cambia il problema. E il problema è il prospettato sgravio per i facoltosi in un periodo di gravi difficoltà per le finanze dello Stato e in un momento in cui si parla di tagli nel sociale».