Nonostante il contenimento dei costi il risultato operativo segna 8,2 milioni di perdita. Chiesto al Consiglio di Stato di rivedere le tariffe
Il 2022 è stato un anno intenso e positivo per gli obiettivi raggiunti, meno per quanto riguarda il risultato economico. È questo, in estrema sintesi, quanto emerge dal rapporto annuale dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc). L’attività è cresciuta sia a livello stazionario (+8%) che ambulatoriale (+9,6%), con le visite al Pronto soccorso aumentate addirittura del 21%. Il risultato operativo ha invece chiuso con una perdita di 8,2 milioni. «Archiviata l’emergenza Covid siamo tornati a concentrarci sul progettare il futuro della sanità ticinese, attraverso il Piano strategico», ha spiegato Paolo Sanvido, presidente del Consiglio di amministrazione dell’Eoc. «Abbiamo la leadership sanitaria in Ticino e sentiamo questa responsabilità. Anche per questo motivo è stato creato il codice di comportamento e deontologico. Una sorta di carta costituzionale per l’Ente».
I conti restano però tra le preoccupazioni principali. Nonostante un’operazione di contenimento dei costi – che ha comunque permesso di far aumentare le uscite in maniera inferiore rispetto alle entrate – il risultato operativo ha chiuso in rosso. Una tendenza, è stato sottolineato, che riguarda anche gli altri ospedali svizzeri. Tra i motivi di questa difficoltà: la mancanza di personale, la pressione sui costi e le tariffe dell’Eoc, tra le più basse a livello nazionale. Proprio su questo punto nel corso dell’anno il Tribunale amministrativo federale (Taf) aveva respinto un ricorso dell’Eoc che - opponendosi alla fissazione del punto Tarmed per le cure ambulatoriali del Consiglio di Stato - chiedeva un suo innalzamento. Tra le motivazioni del Taf: "Un aumento di tale portata (l'Eoc chiedeva tra 93 e 95 centesimi invece degli 83 decisi dal governo, ndr) avrebbe un incidenza pesante sulla già elevate spesa cantonale e di riflesso sui premi pagati dagli assicurati", si legge nel testo. «La sentenza mette però anche in evidenza l’unicità del caso ticinese, dove il valore applicato ai liberi professionisti, che determina le tariffe e quindi la fatturazione, è notevolmente più alto. Non è logico, visto che normalmente si dovrebbe pensare che ad avere i costi più alti è un ospedale», ha affermato Glauco Martinetti, direttore generale dell’Eoc. «Abbiamo chiesto al governo di rivedere queste tariffe, visto che vanno in scadenza a breve». La richiesta, in sostanza, è di ridurre le differenze tra pubblico e privato.
Tra i grandi progetti futuri, la creazione di un Ospedale universitario. «Che vogliamo sia multisito», ha ricordato Sanvido. «Sarebbe una prima a livello svizzero». E per proiettarsi verso i prossimi anni è stato promosso anche un rifacimento del sito, che a partire da quest’estate permetterà ai pazienti d'interfacciarsi direttamente con i medici, prendere appuntamenti online e informarsi sulle varie malattie e la loro cura.
Qualche nube all’orizzonte è presente anche per quanto riguarda il personale. «Nei prossimi anni vivremo un grande pensionamento, quello dei baby boomer», ha ricordato Martinetti. «Saremo confrontati con un cambiamento di paradigma: avremo più posti liberi rispetto al numero dei candidati che vogliono occuparli». Un punto centrale - ribadito più volte durante l’incontro con i media all’Ospedale Italiano di Lugano - è quindi quello della formazione. «Come Ente nel 2022 abbiamo avuto 401 medici assistenti», ha ricordato Martinetti. «La sanità ticinese ha il dovere di programmare la crescita di energie fresche e nuove leve».
Capitolo investimenti: l’Eoc lo scorso anno ne ha portati a termine diversi, per una cifra complessiva di 56,9 milioni. Alcuni di questi rientrano nella progettualità strategica dell’Eoc che, come ha spiegato la caposervizio gestione progetti Iva Bolgiani, «vuole creare ospedali sempre più aperti, dove il percorso di cura è ben definito e c’è un forte legame con i medici presenti sul territorio. Il paziente deve essere di passaggio, con una permanenza minore nella struttura». Tra gli esempi concreti presentati: la nuova Ala Sud dell’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio. «Era un ampliamento necessario per una struttura che ha ormai 30 anni. Le esigenze della popolazione sono cambiate e l’Ala Sud, che ha un’occupazione quasi totale composta da gente della regione, ne è la dimostrazione», ha aggiunto Pierluigi Lurà, direttore dell’Ospedale regionale di Mendrisio.