Dentro a Laboratorio21, unico servizio che su mandato cantonale accoglie persone con problemi di dipendenza e le accompagna in un programma occupazionale
«Laboratorio21 è l’unico servizio presente in Ticino che, su mandato cantonale, accoglie persone con problemi di dipendenza da sostanze psicoattive e le accompagna in un programma occupazionale personalizzato con obiettivi concordati». Riassume così Severino Briccola, direttore del Servizio per le dipendenze da sostanze dell’associazione Comunità familiare, l’essenza dell’attività svolta dall’équipe multidisciplinare del laboratorio. Insieme ad Antenna Icaro e al Centro di competenza, Laboratorio21 si inserisce all’interno dell’offerta del servizio ‘Dipendenze’ di Comunità familiare, organizzazione senza scopo di lucro che opera dal 1971 sul territorio della Svizzera italiana. Il tema delle dipendenze da sostanze è estremamente delicato e abbiamo deciso di approfondirlo con Briccola.
Come nasce e come funziona il servizio?
Laboratorio21 nasce nel 2018 come ‘progetto pilota’ e, nel 2021, entra ufficialmente a far parte dell’offerta del Servizio per le dipendenze da sostanze dell’associazione Comunità familiare riconosciuto dal Dipartimento della sanità e della socialità. Il suo intento è quello di aiutare le persone con problemi di dipendenza a ricostruire un senso di quotidianità normalizzante ed edificante tramite la possibilità di svolgere le attività occupazionali sviluppate al suo interno. La presa in carico inizia con la segnalazione da parte dell’ente inviante (psichiatra, assistente sociale, operatore sociale, curatore…) e la definizione di un primo incontro conoscitivo, a seguito del quale – nel caso in cui la persona si mostri interessata – si fissa un periodo di prova nel laboratorio desiderato. Dopodiché, se l’esito della prova è positivo l’utente è pronto per cominciare il suo percorso, affiancato da un educatore con il quale co-costruirà gli obiettivi del proprio progetto. L’équipe multidisciplinare offre attraverso Laboratorio21 la possibilità di svolgere percorsi di sviluppo individuale della durata di sei mesi, rinnovabili.
Quali attività si possono svolgere all’interno di Laboratorio21?
Il nostro servizio prevede quattro laboratori all’interno dei quali gli utenti possono svolgere delle attività occupazionali. C’è il laboratorio SpazioVerde, dove le persone possono sperimentarsi in attività quali orticoltura, viticoltura e apicoltura. Abbiamo la lavanderia, dove ci si occupa di attività quali lavaggio e stireria. La lavorazione della biancheria viene inoltre realizzata anche per gli utenti che, per motivi di salute, non sono in grado di occuparsene autonomamente. All’interno del laboratorio Cucina, con l’ausilio di uno chef professionista, viene preparato quotidianamente il pranzo per gli operatori e per gli utenti. Infine, nel laboratorio SpazioCreativo gli utenti possono cimentarsi in attività di stampo artistico quali la ceramica, il découpage, la lavorazione di pietra ollare e la creazione di saponi.
A chi si rivolge?
Il servizio si rivolge a persone maggiorenni di ambo i sessi residenti in Svizzera. Le persone accolte beneficiano di una rendita d’invalidità (Ai) o di prestazioni assistenziali erogate dall’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento. Inoltre, offriamo la possibilità di svolgere dei lavori di utilità pubblica in collaborazione con l’Ufficio dell’assistenza riabilitativa. I dati riguardanti Laboratorio21 mostrano 72 progetti individuali concordati nel corso del 2022, in linea rispetto all’anno precedente. La media mensile di accoglienza è di una trentina di utenti, di cui l’83% sono uomini e il 17% donne. La fascia di età maggiormente interessata è quella tra i 31 e i 50 anni. I dati in crescita dimostrano la bontà del progetto, dell’organizzazione della struttura e del lavoro educativo svolto dall’équipe con gli utenti.
Perché è importante che esista un servizio di questo tipo?
Come detto, Laboratorio21 è unico nel suo genere. Una particolarità è infatti quella di offrire la possibilità all’utente di intraprendere un progetto occupazionale a partire da un impegno di tre ore settimanali. L’intento è quello di ridurre l’emarginazione sociale, restituendo a chi frequenta il laboratorio la possibilità di stare a contatto con altre persone e, progressivamente, ricostruire una quotidianità. Da noi le persone impiegano il proprio tempo svolgendo un’attività concreta, consumando un pasto caldo e, al contempo, lavorando su degli obiettivi di sviluppo personale che loro stesse hanno contribuito a fissare. In tal senso, il supporto e l’accompagnamento quotidiano dell’équipe di professionisti sono fondamentali nel percorso dell’utente che si rivolge al servizio per stare meglio e per prendersi cura di sé.
Com’è la situazione in Ticino?
In Ticino le persone con problemi di dipendenza da sostanze possono rivolgersi alle antenne sociali presenti sul territorio che le seguono a livello ambulatoriale, offrendo loro consulenza, trattamenti medici e terapie sostitutive, valutazioni diagnostiche, psicoterapie individuali, screening tossicologici e collocamenti in centri terapeutici residenziali. Gli operatori sociali delle antenne vestono il ruolo di ‘case manager’ dell’utente, tessendo una rete di aiuti sociali volti al raggiungimento del benessere della persona: assistenti sociali, medici specialisti, psicologi, psicoterapeuti, infermieri e altre figure professionali necessarie. Oltre a ciò, le varie cliniche e i centri terapeutici si occupano prevalentemente della disintossicazione, della cura nei momenti di crisi e della riabilitazione. Purtroppo, parliamo di una fascia di popolazione ad oggi ancora discriminata dalla società, che spesso vive nell’invisibilità a causa della vergogna che la sua condizione le genera: la tossicodipendenza viene accostata alla ricerca di trasgressione e/o di volontà di rimanere in tale situazione. Il concetto di ‘doppia diagnosi’, ovvero della coesistenza nella stessa persona di un disturbo dovuto al consumo di sostanze psicoattive e di un altro disturbo psichiatrico, fatica ancora a essere riconosciuto.
Come si ricostruisce una quotidianità?
La quotidianità si ricostruisce instaurando relazioni positive, stando in mezzo alle persone, rapportandosi con esse e vivendo momenti di convivialità. Si ricostruisce attraverso il raggiungimento di un equilibrio dei ritmi di vita ordinari, come alzarsi al mattino ed essere stanchi della giornata la sera. Si crea tramite l’ausilio di un’occupazione: avere un obiettivo produttivo e beneficiare della relativa soddisfazione, impegnarsi in un accordo terapeutico, poter dire a casa ‘vado a Laboratorio!’.
Capita che non sia possibile uscire da una dipendenza, come mai e cosa si può fare per conviverci?
L’idea della guarigione c’è ed è auspicabile, tuttavia non esiste una bacchetta magica. Oggigiorno, più che di guarigione si parla di astensione o di remissione (in quest’ultimo caso per riferirsi ai periodi liberi dall’uso di droghe senza disturbi). Per questo è importante rivolgersi a dei professionisti che possano accompagnare la persona al raggiungimento di un equilibrio personale, lavorando sul proprio benessere riducendo i danni che l’uso delle sostanze arrecano. È dunque fondamentale lavorare sulla quotidianità della persona, valorizzando le sue risorse e incoraggiandola a farsi supportare dalla rete di professionisti territoriali.