Il direttore del Dfe Vitta in Gran Consiglio boccia l'interpellanza dell'Mps: ‘Si deve sottostare al diritto federale, non si possono fissare liberamente’
«Le tariffe elettriche sottostanno al diritto federale, e la loro correttezza viene verificata dalla Commissione federale dell'energia elettrica (ElCom): non possono essere fissate liberamente». L'elettricità costa sempre di più, i rincari previsti per il 2024 fanno tremare i cittadini, le famiglie e i loro budget, ma il Consiglio di Stato non dà seguito alla richiesta del Movimento per il socialismo che il governo istituisca una moratoria triennale sui prezzi dell'energia elettrica presso i Comuni e le Aziende fornitrici.
Nella sessione odierna di Gran Consiglio, rispondendo all'interpellanza di Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi, il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta ha spiegato perché l'esecutivo non possa procedere nella direzione auspicata dall'Mps. Per il diritto federale, certo, ma anche per una questione più terra terra: «A dipendenza delle singole situazioni patrimoniali, una moratoria potrebbe comportare perdite d'esercizio ingenti non ammortizzabili con il capitale proprio dell'azienda». E ancora: «Una parte consistente dell'aumento previsto per il 2024 – ha illustrato Vitta – è dovuta a decisioni a livello federale, sulle quali i singoli gestori di rete non hanno margine operativo». In più, una moratoria sarebbe inapplicabile dal momento che «una volta pubblicate, le tariffe non possono più essere modificate».
Sempre in merito alle tariffe, il direttore del Dfe ha ricordato che i contatti tra l'Azienda elettrica ticinese e le Aziende distributrici ci sono, e che nel merito «i contratti commerciali sottoscritti in passato con Aet hanno preservato queste aziende dagli aumenti marcati nel 2022. Aumenti che, a partire dal 2023, dipendono anche dalla strategia di approvvigionamento delle singole aziende». Infatti, «Aet contribuisce con ‘Aet blu’ al contenimento dei prezzi, con un prodotto basato sui costi di produzione che sfrutta la nostra energia idroelettrica». Ma, va da sé, uno i contratti deve anche firmarli.
«Prendo atto che non si vuole alcuna discussione politica e si preferisce nascondersi dietro false argomentazioni», ha tuonato Giuseppe Sergi nella sua replica: «La questione degli accantonamenti, dei dividendi e dei riversamenti ai Comuni da parte delle Aziende fornitrici necessiterebbe una discussione politica, perché la gente è stufa dei vostri blabla dove tutti si lamentano degli aumenti delle tariffe ma nessuno vuole fare qualcosa di concreto, così alla gente rimane solo la disperazione».
La carta della «discussione politica» è stata la richiesta, da parte dell'Mps, di una discussione generale da parte del plenum del Gran Consiglio, subito appoggiata dal capogruppo socialista Ivo Durisch: «L'aumento del prezzo dell'energia è una componente importante del carovita, quindi sono d'accordo con la discussione generale». E più che sibillino: «Anche il Plr dovrebbe sostenerla, visto che ha chiesto un piano d'azione sul potere d'acquisto». Picche: con 49 contrari e 27 favorevoli il discorso sulle tariffe elettriche è stato confinato ancora, per un po’, agli alti lai.
L'interpellanza liberale radicale sul potere d'acquisto, si diceva. Oggi il governo ha risposto anche alla proposta del presidente del Plr Alessandro Speziali, ribadendo da un lato che «la statistica sui prezzi è misurata dagli indici dei prezzi al consumo, calcolati a livello federale e non declinabile per grandi regioni o cantoni» e che sempre a livello federale «si influenzano le formazioni dei prezzi». Ma dall'altro, Vitta una risposta a Speziali l'ha data. Vale a dire che sui possibili interventi specifici a livello cantonale per fermare l'aumento dei prezzi «possiamo agire su due fronti». Il primo riguarda «l'evoluzione dei prezzi, laddove è possibile intervenire si fa ma dove c’è un mercato difficilmente l'ente cantonale può correggerlo». Il secondo, invece, è «intervenire su fasce ben determinate». E formula tre esempi.
«In ambito fiscale – ha informato Vitta – per compensare il rincaro che va a toccare i salari senza un reale aumento del potere d'acquisto, e per correggere questa distorsione, a partire dal periodo fiscale 2024 è prevista una riduzione del 2,5% delle aliquote delle imposte sul reddito, e un aumento del 2,5% delle relative deduzioni. Di questo adeguamento beneficeranno tutti i contribuenti, indipendentemente dalla loro situazione personale». Il secondo aspetto rilevato da Vitta riguarda il mercato energetico, riprendendo quanto già detto a Pronzini e Sergi.
Poi c'è il terzo aspetto, una decisione «presa recentemente come Consiglio di Stato». E riguarda, sempre in ambito energetico, «il mantenere inalterato per il 2024 il fattore di addossamento per l'uso delle strade al consumatore finale». In altre parole: quella voce della bolletta che prevede il pagamento di una tassa per l'utilizzo delle strade cantonali e comunali, il suolo pubblico. E rimarrà invariata, come detto. «Malgrado l'aumento fosse più che giustificato – ha sostenuto Vitta –, il governo ha deciso di non procedere a un aumento che, in base ai parametri scaturiti dal calcolo di quest'anno, avrebbe potuto verificarsi». Questo, per «non andare a caricare ulteriormente la fattura dell'utilizzatore finale già toccato dal rincaro, anche se a livello di introito avrà un effetto sui Comuni e, in forma minore, sul Cantone».
Dando via libera al rapporto commissionale di Aron Piezzi (Plr) e Nara Valsangiacomo (Verdi), oggi il Gran Consiglio ha anche respinto le mozioni di Più donne e Mps su una particolare formazione dei docenti riguardo alla parità e all'educazione di genere a scuola, oggi limitata a una formazione volontaria che secondo Tamara Merlo «è insufficiente perché seguita solo da persone già interessate al tema». Per la direttrice del Dipartimento educazione, cultura e sport Marina Carobbio il tema è «centrale e prioritario, abbiamo recentemente istituito nuove direttive e presto come Dipartimento avremo un incontro con il Dipartimento formazione e apprendimento della Supsi per vedere come migliorare la formazione». Piezzi, nel suo intervento, ha sottolineato come «il rapporto rappresenta la presa di coscienza che serve un'applicazione rigorosa dell'impegno per una scuola che formi alla parità di genere, per una futura società equa e paritaria. Abbiamo fiducia che il Dipartimento si stia davvero adoperando in questo senso».