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‘Sgravi per tutti per neutralizzare l'aumento di moltiplicatore’

Agustoni (Centro): ‘Una riduzione generalizzata delle aliquote del 3%’. Gianella (Plr): ‘Aperti a discuterne’. Durisch (Ps): ‘No a ulteriori ammanchi’

La riforma dovrebbe arrivare in parlamento a fine novembre
(Ti-Press)
25 ottobre 2023
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«Per noi del Centro – afferma interpellato dalla ‘Regione’ il capogruppo in Gran Consiglio Maurizio Agustoni – è fondamentale neutralizzare l’aumento del moltiplicatore cantonale d’imposta dal 97 al 100 per cento, cosa che diciamo da quando il Consiglio di Stato ha presentato il progetto di riforma della legge tributaria. Da qui la proposta di ridurre del 3 per cento tutte le aliquote». Sugli sgravi fiscali prospettati dal governo con il messaggio varato in luglio i giochi sono tutt’altro che chiusi in seno alla commissione parlamentare della Gestione, in particolare nella sua sottocommissione, coordinata dalla liberale radicale Alessandra Gianella. A complicare le cose c’è pure la manovra di risparmi confezionata e illustrata la scorsa settimana dall’Esecutivo. Insomma, della riforma sfornata dal Consiglio di Stato si cerca di salvare il salvabile. Evitando però che il salvabile si traduca in un aggravio per il ceto medio con il ritorno al 100 per cento del moltiplicatore cantonale, da cui, secondo i calcoli del Cantone, scaturirebbero i 46 milioni per attenuare dal prossimo anno la pressione fiscale sulle persone fisiche. Con le seguenti misure: abbassamento dell’aliquota massima per i contribuenti facoltosi (dal 15,076 per cento al 13,25 nel 2024 e al 12 nel 2025, sempre in base agli intendimenti del governo) e alleggerimenti in materia di successioni, pensioni e spese lavorative (incremento delle deduzioni).

«Per quel che concerne il moltiplicatore cantonale – riprende e puntualizza Agustoni – non parlerei di un ritorno al 100 per cento, ma di un chiaro aumento di imposta per tutta la popolazione». Il che «è anzitutto contrario alla volontà popolare», evidenzia il deputato centrista alludendo al sì delle urne nel maggio 2022 al Decreto Morisoli. «Il mandato del popolo per Consiglio di Stato e Gran Consiglio è stato ed è chiaro: mettete a posto i conti del Cantone, ma senza incrementi di imposta, senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Ciò che invece il governo cerca di fare due volte, con l’aumento del moltiplicatore e con l’aumento, anche questo inaccettabile, dell’imposta di circolazione». C’è di più. «Se si adottasse la riforma fiscale proposta dal Consiglio di Stato e che contempla appunto l’aumento del moltiplicatore dall’attuale 97 al 100 per cento avremmo decine di migliaia di persone che pagherebbero più imposte, segnatamente gli anziani, gli indipendenti e le persone con redditi medio alti. Gli unici che, dati alla mano, beneficerebbero in modo tangibile degli sgravi sarebbero le persone molto facoltose, con un imponibile attorno ai settecento-ottocentomila franchi. Nulla contro queste persone, che sono assolutamente le benvenute in Ticino, ma mi sembra un risultato un po’ riduttivo anche in termini di concorrenza fiscale», rileva Agustoni. Ed eccoci così a uno dei punti maggiormente controversi della riforma. «Al di là di considerazioni riguardanti giustizia ed equità sociali, è impensabile in questo momento – alla luce di una manovra di rientro che chiede sacrifici al ceto medio e medio basso, riduce i sussidi di cassa malati quando i premi sono aumentati del 10 per cento e toglie risorse fra l’altro agli istituti per invalidi – fare degli sgravi fiscali di cui beneficerebbe principalmente una minoranza della popolazione, quella più benestante: il referendum sarebbe inevitabile e quegli sgravi – aggiunge il capogruppo del Centro – verrebbero condannati a morte per esecuzione popolare. Sul fatto che il nostro Cantone debba essere fiscalmente più concorrenziale con riferimento ai redditi alti anche noi siamo d’accordo, ma vista la manovra presentata dal Consiglio di Stato per arrivare al pareggio di bilancio entro fine 2025, penso che si possa parlare di riduzione dell’aliquota massima per i redditi molto elevati solo quando la situazione finanziaria del Cantone sarà risanata e la protezione delle fasce più fragili sarà ristabilita». Ergo: «In questo momento la priorità è almeno quella di fare entrare in vigore nel 2024 gli altri sgravi prospettati dall’Esecutivo, e sui quali mi sembra che ci sia convergenza in commissione, neutralizzando comunque l’aumento del moltiplicatore cantonale. Sul resto si vedrà anche a dipendenza di cosa uscirà dal Preventivo 2024».

‘Lo sconto? Contrari’

«Intanto ben venga la disponibilità di qualche forza politica, anche se per ora a parole, a staccare dal pacchetto fiscale messo a punto dal Consiglio di Stato il capitolo sugli sgravi ai ricchi – osserva il capogruppo socialista Ivo Durisch –. Del resto era ed è una nostra richiesta: separare quella misura dalle altre e discuterla a risanamento avvenuto delle finanze cantonali. Una misura, sia chiaro, che non condividiamo, a maggior ragione se si dovesse scendere non più al 12 per cento, ma addirittura all’11 come proposto dall’Udc. Posticiparne l’esame sarebbe in ogni caso un gesto di responsabilità del Gran Consiglio a fronte dei tagli al sociale contemplati dalla manovra di rientro del governo». Quanto all’ipotizzato ‘sconto’ generalizzato del 3% sulle aliquote, Durisch si dice «assolutamente contrario». Perché «comporterebbe per le casse cantonali minori entrate per più di 45 milioni, senza contare l’ammanco derivante dalle altre misure del pacchetto». E senza dimenticare, continua il capogruppo socialista, che «il moltiplicatore cantonale concerne solo l’imposta cantonale, la riduzione delle aliquote impatterebbe invece anche su quella comunale, privando gli enti di ulteriori risorse importanti». Ci sarebbe dell’altro: la riduzione del 3% delle aliquote «non andrebbe a vantaggio del ceto medio, è una favola, perché i maggiori beneficiari resterebbero comunque le fasce più alte della popolazione. In commissione dimostrerò con dei calcoli che si può agire sul ceto medio senza fare regali ai ricchi». E sul resto del pacchetto? «Sulle altre misure siamo in linea di principio d’accordo – risponde Durisch –. Non escludiamo di presentare un emendamento al tema successioni: è senz’altro opportuno un adeguamento agli attuali modelli di famiglia per agevolare la successione delle aziende, ma riteniamo che il prospettato abbassamento dell’aliquota per i non parenti dal 41 al 35% non sia giustificato e non risponda a cambiamenti nella società». Spese professionali: «Confermo la nostra proposta, quella di una deduzione forfettaria uguale per tutti di 3’500 franchi».

‘Ma in aula vada il pacchetto completo’

«Non c’è ancora una proposta che viene spinta avanti rispetto alle altre. Siamo ancora nella fase preliminare. Il tema è appena passato dalla sottocommissione Fisco al plenum della Gestione», spiega Alessandra Gianella. «Per noi – precisa la capogruppo del Plr – le quattro misure contenute nella riforma non sono ‘spacchettabili’. Quello che si sta cercando di fare è cercare di trovare un equilibrio e una convergenza con altri partiti». A proposito di convergenze, sul tavolo della commissione è stata messa la possibilità di una riduzione generale delle aliquote del 3% e la richiesta di posticipare l’entrata in vigore della riduzione dell’aliquota massima. «Sulla riduzione generale del 3% siamo aperti alla discussione. Si potrebbe anche prendere in considerazione la possibilità di scaglionare la riduzione dell’aliquota massima, a condizione però – tiene a chiarire Gianella – che nell’aula parlamentare arrivi il pacchetto completo, con tutte e quattro le misure». Laconico il commento del capogruppo della Lega Boris Bignasca: «Il messaggio del governo non è praticamente più sul tavolo della Gestione, su quello emendato il nostro movimento è tendenzialmente d’accordo, tuttavia nessuno dei due messaggi ha oggi i numeri, ossia il consenso necessario, per uscire dalla commissione». Giochi tutt’altro che chiusi.