Il rapporto 2022 della cassa pensioni degli statali. Guerra, inflazione... hanno influenzato i mercati e inciso negativamente sugli investimenti
Il Consiglio di Stato si appresta a varare all'attenzione del parlamento, forse già la prossima settimana in occasione dell'ultima seduta governativa prima della pausa estiva, il messaggio in cui verranno proposte le misure per compensare l’annunciata riduzione del tasso di conversione e quindi per scongiurare la diminuzione delle rendite pensionistiche degli affiliati alla cassa pensioni dei dipendenti dello Stato, ovvero l‘Istituto di previdenza del Canton Ticino. Nel frattempo il Consiglio di amministrazione dell'Ipct ha approvato il ‘Rapporto di gestione 2022’. E i risultati sono tutt'altro che positivi.
Per l'Istituto di previdenza, si legge in una nota diramata dalla Direzione, “l’esercizio in rassegna è stato difficile, così come per tutte le casse pensioni in Svizzera: gli imprevedibili eventi che hanno contraddistinto l’anno in esame (guerra in Ucraina, ritorno dell’inflazione, aumento dei tassi di interesse, timori di una recessione globale ecc.) hanno pesantemente influenzato i mercati, dando luogo a una delle peggiori performance degli investimenti degli ultimi decenni. Il rendimento medio netto 2022 di tutte le casse pensioni svizzere secondo Ubs si è attestato al -9,58%". Per quanto riguarda l'Ipct, il suo patrimonio "non ha fatto eccezione e ha generato un rendimento netto del -9,16% (anno precedente: +5,20%), trascinando il grado di copertura al 62,6% (anno precedente: 69,6%)".
Ci si allontana così dal grado di copertura, ossia il rapporto tra il patrimonio previdenziale della cassa e i suoi impegni verso assicurati, pari al 67,7% previsto a fine anno dal piano di finanziamento aggiornato e trasmesso all’Autorità di vigilanza nel corso del 2022. "Le simulazioni del Perito in materia di previdenza professionale permettono di poter comunque attestare il raggiungimento, entro il 1º gennaio 2052, dell’obiettivo legislativo cantonale, vale a dire un grado di copertura pari all’85%”, tiene a puntualizzare la Direzione.
Nel comunicato riguardante il rapporto 2022 dell'Ipct, si ricorda inoltre che il Consiglio di amministrazione, “perseguendo la sostenibilità finanziaria delle rendite erogate", ha deliberato la graduale riduzione dei tassi di conversione, “partendo dall’attuale tasso del 6,17% sino ad arrivare a un tasso che sarà del 5,25% tra 8 anni (a 65 anni)”. Parallelamente, prosegue la nota, “sono state approfondite e decise le misure di compensazione – sia di competenza dell’ente pubblico sia della cassa – volte a mitigare in maniera sostanziale gli effetti avversi dell’abbassamento dei tassi di conversione sulle future rendite". La misura di compensazione principale “è di competenza dell’ente pubblico e consiste in un aumento dei contributi di risparmio (a carico degli assicurati e dei datori di lavoro) che permetta di mantenere invariato l’obiettivo di rendita (attualmente pari al 47,5% circa dell’ultimo stipendio assicurato)”. Come detto, il Consiglio di Stato dovrebbe licenziare il relativo messaggio a breve. Anche l’Ipct “attuerà delle misure di compensazione di propria competenza, attingendo ai propri accantonamenti appositamente predisposti”. I dettagli di questi interventi saranno comunicati dalla cassa “contestualmente” alla pubblicazione del messaggio governativo.
Per quanto concerne la costituzione delle riserve di contributi del datore di lavoro da 700 milioni di franchi (il cosiddetto lodo Pamini) – operazione che il Gran Consiglio nell’aprile dello scorso anno ha preferito al contributo di risanamento di 500 milioni proposto dal governo –, “l’aumento dei tassi di interesse obbligazionari e l’alta volatilità dei mercati finanziari in atto dall’inizio del 2022 non ne hanno ad oggi reso possibile la concretizzazione e anche per il prossimo futuro permangono importanti incognite”, avverte la Direzione dell'Ipct.