Mancata pubblicazione del nuovo accordo italo-svizzero sulla fiscalità e conseguenze
“Il disegno di legge sulla nuova fiscalità dei frontalieri che come Senato abbiamo approvato in via definitiva lo scorso 31 maggio è stato firmato dal capo dello Stato Sergio Mattarella, per motivi che nessuno è in grado di spiegare o meglio vuole spiegare ancora non è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e questo significa non poter arrivare ad un accordo con la Svizzera su un tema molto avvertito da non meno di 20mila frontalieri, quale è il telelavoro, considerato che la norma transitoria scade l'ultimo giorno di questo mese. Tutto ciò è dovuto al fatto che, nonostante le promesse fatte, anche in sede di discussione in Senato, sulla nuova fiscalità dei frontalieri, il governo non ha fatto niente. Il ministro Giorgetti sembra essere concentrato solo sulla grana del Mes”. È il commento-allarme del senatore varesino del Pd Alessandro Alfieri da anni in prima linea sui temi transfrontalieri. Con il governo Draghi ha svolto il ruolo di ‘ambasciatore’ italiano in Svizzera per i problemi legati alla frontiera, in primis la nuova fiscalità. Il disegno di legge approvato lo scorso 31 maggio lo vede quale primo firmatario.
La mancata pubblicazione dell'intesa fiscale italo-svizzera, oltre a bloccare l'accordo tra gli Stati sul telelavoro, si traduce in uno stop del depennamento della Svizzera dalla black list dei Paesi che favoriscono la fuga dei capitali. Aggiunge Alfieri: “Non si capisce il perché di questa lentezza da parte del governo italiano. Sta di fatto che non è possibile affrontare con la Svizzera una nuova intesa sul telelavoro, sul quale gli esponenti della maggioranza hanno speso molte parole, alle quali non sono seguiti i fatti. Da parte del Pd c’è la volontà di continuare ad incalzare il governo per capire cosa intende fare”.
Ora come ora non sembrano esserci spazi per un accordo in zona Cesarini, per cui dal 1° luglio si chiude la finestra che ancora per questa settimana consente ai frontalieri (sono 20mila) di lavorare da remoto due giorni alla settimana. Dal prossimo mese si torna all'antico. I frontalieri potranno lavorare da casa per un tempo massimo pari al 24,99% del tempo di lavoro. Superando questa soglia il datore di lavoro è tenuto a pagare contributi all'Inps. Insomma, una misura che scoraggerebbe i frontalieri a continuare a lavorare da remoto.