Dopo quella del Consiglio di Stato si alzano altre voci contrarie a un eventuale pedaggio al San Gottardo. Ma non tutti la pensano così...
Inefficace e lesiva. Non ha usato mezzi termini il Consiglio di Stato ticinese nell'opporsi all'eventuale introduzione di un pedaggio al San Gottardo. Posizione messa nero su bianco in una lettera inviata al Consiglio federale “con l'auspicio che tale eventualità non riesca a fare breccia nel contesto politico nazionale”. Diverse le reazioni a livello cantonale, tra chi “saluta molto positivamente la presa di posizione” e chi, invece, critica la “mancanza di volontà per risolvere il problema delle colonne”.
«Da ticinese mi ribello all’idea che per recarmi nel resto della Svizzera si debba pagare un pedaggio». È netta la posizione di Simone Gianini, presidente della Sezione cantonale dell’Automobile club svizzero (Acs). «Il Ticino viene non di rado trattato in modo un po’ diverso e un po’ peggiore rispetto ad altri cantoni». Un esempio? «Lunedì è stata inaugurata la terza corsia del Gubrist, che collega Zurigo e Berna. È una galleria molto trafficata, il cui congestionamento permarrà anche in futuro, eppure nessuno si è sognato, lì, d’introdurre un pedaggio».
Anche perché, ricorda il presidente dell’Acs, «non è con un pedaggio che si risolve il problema del traffico al Gottardo. Lo si è visto al Brennero, al Monte Bianco e al Gran San Bernardo, che tra l’altro sono internazionali e non interni. Il Gottardo resterebbe infatti la via più veloce per raggiungere l’Italia». Respinta da Gianini pure l’ipotesi, avanzata anche dal consigliere agli Stati ticinese Marco Chiesa (Udc), di un pedaggio che sia “neutro” per i ticinesi attraverso deduzioni, ad esempio sull’imposta di circolazione. «Per i ticinesi e l’economia cantonale si tratterebbe, da un lato, di un aumento importante della burocrazia e, dall’altro, non toglierebbe l’inaccettabile disparità di trattamento rispetto al resto della Svizzera».
La soluzione, già ribadita da più parti, sarebbe quella «da un lato, di potenziare ulteriormente la capacità del trasporto ferroviario sia nazionale, sia internazionale, e dall’altro di migliorare – spiega Gianini – il sistema di gestione e informazione della A2 che permetta agli automobilisti esteri di sapere già molti chilometri prima del portale quanta attesa c’è, così da scegliere percorsi alternativi».
Critico sull’ipotesi di rendere a pagamento il transito sotto il San Gottardo è anche il Touring club svizzero. «Si tratta di una misura fiscale aggiuntiva che prende di mira il gruppo sbagliato: i pendolari che dipendono dalla propria auto e non i vacanzieri, che potranno pianificare il supplemento per un transito una tantum quando partono in vacanza», spiega alla ‘Regione’ il portavoce del Tcs a livello nazionale Laurent Pignot. «Un eventuale pedaggio comporterebbe anche uno spostamento del traffico, in particolare sulle strade secondarie e verso i villaggi». Per Pignot ci sarebbe anche uno svantaggio di carattere ‘sociale’: «Cercando di contenere il traffico tramite il prezzo, vengono privilegiati i redditi più alti e allo stesso tempo vengono limitate le opportunità di viaggio dei turisti meno abbienti». Inoltre, fa notare il Tcs, che invita a esaminare altre soluzioni «meno discriminatorie» per cercare di risolvere (o almeno mitigare) il problema dei chilometri di colonna al San Gottardo. «Il finanziamento delle strade è già oggi assicurato da diverse tasse e dazi. Ad esempio – prosegue Pignot – la tassa sugli oli minerali, la vignetta autostradale e l’imposta sugli autoveicoli».
Ma in Ticino non tutti sono schierati dalla parte del Consiglio di Stato. I Verdi Liberali, tramite comunicato stampa, parlano di “una mancanza di volontà da parte del governo a voler risolvere il problema. Dire no a priori, senza neanche valutare una fase di test o una proposta concreta da parte del Consiglio federale dimostra poca lungimiranza”. Il Pvl torna quindi alla carica con la sua proposta di un sistema di tariffa che varia in base al volume di traffico. “Ciò significa che il transito in settimana nei periodi di bassa stagione potrebbe costare meno di un caffè, ma nei weekend di alta stagione (ad esempio a Pasqua) costerebbe come gli altri valichi alpini europei”.